DEL DESIDERIO
La storia del mantello magico, L. Frank
Baum, Aurélia Fronty
(trad. Marianna Cozzi)
Donzelli 2015
NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)
"'Che ne dite di tessere un
mantello magico?' propose Espa, una dolce fatina che non aveva ancora
parlato. 'Un mantello? Certo! Potremmo tesserlo facilmente' ribatté
la regina. 'Ma che tipo di poteri magici dovrebbe avere?' 'Chi lo
indosserà vedrà esaudito all'istante ogni desiderio' disse Espa in
tono allegro."
Le
fate, come in tutte le notti di luna piena, si erano riunite nella
radura di una foresta magica per danzare, ma la regina Lulea e le sue
ancelle sono annoiate dal ballo. La noia porta spesso buone idee e le
fate decidono di creare qualcosa di magico: un cappello? già fatto.
Un paio di stivali? già fatto anche quello. Trovato: tessere un
mantello magico che possa esaudire un unico desiderio, il primo, a
patto che la persona che lo indossa in quel momento non lo abbia
rubato. Ora resta solo da decidere a chi regalarlo. L'omino della
luna, interpellato dalle fate, così sentenzia: alla prima persona
infelice che incontrerete. I felici non hanno bisogno di nessun
mantello!
Un
infelice effettivamente c'è sul percorso della fata addetta alla
consegna ed è Margherita, detta Fiocco, una bimbetta appena orfana
che con il suo fratellino Timoteo, detto Lallo, è in cammino verso
il grigio destino che ha riservato per loro la zia Rivetta, lavandaia
a Notopia, capitale di Nolandia.
I tre
si stanno dirigendo verso la città, ma bambini e asini vanno
lentamente così, costretti a fermarsi nel fienile di una locanda,
vengono intercettati dalla fata che consegna solennemente a
Margherita, e solo a lei, il mantello magico.
Quale
può essere il principale desiderio di una bambina triste? Essere di
nuovo felice, ed è proprio quello che quasi inconsapevolmente, con
il mantello sulle spalle, Margherita si augura.
Il
gioco è fatto! Il sole torna a splendere per Margherita che smette
all'istante di essere malinconica. A volte la felicità può essere
contagiosa e anche Lallo pensa tra sé che forse non sarà poi così
male la sua nuova vita a Notopia... E ancora non sa cosa lo aspetta
quando, per quarantasettesimo, quella mattina varcherà la porta
orientale della città.
Io lo
so cosa sta per succedere a Lallo (e siamo solo a pag. 32), ma non lo
dico. Nel successivo centinaio abbondante di pagine accadono un
mucchio di cose, come è la norma nei racconti di Lyman Frank Baum.
Gli ingredienti sono quelli della fiaba, intesa come fiaba moderna,
lontana dalle crudezze della tradizione classica. Primo fra tutti, la
magia, una magia di partenza che funzioni da 'miccia' per la
narrazione successiva. E poi ancora l'avventura, intesa come percorso
di crescita, ovvero una serie di vicende e peripezie che il/i
protagonisti hanno di fronte a sé, in sintesi le molte prove che
devono superare. Ancora dalla fiaba derivano le tipologie dei
personaggi: eroi, nemici, donatori,
aiutanti, mandanti...
In una
galleria di personaggi strepitosi, primi fra tutti i Consiglieri del
re di Nolandia, narrati nei loro dialoghi come se anticipassero le
comiche degli anni Trenta, il ritmo è saltellante, allegro,
divertente. Divertente e ironica - e in questo la traduzione italiana
di Marianna Cozzi è perfettamente all'altezza soprattutto nei nomi
dei personaggi, da Manforte, Manbassa, Manovaldo, Manolesta e Giucco
fino ai Rudi-Rolli - è l'onomastica e la toponomastica del racconto.
A Italo Calvino sarebbero entrambe piaciute tanto, e, chissà, che forse non ne siano anche inconsapevole eco o dichiarato omaggio.
Considerato
dallo stesso Baum e dai critici dell'epoca la sua migliore prova
d'autore, La storia del mantello magico
(in originale Queen Zixi of Ix, Or the Story of the Magic
Cloak), è una gioia da leggere,
per la sua leggerezza e scorrevolezza nel narrare una fiaba sulla
potenza del sogno e il senso del desiderio, raccontato con uno
sguardo curioso, stupito e 'sconfinato', come è quello dei
ragazzini. Il desiderio che, se portato all'esasperazione, è laccio
che ci lega.
"Desideriamo quello che non
possiamo avere, e lo vogliamo non tanto per trarne beneficio, ma
perché rappresenta qualcosa di irraggiungibile..."
Parola
di Regina Zixi.
Ma è
anche una gioia averlo tra le mani, nella preziosa prima edizione
italiana curata da Donzelli per la sua collana Fiabe e storie. Dalla
carta spessa e porosa al tatto, alle tavole di Aurélia Fronty, ad
evidenza, l'illustratrice delle 'fate' per questa casa editrice
(spero vi sia passato tra le mani Filo di fata,
2009).
Desideratelo, come me.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento