mercoledì 11 ottobre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I LIBRI NECESSARI

Luigi. Il giorno in cui ho regalato una pianta a uno sconosciuto,
Catharina Valckx, Nicholas Hubesch (trad. Tanguy Babled)
Babalibri 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Un bel mattino, insomma non proprio bello, anzi un mattino proprio brutto, stavo passeggiando con il mio amico Miki, il vecchio pony. A un certo punto, sotto un lampione ho trovato una pianta. Qualcuno l'aveva buttata. Qualcuno che non l'amava più, penso.
Allora ho avuto una bella idea."

La bella idea consiste nel regalarla a uno sconosciuto, così, solo per fargli piacere.


Sull'autobus preso al volo, i due amici individuano il destinatario del regalo: un castoro? una nutria? Di certo una creatura che di un regalo, di un gesto gentile, ha estremo bisogno. Per sdebitarsi, lo sconosciuto Kovopatuciok che di piante se ne intende e che forse di mestiere è mago, fa comparire sull'autobus una lucertolina dagli occhi brillanti, Ming, che per tutto il giorno esaudirà i desideri di Luigi e Miki.
I regali di Kovopatuciok però non sono finiti: portato in mano sotto un fazzolettino da naso, una vecchina porta un laghetto portatile che Ming rende navigabile.


Sebbene il finale di questa storia sia di nuovo sotto un acquazzone, tuttavia essa dimostra due fatti importanti: che a essere gentili ci si guadagna sempre e che chi è gentile, lo è per sempre.
Infatti Luigi non smette di regalare piante agli sconosciuti: ora è la volta di dare una begonia a un coniglio che, incurante, la divora in un amen.
Il traffico di piante non sembra concludersi perché sulla strada di Luigi si ritrovano ancora una volta Kovopatuciok, Ming e l'alocasia. Anche il coniglio e la begonia si riaffacciano nei suoi sogni e in ultimo fanno la loro apparizione un ladro di piante e l'uccellino Titi, quello che parla strano, cui certamente un'alocasia gigante farà piacere...

Ci sono libri necessari: l'ho già detto in occasione della prima uscita pubblica del gatto Luigi, due anni fa. E adesso che esce il secondo libro c'è da chiedersi: come abbiamo fatto a vivere senza per così tanto tempo?
Tutto quello che avevo pensato due anni fa, leggendo il primo libro di Catharina Valckx come autrice di testi e Nicholas Hubesch come suo illustratore d'elezione, lo riconfermo qui: non manca nulla.C'è una grande libertà di pensiero nel raccontare storie; c'è il garbo e la gentilezza che permea ogni gesto e, più in generale, il tono narrativo, c'è il gusto per il racconto dell'assurdo che si palesa come un guizzo in un contesto a dir poco quotidiano. E, a proposito di tono, c'è di nuovo quel preciso registro narrativo, ottenuto in una trascrizione felice ed equilibrata di un parlato che diventa testo. C'è la città ancora una volta protagonista non dichiarata, come sempre magnificamente raccontata da Hubesch, c'è tanto verde sotto forma di rigogliose piante. 


C'è nuovamente quel modus vivendi raro, che tanto mi aveva colpito la prima volta, fatto di piccole cortesie, attenzioni e premure verso l'altro. C'è tutto questo e c'è anche una sorta di precisione programmatica nel chiamare le cose con il proprio nome: dall'alocasia alla nutria, passando per il toporagno di una certa età.


Sono reduce da un seminario su l'opera di Claude Ponti, dove il nome della Valckx è stato fatto in più occasioni e dove i suoi libri galleggiavano su pulcini e zefirotti.
La Valckx non ha la stessa volontà di creare mondi immaginari come fa Ponti, ma ha al suo attivo uno stile altrettanto felice e altrettanto caratterizzato.
Nella serie di Luigi, di fatto, il mondo che contiene le sue storie è lì, sotto gli occhi di tutti, nella sua quotidianità: una cittadina abitata da animali che fanno una vita molto simile alla nostra; è un mondo consueto che si riconosce negli autobus, nei palazzi, nei negozi, nelle routine quotidiane.


E in questo bagno di normalità, mi pare di cogliere un legame con certa tradizione francese (Boujon) con cui la Valckx condivide il gusto per una comicità sottile, per un raffinato ricorso all'assurdo e per un garbo diffuso.
Peraltro lei stessa sembra aver fatto scuola con le generazioni a venire, da Vaugelade a Escoffier, per esempio, che da lei ereditano il tono garbato che dal non sense, senza parere, loro fanno sconfinare nella affilata ironia.
Mai e poi mai, in tutti i suoi libri (anche in quelli in cui è lei stessa a tenere le matite in mano) si potrà trovare un tono eccessivo, sopra le righe. 


Sottovoce, con la sua dichiarata timidezza che sconfina nella grazia, la Valckx è in grado di raccontare (per pagine e pagine) anche cose deflagranti. Nelle sue costruzioni narrative si ritrova, guardando controluce, la migliore tradizione nordeuropea - dai Mumin di Tove Jansson a la piccola Tigre e il piccolo Orso di Janosch e i tanto amati Rana e Rospo di Lobel. Insomma quella letteratura per l'infanzia che non aveva paura di raccontare storie lunghe e articolate, che non aveva temi politicamente corretti da dimostrare, che aveva come obiettivo quello di portare ai propri lettori il godimento di un racconto ben scritto, coerente, magari anche teneramente comico, sempre abitato da piccoli o grandi animali molto affini per indole alle bestioline che noi ci ostiniamo a chiamare bambini.

Carla

Noterella al margine: che bellezza il nastro segnalibro, che bellezza!

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