DOMANDA STUPIDA IN LIBRO INTELLIGENTE
Dov'è lo zoo? William
Wondriska (trad. corrainiStudio)
Corraini 2015
ILLUSTRATI
"Un giorno il signor Topo fermò
il suo amico Serpente e domandò: 'Dov'è lo zoo, signor Serpente?'
'Non lo so,' disse il signor
Serpente 'chiediamolo al signor Coniglio'. 'Dov'è lo zoo, Signor
Coniglio?'
'Non lo so', disse il signor
Coniglio 'chiediamolo al signor Porcospino. 'Dov'è lo zoo signor
Porcospino?'
'Non lo so' disse..."
Anche il signor
Porcospino ne è all'oscuro. Altrettanto lo sono la tigre, l'orso, il
leone, il coccodrillo. Tutti gli animali, in una quasi interminabile
catena, pongono sempre la stessa domanda e ottengono sempre la stessa
risposta dal loro interlocutore. Fino al momento in cui tutti e
tredici si rivolgono al gufo che rispetto a loro è in una posizione
di privilegio: è sollevato da terra. Circostanza questa che forse lo
rende più lungimirante.
Il gufo, voce fuori
dal coro, avvisa gli animali su due fatti importanti. Il primo
concerne la loro stupidità conclamata; il secondo, che ha a che fare
in modo indissolubile con il primo, riguarda il loro essere essi
stessi lo zoo.
Nell'atto di
apprendere questi due fatti altri due fatti molto importanti si
verificano. Il primo: gli animali furono contenti! e il secondo, che
ha a che fare in modo indissolubile con il primo, sui loro musi
scesero tante belle sbarre rosse.
Questa storia, come
tutte le storie che meritino tale nome, ha una sua morale che recita
pressappoco così: è sempre meglio non fare domande stupide, perché
altrimenti vedi cosa ti può succedere...
E' di nuovo un
libro che arriva da lontano, nelle sue coordinate spazio-temporali.
Pubblicato nel 1961 negli Stati Uniti viene ripubblicato da Corraini,
editore italiano dei libri di Wondriska.
Se uno volesse
sapere qualcosa in più su questo straordinario artista designer
americano, a tutt'oggi faticherebbe perché la rete lo ignora. A
parte la solita pagina dal tono compilativo di Wikipedia, su di lui
si riescono a ricavare le tappe della formazione che rimbalzano da un
sito all'altro e poco più.
Eppure Wondriska è
davvero un colosso dell'illustrazione e lo anche in ragione del fatto
che appartiene a quella mitica età dell'oro che ancora oggi, a
distanza di 50 anni, illumina il nostro panorama editoriale. In
questo senso sono meritorie quelle case editrici che 'scommettono'
sulla ripubblicazione di testi che altrimenti rischierebbero di
estinguersi, come i panda. Penso a Corraini che tiene in vita
Munari, Wondriska e Bob Gill, solo per citarne tre, Orecchio acerbo
che coltiva nel suo catalogo nomi come Remy Charlip, James Flora e
Dorothy Kunhardt, Babalibri che eredita Iela Mari dal catalogo Emme
di Rosellina Archinto e ancora Topipittori che pubblica John Alcorn
o Adelphi che ci delizia con i libri di Edward Gorey.
Questa baldanzosa
squadra di autori, alcuni scomparsi, costituisce una galleria di
imperdibili. Wondriska è tra loro. Degli undici titoli di libri che
ha pubblicato per bambini, Corraini ne ha pubblicati sette. Evviva!
E sono tutti libri
fatti di poco segno che lasciano il segno.
Nota correttamente
Massimiliano Tappari nell'ultimo numero di Hamelin, dedicato allo
stato dell'arte del picture book, che Tutto da me è un libro
che salta agli occhi per quanto sia fatto di poco e nello stesso
tempo sia pietra angolare per capire quale dovrebbe essere il fine
ultimo che guida un autore nel momento della creazione. Quel libro
lungo e stretto fatto solo di due colori, pochi segni e qualche foto,
mette sotto gli occhi del lettore l'urgenza, ovvero la necessità
espressiva che lo ha generato e lo fa in modo diretto e immediato.
Con la consueta sintesi lessicale funambolica che lo distingue,
Tappari dei libri di Wondriska dà una definizione che sottoscrivo:
Più è contenuto il segno e più il segno ha contenuto.
Dov'è lo zoo? si
muove nella medesima direzione. Nulla di esornativo e di superfluo,
solo poco rosso e molto nero, distribuiti tra disegno e testo,una
sequenza ordinata e ripetuta di quest'ultimo, quasi un ritornello, un
ordine altrettanto preciso nella disposizione degli animali nella
pagina di sinistra che vanno accumulandosi fino ad arrivare a
riempire quasi del tutto lo specchio della pagina conclusiva con il
gufo sul ramo.
A seguire, il colpo di teatro finale, preannunciato in
verità già dalla copertina e nei risguardi, in cui il rosso entra
con prepotenza e il nero pieno si stempera nei toni acquarellati di
grigio.
Il
vero colpo di coda finale, tuttavia, arriva ancora dopo. Gli animali
sono spariti, forse hanno fatto propria la lezione del gufo o forse
hanno tristemente e semplicemente abbandonato la ribalta. Al loro
posto è comparsa la frase che segna la svolta, ovvero lo scarto che
un pensiero divergente genera sul lettore intelligente*.
Carla
Carla
*A
Barbara Ferraro ancora una volta il merito di appartenere a detta
categoria e di avermi fatto vedere meglio.
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