QUANDO UN ALBERO CADE...
Il tagliaboschi, Alain Cancilleri
Leone verde edizioni 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI (da 4 anni)
Inverno pieno. Neve ovunque. Un bosco
fitto di alberi. Tronchi alti e robusti che costruiscono una griglia
scura sul fondo chiaro. In cima al monte, una casupola. E' abitata
perché dal comignolo esce fumo e dalla finestra esce luce.
L'uomo che sta uscendo, ha in mente di
utilizzare l'ascia che è appoggiata sul muro.
Va a tagliare bosco, va a far legna. Al
suo arrivo, qualcosa di impercettibile si muove. L'uomo, a colpi di
ascia, di alberi ne taglia uno, due, tre, quattro. Al nono tronco che
sta abbattendo, si nota una certa presenza che prima non c'era: un
picchio sta battendo sullo stesso tronco, ma molto più in alto,
come sono soliti fare i picchi. E di nuovo, furtivo, c'è lo sguardo
di qualcuno che spia il tagliaboschi.
Stanco, dopo aver abbattuto tutti gli
alberi di quella porzione di bosco, l'uomo si siede a riposare su uno
dei tanti ceppi che ha intorno.
I tronchi a terra vanno disposti con
ordine ed è lavoro faticoso, ma alla fine in un gioco che
restituisce ai legni la loro forma geometrica, le cataste si formano.
Ed è così, nel vuoto che si è creato attorno, che si nota che un
albero, un solo esemplare, non è stato abbattuto. E tra i rami più
alti si nota, rannicchiata in precario equilibrio, la fauna di quel
bosco: orsi, volpi, scoiattoli, gufi, tassi, uccelli e leprotti. Cui
sono stati sottratti tane e rifugi, punti di avvistamento.
E da qui,
la svolta nella testa del tagliaboschi. Ripresa la strada di casa,
capisce di dover risarcire tutta quella schiera di animali e così
li invita a casa sua e con loro festeggia una nuova piantagione di
alberelli giovani.
Opera prima che contiene più di
qualcosa di interessante.
Passato con una certa disinvoltura dal
corso al concorso, Alain Cancilleri, mi sembra sappia il fatto suo.
Costruisce un piccolo albo quadrato, senza parole, ma che porta in sé
suoni e colori di un inverno in montagna. E lo fa, con cura e
sensibilità. Lavorando in punta di matita, ottiene effetti che
lasciano un segno.
Alcuni particolari mi hanno colpito.
Per prima, la resa della superficie
irregolare dei tronchi, che denuncia la sua scabrosità in quelle
spruzzate di bianco che si attaccano al tono bruno rossastro del
tronco. È un dettaglio eppure salta agli occhi. Altro piccolo
elemento è l'uso della luce. Essa esce, potente, dalla finestrella e
dalla porta. In particolare, in quest'ultimo caso la luce sembra
avere un suo volume che satura l'interno della casa.
Un uso sapiente di matita e colore,
laddove alla prima si affida tutto ciò che è animato, mentre alle
pennellate ricche di marrone e rosso si affida la resa del legno e
della pietra e al giallo quella di lampioni e luce.
Ancora, ed è la tavola che preferisco,
considero un piccolo gioiello il gioco di incastri perfetti di tutti
gli animali del bosco, che, come in un puzzle, incastrano i loro
profili l'uno nell'altro e a loro volta sono compressi tra i rami più
sottili che tengono la chioma dell'albero superstite.
E' il centro della storia, è il nodo
che dà senso a tutto ciò che lo ha preceduto e a tutto ciò che
segue ed è risolto con una ironia che non ci sia aspetta: fa
sorridere e nello stesso tempo svela la svolta nel pensiero del
protagonista.
In quell'incastro di animali si
intreccia lo stupore del lettore con quello del protagonista. Nel suo
collo incassato tra le spalle, quell'omino ha una sua mimica
efficace, costruita su piccoli gesti e lo stesso si può dire per la
sua signora moglie.
Mi pare che Alain Cancilleri abbia
belle cose da raccontare.
Carla
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