IL GRANDE SOGNO
Il primo ippopotamo sulla luna,
David Walliams, Tony Ross
(trad. Simone Barillari)
L'Ippocampo junior 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Così gli amici di Sheila si
misero al lavoro per costruirle un razzo. Tina l'elefantessa tornò
con il più grosso tronco che riuscì a trovare. Joyce il gorilla
portò la più lunga liana della foresta. E a Derek lo struzzo fu
affidato il compito di raccogliere una puzzolentissima montagnola di
sterco di rinoceronte. Dopo molti giorni e molte notti il razzo
spaziale costruito dagli animali fu finalmente pronto."
Tutto questo accadde perché
l'ippopotamo Sheila voleva a tutti costi realizzare il suo sogno che
era quello di essere il primo ippopotamo sulla luna. Dall'altra parte
del globo, però, c'è qualcun altro che ha il medesimo desiderio e
un bel po' di quattrini in più da investire nel progetto. Così
quando Sheila decollerà con il suo razzo fatto di materie prime
'naturali', da un altro angolo del mondo, e precisamente dal
nuovissimo centro Ippospaziale, è appena partito il razzo di
Herkues-Rockfeller-Einstein III.
Lo sterco di rinoceronte è un ottimo
propellente e spinge il razzo in orbita ma poi un meteorite pone fine
alla sua corsa, scaraventando Sheila, fortunatamente per lei,
proprio sulla testa Herkues-Rockfeller-Einstein III, appena allunato.
Anche se tecnicamente a Sheila non spetterebbe il primato del primo
ippopotamo sulla luna, a lei è comunque toccata tutta la gloria
dell'impresa. Come mai? Un piccolissimo dettaglio...
Di nuovo Walliams e Ross alle prese con
una storia se possibile ancora più assurda di quella dell'elefante in adozione al povero bambino Sam che si vede demolire la casa sotto
gli occhi da un elefante arrogante e maleducato (L'ippocampo 2014).
Il punto di partenza è un desiderio,
quasi un sogno, di poter arrivare sulla luna. Il non sense si ha
quando si scopre che i due sognatori in questione sono entrambi
ippopotami. Cresce di pathos quando vediamo la grande disparità di
mezzi tra i due. Tuttavia, necessariamente, il piatto della bilancia
della simpatia pende con forza verso Sheila e a Herkues-Rockfeller-Einstein III non resta che sublimare il suo
insuccesso in ambito sociale attraverso una efficienza e una
disponibilità di mezzi davvero inarrivabile per il gruppo di amici
delle giungla.
Eppure, se da un lato la grande
organizzazione messa su da Herkues-Rockfeller-Einstein III pare
vincente, dall'altro la totale incompetenza che sfiora la
dabbenaggine di Sheila & co. si rivela ben più efficace.
Una
squadra di amici lavora meglio di una squadra di yes men prezzolati.
Il resto, come sempre nella vita, lo fa
il caso, la 'buona' sorte e un pizzico di destrezza nei modi.
Visti i due contendenti, è evidente la
metafora che, anche se non si dichiara a parole, è evidente e salta
agli occhi del lettore: nella vita tanto più si è capaci di credere
in un sogno, tanto più ci si avvicina al traguardo. Tanto più si fa
squadra, tanto più la vittoria si avvicina.
Sheila non ha strumenti: è seduta e
sogna di notte sotto la palma, mentre Herkues-Rockfeller-Einstein
III sfoggia già la sua tuta da astronauta in piedi in una postura da
Ventennio.
Sheila è piena di amici volenterosi
che al suo fianco rendono possibile il suo sogno.
Herkues-Rockfeller-Einstein III con il denaro pensa di avere già in
tasca il successo.
Da che parte stare, Tony Ross e David
Walliams, lo stanno dimostrando in tutti modi.
Addirittura il destino decide di
pendere da una parte, facendo transitare un meteorite al momento
opportuno su una traiettoria perfetta. Il resto lo fa la bontà di
sentimenti di Sheila alla quale poco importerebbe ottenere un pari
merito con Herkues-Rockfeller-Einstein III. Ma a chi per tutto il
libro ha impartito ordini ai suoi sottoposti è impossibile declinare
il verbo condividere. Quindi non se ne parla neanche di spartire la
gloria, il primato.
Esilarante nei disegni, costruiti con
la solita confusione creativa di Ross che dissemina lungo la storia
principale, mille altre piccole gag. Ma divertente anche la lettura
ad alta voce del testo, in questo continuo gioco sul suffisso ippo
che in modo ossessivo si attacca dovunque.
Carla
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