IL MARE IN UN BICCHIERE
Una cosa difficile,
Silvia Vecchini, Sualzo
Baopublishing 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)
Una sola parola al centro della storia.
Il resto sono immagini: una piccola ruota attraversa la pagine e
rotola sul pendio erboso. Sul pianoro si ferma ed è lì che la trova
un cagnetto in maglietta e pantaloncini corti. Si ferma e, raccolta
la rotella, gira lo sguardo verso destra da dove soffia un bel vento
che fa turbinare le foglie, e da lì riprende il suo cammino a
ritroso. In salita. Il vento aumenta così pure la difficoltà della
salita. All'erba si sostituiscono i sassi, poi le rocce che il
cagnetto scala a fatica. Intanto il vento ha portato pioggia e poi
anche neve. In mezzo a una tormenta, lui continua ad andare sempre
più su lungo una parete quasi verticale. In cima c'è qualcuno.
Girato di schiena, un giovane pollo piange davanti al suo carriolino fuori uso perché senza una ruota...
Se si mette in relazione diretta il
titolo con l'unica parola che taglia a metà il libro , SCUSA....si
ottiene il senso ultimo dell'intero racconto: chiedere scusa è cosa
difficile.
Il cagnetto che, evidentemente in un
gioco finito male, ha rotto il giocattolo dell'amico cerca di porre
rimedio al suo sbaglio, correndo dietro alla rotella rotolante verso
valle. Il ritorno, tutto in salita e controvento, sembra essere
metafora della faticosa elaborazione di un pensiero e di una azione
'difficile', ovvero ammettere il proprio errore e chiedere scusa. E
dall'altro, altrettanto difficile, è il gesto del perdono.
Senza parole, o meglio con una sola
parola, solo il bianco della carta e l'azzurro e il nero, questo
libro conferma il fatto che Silvia Vecchini abbia una grande capacità
di raccontare grandi cose con piccoli testi. Come diceva Calvino, la
poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere. Silvia
Vecchini spesso riesce a fare entrare temi che hanno la vastità del
mare, dentro testi che si bevono in due sorsi, come il contenuto di
un bicchiere, appunto.
La brevità è, a mio parere, il
registro a lei più congeniale ed è sua anche la capacità di
toccare con leggerezza temi universali, penso alla poesia La mia invenzione, poi diventata albo illustrato da Maria Gíron
(Edizioni Corsare 2015) che parla del silenzio, o ancora Poesie
della notte, del giorno, di ogni cosa intorno (Topipittori 2014).
Con le immagini di Sualzo, con il quale
condivide ben più che una collaborazione editoriale, trova la stessa
profonda armonia dimostrata nel loro primo libro a due mani: Fiato
sospeso, graphic novel edita da Tunuè nel 2011.
Come in una poesia, Sualzo nelle
immagini riesce a riassumere e a rendere universali i misurati gesti
dei due personaggi e, nella sintesi di un paesaggio fatto di erba,
nuvole e poco altro, come pure nella scelta di usare solo due colori,
riesce a raccontare il forte contesto emotivo di questa storia.
Nel gioco di linee oblique che segnano
l'andamento delle varie pagine mi pare si possa cogliere una precisa
volontà di 'metaforizzare', ovvero di raccontare per sole immagini,
un percorso umano in cui molti si potranno riconoscere. Penso al
difficile tragitto verso la consapevolezza di aver sbagliato, quindi
in qualche modo alla capacità di rinunciare a una parte di sé
(quella che vuole avere ragione), in favore di un altro, al quale si
riconosce invece la ragione dei fatti. Tutta questa strada, non
detta, si legge nel percorso tortuoso che fa il cagnetto per poi
arrivare a un culmine, rappresentato dal picco della montagna, freddo
gelato dalla neve e dalla solitudine, su cui, rigorosamente di
spalle, il pollo patisce il suo dolore.
Diversa è la pendenza che si ha davanti se si è capaci di dimenticare il torto subito. Dopo aver chiesto scusa, dopo
aver perdonato, dopo aver fatto pace, dopo aver riaggiustato il
giocattolo rotto, per quei due è solo discesa.
Un ripido percorso verso la
riconquistata amicizia.
L'ultima tavola, ancora più silenziosa
delle altre perché assenti i due personaggi, contiene la salita e la
discesa e l'aria mossa dal loro passaggio. È lo spazio adatto per
cominciare a ragionare.
Carla
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