"MI PIACE SENTIRTELO RACCONTARE"
Chiedimi cosa mi
piace, Bernard Waber, Suzy Lee (trad. Davide Musso)
Terre di Mezzo 2016
ILLUSTRATI
"Chiedimi cosa
mi piace.
Cosa
ti piace?
Mi piacciono i cani.
Mi piacciono i
gatti.
Mi piacciono le
tartarughe.
Mi piacciono le
anatre.
Le
anatre in cielo? O le anatre in acqua?
Mi piacciono le
anatre in cielo.
No, nell'acqua. Mi
piacciono tutte e due."
Padre e figlia si sono
preparati, già nel colophon del libro, ad uscire per una passeggiata
all'aria aperta. Giacca rossa lei, berretto e snickers color cielo,
lui. Pochi colori, per ora.
Nel frontespizio già
si capiscono, attraverso i gesti di entrambi, molte cose del ritmo
che la storia sta prendendo. La bambina salta i gradini con slancio,
il padre è seduto ad allacciarsi con cura le scarpe.
La gamma dei colori
usati, intanto, si amplia ulteriormente.
Quindi la storia ha
ufficialmente inizio. A sancirlo lo scambio di battute serrato tra i
due, che dialoga in modo strettissimo con il disegno: un parco
cittadino in autunno con i prati gialli e le chiome degli alberi,
esplosioni di rosso.
La gamma dei colori si
è espansa del tutto. È la bambina a condurre il gioco: innanzi tutto quello verbale, ma anche quello di movimento. E' sempre lei a essere davanti e a guidare la passeggiata, a indicare con le braccia le direzioni da prendere. Il padre si limita a seguirla e ad assecondarla, ma anche a far convergere il suo sguardo con quello di lei.
In questo senso si
resta basiti per l'assoluta corrispondenza che c'è tra i dialoghi e
le posture che Suzy Lee conferisce ai due personaggi.
Un'intesa così
profonda tra un autore e la sua illustratrice raramente capita di
riscontrarla. A tal punto sono in sintonia che si fa fatica a
distinguere, pur sapendo la genesi del libro, cosa sia nato prima. E
soprattutto è piuttosto complicato trovare priorità di argomenti
per provare a raccontare la bellezza di questo libro.
Proviamo ad andare per
argomenti.
La storia. E'
esilissima e si può riassumere in due parole: una riposante
passeggiata di padre e figlia che dialogano sulle cose che vedono,
sulle cose che amano. Dopo la passeggiata che sembra durare l'intera
giornata, i due tornano a casa e si preparano per la notte,
continuando a giocare tra domande e risposte.
Il
tono. In questo albo salta immediatamente all'orecchio il tono intimo
e familiare, di intesa profonda, di due voci che dialogano a voce
alta, senza concedersi pause, o quasi. Una nera e una blu. A seconda
dei momenti variano velocità e potenza; parte alto, allegro, vivace
e si conclude con parole sussurrate con pacatezza. Il tono è quello
di una bambina che prende il comando di un gioco con il proprio padre
che partecipa in modo attivo pur tenendosi volutamente un passo
dietro di lei.
Il ritmo. Salta subito
agli occhi l'esuberanza della bambina nel raccontare le proprie
preferenze, in fatto di colori o di animali: bestioline luminose,
farfalle e altre creature che l'ambiente circostante le suggerisce.
Ma si spinge anche verso la sfera della loro vita comune, passata e
futura, con un compleanno in arrivo. Il padre, dal canto suo, la
asseconda nelle sue richieste, nei suoi salti logici da un pensiero
all'altro, pur mantenendo il suo ruolo di adulto 'timoniere'. Non si
sottrae mai alle richieste della piccola, mai la contraddice, anzi le
fornisce ogni volta conferme rassicuranti e affettuose.
Quanto detto ora dà
modo di concentrarsi sul senso e contenuti di un libro del genere.
Il
senso. Che Waber abbia sempre dimostrato una rara sensibilità nel
raccontare l'infanzia è evidente se si considera il grande successo
che tutti suoi libri hanno avuto per diverse generazioni. In Ask me,
pubblicato postumo, si confermano alcuni caratteri del suo modo di
scrivere, primo fra tutti il grande rispetto che ha sempre nutrito
nei confronti dell'infanzia. E dal rispetto nasce questo talento nel
saper cogliere alcuni aspetti peculiari del modo di pensare dei
bambini e delle bambine. Freschezza, libertà di pensiero, ingenuità,
caparbietà, un po' di scaltrezza, sono tutte cifre che cogliamo nel
fraseggio di quella ragazzina spensierata. Chi ha la fortuna di
essere stato interlocutore attento con i più piccoli riconoscerà
tutto ciò. Accanto a un ritratto di infanzia che non cede a
sdolcinatezze o banalizzazioni, ma anzi ne valorizza lo spessore, c'è
un attento quanto sensibile racconto di una bella relazione
padre-figlia.
Il gioco/richiesta è dettato da una grande intesa fra
quei due, intesa costruita, evidentemente, sulla reciprocità
dell'affetto e della condivisione che li unisce indissolubilmente.
I
disegni. Suzy Lee alle matite. Molti aspetti della sua poetica sono
riconoscibili. Provo a elencarne alcuni.
La
bambina protagonista. È la 'sua' bambina, in tutto e per tutto:
quella dell'Onda, di Mirror e dell'Ombra, quella con i vestiti che
guizzano nell'aria e che sfida il mare, entra dentro a uno specchio
ed è anche un po' lupo...
L'idea
dell'infanzia che ha Suzy Lee collima alla perfezione con quella di
Waber.
Il
far finta che c'è nel testo - chiedimi cosa mi piace - è speculare
al far finta delle immagini. Al testo 'mi piacciono le storie sugli
orsi...' guardate cosa replica il disegno, oppure laddove fiera dice:
'Mi piace il colore rosso, mi piace tutto rosso' notate cosa avviene
con quel colore?
E,
a proposito di colore, la sua passione per privilegiare un uso
limitato dei colori, in questo caso la dominante dei rossi e dei
gialli, ha anche lo scopo di focalizzare l'attenzione di chi sfoglia.
Il
formato classico non le impedisce di muoversi con la consueta
padronanza dell'oggetto libro (già dal colophon comincia a
comunicarci cose) in panoramiche orizzontali laddove il bosco
intorno al lago è protagonista, e in vere e proprie zoomate sui visi
quando l'osservazione è puntuale e convergente sulle minuscole
'bestioline'. Visioni dall'alto, visioni dal basso.
Sua
è anche la capacità di far percepire a chi legge che nel libro
'qualcosa' sta cambiando. Mi riferisco alla pagina che precede la
pagina senza testo e a quest'ultima. Segnano, senza dichiararlo
apertamente, una cesura, un cambio di ritmo, una inversione di
percorso e nello stesso tempo il climax. La pagina con le chiome
degli alberi 'in soggettiva' è ovviamente l'unica in cui i due sono
assenti e non a caso precede la doppia pagina senza testo, che li
vede entrambi sdraiati a godersi i colori di quegli alberi in autunno
e a prendere fiato. E, avendo rallentato il respiro, si stanno
godendo anche l'un l'altra: non è forse questa la pagina che di più
racchiude il senso dell'intera storia?
Mi
sarebbe davvero piaciuto non essere così tassonomica nello scrivere
di questo libro, ma ho temuto di perdere fili importanti e di creare
confusione in chi ha avuto la pazienza e la tenacia di avermi seguito
fin qui...
Se
qualcuno avesse ancora fiato per chiedermi cosa mi piace, risponderei
perentoria: 'questo libro mi piace!'
Carla
Noterella
al margine. Belle le somiglianze di atmosfera con un altro capolavoro, Sidewalk Flowers (Groundwood 2015). Bello il ritmo sapientemente conservato nella traduzione,
tuttavia, pur sapendo di non essere la prima a scriverlo (propendo
almeno per un ex equo nell'averlo pensato con Maria Polita) il
titolo italiano, rispetto all'originale, mi pare eccessivamente
prudente nel voler dichiarare tutto e subito.
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