QUANDO SI FA SERA...
Le luci alle finestre, Alessio Di
Simone, Alessandro Di Sorbo
Verbavolant, 2016
ILLUSTRATI
"Si è fatta sera.
E' sceso il buio tra le strade e le
case.
Dalle finestre si vede una signora
camminare portando un vassoio.
Nell'altra stanza un uomo è seduto
su una poltrona.
Quell'uomo è mio nonno."
Quando si fa sera
tutto diventa nero.
Rimangono, sulle
pareti scure delle case, finestre gialle di forme diverse. Le luci
all'interno delle case le trasformano in piccoli quadri incorniciati
dal buio.
Luce che si alterna
all'ombra.
Nella prima
finestra il nonno seduto, il nonno che si appresta a raccontare.
Nelle finestre che
si avvicendano, girando le pagine, o per meglio dire, aprendo il
grande poster che dà vita al libro, si illumina la storia come fosse
un film.
Si vedono i
cannibali che stavano per mangiare il nonno, se lui non fosse fuggito
mentre loro tagliavano le verdure di condimento...A seguire una
finestra giapponese, un sottile diaframma che si apre sul nonno
quando tentava di vendere cinture ai piedi del monte Fuji, cinture
che spacciava per italiane, pur avendole comprate in Islanda.
A lui
le aveva vendute Björn che però dall'Arabia le aveva importate. Ed
è proprio all'Arabia che si riferiscono le finestre a ogiva
dell'ultima piega del libro. Sullo sfondo un cammello vero, non come
quello fasullo che suo nonno vendette agli arabi. Ultima piega prima
del grande poster, che al buio si illumina in un suggestivo cielo
stellato.
Davanti agli occhi
di quel bambino in canottiera.
Poche righe che
danno vita a un intreccio che attraversa mezzo mondo. Dalla Calabria,
terra di partenza di quel nonno che, all'età di quindici anni, con
il suo carretto tutto colorato e il somaro che spaccia per cammello
portatile arriva in Arabia. E dall'Arabia all'Islanda con un
piroscafo grande come il Rex. E dalla terra dei geyser dove compra
cinte da vendere ai Mongoli, il nonno si dirige verso il Giappone:
forse cerca di venderle anche agli africani che non ci cascano e
decidono di cucinarlo a loro modo.
In un gioco di
incastri e di rimandi la storia si dipana e diventa visibile
attraverso uno sguardo quasi voyeuristico che curiosa tra le finestre
che, illuminate, pagina dopo pagina, apertura dopo apertura, trovano
la loro conclusione nell'ultima grande cornice con le veneziane
alzate che permette di vedere la silhouette nera di un bambino che
nel cielo vede, nelle costellazioni, mongolfiere, 2CV e monocicli di
altre epoche.
Originale nel
formato e felicissimo nella scansione dei tempi narrativi di Alessio
Di Simone che segnano ogni dispiegamento del grande foglio 70x100, il
nuovo libro poster di Verbavolant, ancora una volta illustrato da
Alessandro Di Sorbo è una conferma della capacità di questa coppia
di giovani autori molto affiatati di immaginare e progettare uno
sviluppo insolito per una storia illustrata che, al consueto giro di
pagina che magicamente resta, aggiunge quello dell'apertura di un
unico grande foglio che è il poster (in questo caso addirittura
fosforescente) da un lato e una curiosa sequenza della storia
dall'altro lato con immagini in gran disordine, un po' dritte e un
po' rovesciate.
Va confessato: di
Alessandro Di Sorbo mi piacciono diverse espressioni: quella timida
che ha sulla faccia piena di barba, che si 'accende' quando ci si
incontra (con una regolarità metronomica, ogni dicembre a PLPL);
quella pungente delle sue copertine per Biancaevolta; quella pigra,
talmente pigra che neanche si vede perché è girata sullo schienale
del divano del suo blog; e quella illustrativa con la quale, in
coppia con Alessio Di Simone, crea libri mai consueti.
E ciascuna di
queste espressioni mi conferma il fatto che questo ingegnere
informatico ci sappia fare.
Carla
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