DISEGNARE COME UN BAMBINO
Ti sfido a non sbadigliare,
Hélène Boudreau, Serge Bloch
(trad. Maria Pia Secciani)
Edizioni Clichy 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Te ne stai tranquillo per i
fatti tuoi, pensando alle tue cose, costruendo con i cubi la torre
più alta della storia dell'universo oppure travestendo il gatto,
quando all'improvviso...Ti ritrovi a stiracchiare le braccia,
strizzare gli occhi, spalancare la bocca, arricciare la lingua e...
mmm... rrr...yawwrr... ecco che viene fuori uno sbadiglio."
E se per caso
questo sbadiglio avviene dopo cena il passo è brevissimo per
arrivare al letto, con il pigiama. Dopo il pigiama la sequenza è
sempre quella: storia, ninna nanna e coperte rimboccate. E il gioco è
fatto. Quindi il consiglio qual è? Mai sbadigliare (e se proprio lo
devi fare, almeno fallo di nascosto) dopo il tramonto. Siccome lo
sbadiglio è contagioso devi avere delle accortezze: mai guardare chi
sbadiglia, tenersi lontano da ogni tenero peluche, evitare le storie
di animaletti che si stiracchiano, evitare le pecore e i cuccioli di
orango rosso... ma nonostante questo non sempre ce la fai perché gli
sbadigli sono furbi. Furbi quasi quanto una mamma a fine giornata.
In una vita media
si sbadiglia circa 250 mila volte e le ragioni per cui lo si fa sono
di solito legate alla ricerca di maggior ossigeno per il corpo. Si
sbadiglia per stress, per sonno, per fame, ma soprattutto si
sbadiglia se si vede qualcun altro farlo. E non c'è modo di
evitarlo, come dimostra questo libro, fin dalla sua copertina, dove
un faccione di bambino si contrae in uno sguardo atterrito all'idea
di essere sul punto di spalancare le fauci in uno sbadiglio e per questo motivo di essere spedito a letto immantinente.
Che cosa fa di
Serge Bloch un autore/illustratore di culto in Francia e nel mondo?
Svariate cose, alcune delle quali in questo libro mancano; e penso
alla sua grande capacità di costruire splendide interpolazioni tra
la fotografia e il disegno, tra gli oggetti e il segno nero di una
matita.
Ma altre,
fortunatamente, sono presenti e costituiscono la marcia in più che
di norma sfoggiano i libri da lui illustrati.
'Ho impiegato una
vita a imparare a disegnare come un bambino' disse una volta Picasso:
il segno di Serge Bloch.
Un segno impreciso,
rapido e riassuntivo, che lui stesso definisce 'naturale' e, in quanto tale,
infantile, ha la capacità di catalizzare l'attenzione intorno a un
motivo che poi si rivela fondamentale nel corso del racconto. In
questo caso specifico penso allo sbadiglio, ovviamente, che appare in
diverse declinazioni - gatto, cane, bambino o gorilla - ma penso
ancora di più allo sguardo.
Si tratta di una carrellata espressiva
che passa dallo stupore, alla rilassatezza, dall'incertezza, alla
rabbia, dalla rassegnazione culmina nella pagina centrale del libro,
che tutta nera accoglie solo due ovali bianchi lievemente irregolari
con all'interno due scarabocchi neri come pupille. L'espressione di
questi due occhi è determinata da due impercettibili colpi di bianco
che segnano le sopracciglia, e che creano magicamente l'espressione
generale.
Ecco questo è Serge Bloch.
I hope I’m not
too serious; life is too short for that. Questo dice di sé Serge
Bloch in una intervista a Picturebook Makers.
Il secondo
Leitmotiv è proprio questo: non prendersi mai troppo sul serio ma
giocare con tutto grazie a quella ironia che talvolta ha saputo
diventare anche visionaria. E mi riferisco per esempio alle
animazioni che si trovano collezionate nel suo sito.
In questo grande
albo detta ironia la si verifica qui e là per esempio nella pagina
dello stiracchiamento del gatto e del bambino, simmetrici e speculari
rispetto alla cucitura centrale, oppure la si legge nella serena
determinazione di quella mamma in jeans e tacchi alti. E' talmente
sicura di sé che si può permettere di non aprire mai gli occhi,
pagina dopo pagina.
Le mamme lo sanno
fare.
Carla
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