DIPLOMATO IN TUTTO E ALTRE COSE
IL PINGUINO SENZA FRAC, Silvio D'Arzo, Sonia Maria Luce Possentini
Corsiero Editore 2015
NARRATIVA
ILLUSTRATA PER MEDI (dagli 8 anni in su)
"Quando un uovo
va in cocci, si sa, succedono sempre pasticci. E anche questo è più
chiaro del sole. Bene. Quando alla fine quell'uovo andò in pezzi -
ed era proprio un ovone così - quello che avvenne fu invece una
festa."
Da quell'uovo mette
fuori la testa un pinguino che subito Mamma e Babbo stimano essere il
più bello, il più bravo e il più intonato.
Come ogni genitore fa
con la propria prole, anche i due pinguini fanno a gara a chi ne
riconosce i pregi migliori. Pensando di averlo già viziato un bel
po', i due solerti genitori si accorgono di non avergli ancora dato
un nome: un nome che rispecchi le sue umili origini, un nome che non
sia altisonante, un nome che non sia nemmeno un vero nome. Limpo, lo
chiameranno.
Ora il piccolo Limpo è
davanti al secondo passo importante della sua giovane vita: andare a
scuola. Ed è a scuola che il poverino scopre un'amara verità,
ovvero che lui è diverso dagli altri perché è l'unico a non avere
il frac d'ordinanza. Ma lui quel frac non può averlo perché i suoi
genitori non dispongono dei mezzi per comprarglielo. Per questo
decide di partire in cerca di miglior fortuna e lavorare quel tanto
che gli permetta di metter qualcosa da parte per comprarsi un frac
tutto suo e poter tornare a scuola senza che tutti lo additino e lo
prendano in giro.
Così comincia la
grande avventura di Limpo che, sempre molto educato e rispettoso
degli altri, fa la conoscenza della solitudine, della cattiveria del
mondo e capisce che i suoi tre migliori amici sono la sua bocca, le
sue orecchie e i suoi occhi. Limpo, va detto, lavora sodo e riesce a
mettere qualcosa da parte ma capisce anche che, lontano dai banchi di
scuola, i suoi progressi nell'apprendimento vanno troppo a rilento.
Così, con molto acume, decide di fare tante domande in giro, tutte
quelle possibili, in modo da collezionare altrettante risposte che
diventano la sua conoscenza del mondo.
In tal modo, apprende
che gabbiano, foca e tricheco possono impazzire anche per il dolore e
che i loro piccoli piangono, tutti e tutti allo stesso modo. Solo
dell'orso polare e dell'uomo Limpo non sa nulla. Finché un giorno
anche di questi due riesce a capire molto.
Ormai Limpo sa più
cose di un maestro e pensa che sia arrivato finalmente il momento di
tornarsene a casa.
Ma la strada del
ritorno è ancora lunga...
Scritto nel 1949, in
pieno dopoguerra, questo racconto 'di formazione' che Silvio D'Arzo
ha dedicato ai bambini è un piccolo gioiello dimenticato. Per
trent'anni ha giaciuto nei cassetti Einaudi, poi nel 1983 è stato
pubblicato. Poi di nuovo dimenticato per un altro lungo periodo,
finalmente nel 2015 trova una edizione che gli rende
merito. Un lunghissimo leporello in cui, sotto il testo di Silvio
D'Arzo si snoda, con il tono del reportage fotografico, una sequenza
di immagini mozzafiato di Sonia Maria Luce Possentini. 'Regina'
incontrastata del bianco, del nero e del grigio, la Possentini è
perfettamente 'a casa' tra i ghiacci della banchisa. L'unica
drammatica concessione che fa al colore è nella macchia rossa che
segna la fine dell'orso polare.
Mare in tempesta,
iceberg che affiorano, orsi polari, trichechi, foche e pinguini,
moltissimi pinguini che si ripetono nella fascia illustrata ma anche
nelle 'miniature' modernissime che ruotano intorno ai capilettera
all'apertura di ogni capitolo.
Per evidente bellezza
delle immagini, per piacevolezza di racconto, per universalità dei
temi questo libro dovrebbe circolare parecchio tra le mani dei bambini e dei grandi.
Carla
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