IL VALORE DI UN'ARMONICA
Decisamente
originale, il nuovo romanzo di Pam Muñoz Ryan, Echo: il filo
conduttore di un'armonica lega i destini fra un mondo fatato, e forse
immaginario, e il mondo terreno di tre ragazzi, tre straordinari
musicisti la cui vita, alla fine, dipende da un colpo di fortuna, una
svolta, un cambiamento che consente loro di ricominciare e realizzare
i propri sogni.
Il
primo a raccogliere l'eredità di un'armonica speciale è Friederich,
un ragazzino che vive nella triste Germania degli anni '30, all'inizio
dell'ascesa e del trionfo di Hitler. Cresciuto in una famiglia di
musicisti, ha il viso deturpato da una voglia, una grande macchia che
lo rende oggetto della pericolosa attenzione delle camicie brune,
attente a preservare la perfezione della razza. Se questo non
bastasse, il padre viene arrestato per aver difeso un ebreo.
Friederich e lo zio tentano di organizzare una fuga in Svizzera, ma è
un progetto pericoloso.
Qualche
anno più tardi, in America, a raccogliere la preziosa armonica è
Mike, il più grande di una coppia di orfani, ospiti di un orribile
orfanotrofio, in cui vengono scoperti, e poi adottati, da una ricca
signora dal passato infelice. La vita, e i sentimenti umani, sono
complicati e quella che sembrava essere una soluzione definitiva
viene messa in discussione. Per non separarsi di nuovo e non tornare
nel luogo orribile da cui provengono, i due fratelli tentano la fuga.
Passa
ancora qualche anno e a entrare in possesso dell'armonica è una
bambina di origini messicane, con un fratello militare; c'è stato
l'attacco di Pearl Harbor, l'America è in guerra e combatte anche il
nemico interno, i giapponesi che vivono sul suolo americano. La
famiglia di Ivy lavora nella tenuta di una famiglia giapponese,
internata in un campo di lavoro, nonostante uno dei figli sia un
valido soldato. E' a lui che Ivy consegna l'armonica, che, come
talismano, chiamerà al suo capezzale la presenza salvifica delle tre
sorelle origine di tutta la storia.
E' una
trama complessa, in cui il filo conduttore, più di qualsiasi
presenza fiabesca, che parli di streghe e di incantesimi, è la
musica e la sua universalità.
E' la
musica, rappresentata da questa armonica a bocca, che passa di mano
in mano, a unire ebrei e gentili, a permettere al giovane Friederich
di sognare di diventare un giorno un grande direttore d'orchestra. La
musica che muove le dita di Mike sulla tastiera di un pianoforte,
riportandolo alla sua infanzia felice. La musica che unisce
attraverso le diverse condizioni sociali e le appartenenze etniche
Ivy e Kenny, il giovane soldato di origini giapponesi, e che farà
ammettere lei, giovane ispanica, nella scuola per bianchi dove impara
a suonare il flauto.
Si
ritrovano tutti e tre, nel finale, in un grande concerto alla
Carnegie Hall, dove trovano corpo e realtà le loro speranze, la loro
bravura, e la musica sopra ogni altra cosa, sopra i destini avversi,
le vicende intricate della vita, i pregiudizi e le violenze.
I
ritratti di questi ragazzi, le loro vicende drammatiche sono, secondo
me, la parte migliore del libro, scritta con un grande senso del
ritmo, con una trama avvincente che è quasi una sceneggiatura e che
costringe il giovane lettore/lettrice a chiedersi se davvero il
protagonista ce la farà. Efficaci le descrizioni d'ambiente, la
collocazione storica e il grande amore per la musica. Meno
convincente la cornice fantastica, il bambino che perdendosi in un
bosco incontra le sorelle abbandonate e ne raccoglie il messaggio di
salvezza, rappresentato dall'armonica.
E' una
lettura impegnativa, per la struttura complessa, ma avvincente, della
narrazione, che richiede lettori e lettrici di una certa esperienza,
dai dodici anni in poi.
Eleonora
“Echo”,
P. Muñoz Ryan, Mondadori 2016
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