OCCHI ROSSI
Ancora
animali in pericolo, ancora ragazzi o ragazze coraggiosi, ancora
avventure e ancora un'immagine del mondo non proprio edificante.
Ma se
In pericolo, da poco recensito, l'ambientazione è duramente
realistica, in L'ultimo branco selvaggio ci immergiamo
in una dimensione fantastica.
L'incipit
del romanzo di Piers Torday, giovane autore inglese, ha i toni
distopici del classico racconto del 'day after': qui, dopo una
epidemia mortale che ha contagiato tutti gli animali, tranne le
blatte, troviamo il protagonista rinchiuso in una sorta di prigione,
Spectrum Hall, in quanto ragazzino difficile e muto. Qui avviene il
primo colpo di scena: Kester scopre di poter parlare con uno
scarafaggio, che si definisce Generale. Seguendo i suoi consigli
riesce a evadere, grazie a uno stormo di piccioni, miracolosamente
sopravvissuti.
A
questo punto il racconto vira verso una ambientazione tipicamente
fantasy: il ragazzo raggiunge un bosco in cui si sono riuniti gli
animali che sono riusciti a sopravvivere, fra cui un maestoso cervo
che lo invita ad aiutarli a trovare una cura per la terribile
malattia degli occhi rossi. A questo scopo, Kester deve assumersi la
responsabilità di condurre il composito branco alla salvezza.
L'unica possibilità è raggiungere il padre, importante ricercatore
e veterinario. Per farlo, però, bisogna attraversare terre
sconosciute e fare i conti con ex contadini affamati e l'orribile
Skuldiss, l'onnipresente mercenario che insegue il branco per conto
della Facto, la misteriosa e onnipotente società che gestisce le
poche città rimaste.
Ritmo
incalzante, avventure che si susseguono nel corso del viaggio verso
la città in cui vive il padre di Kester, personaggi animali che via
via si aggiungono al corteo, tutto questo rende il romanzo godibile
anche da giovani lettori e lettrici ai primi approcci con il romanzo
vero e proprio. D'altra parte, la tematica del ragazzo o ragazza
predestinato all'impresa salvifica e dotato di poteri particolari è
una componente di sicuro successo delle saghe fantasy. La presenza di
una schiera così nutrita di animali molto umanizzati rende la storia
estremamente accattivante anche per quella parte di pubblico che
ricerca proprio storie in cui gli animali sostengano i ruoli
principali.
Tutto
questo, naturalmente, va in parte a scapito dell'originalità con cui
il romanzo si presenta nei suoi primi capitoli; non per questo,
d'altra parte, la narrazione è meno avvincente e credo che molti
lettori e lettrici, attratti anche dalla bella copertina,
accoglieranno volentieri i due volumi che completano al trilogia.
Sullo sfondo, ma molto sfumate, le tematiche ambientali, dalla
ricerca scientifica sfruttata solo per profitto, agli animali la cui
soggettività viene negata dallo sfruttamento da parte dell'uomo;
forse pensando a un'ipotetica umanità in grado di ripensare il
rapporto con la natura in termini nuovi.
Per chi
ama gli animali e le avventure mozzafiato, a partire dai dodici anni,
è una lettura di sicuro coinvolgente e appassionante.
Eleonora
“L'ultimo
branco selvaggio”, P. Torday, Salani 2015
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