I LIBRI NECESSARI
Luigi. Il giorno in
cui ho regalato una pianta a uno sconosciuto,
Catharina Valckx,
Nicholas Hubesch (trad. Tanguy Babled)
Babalibri 2017
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 5 anni)
"Un bel
mattino, insomma non proprio bello, anzi un mattino proprio brutto,
stavo passeggiando con il mio amico Miki, il vecchio pony. A un certo
punto, sotto un lampione ho trovato una pianta. Qualcuno l'aveva
buttata. Qualcuno che non l'amava più, penso.
Allora ho avuto una
bella idea."
La
bella idea consiste nel regalarla a uno sconosciuto, così,
solo per fargli
piacere.
Sull'autobus
preso al volo, i due amici individuano il destinatario del regalo: un
castoro? una nutria? Di certo una creatura che di un regalo, di un
gesto gentile, ha estremo bisogno. Per sdebitarsi, lo sconosciuto
Kovopatuciok che di piante se ne intende e che forse di mestiere è
mago, fa comparire sull'autobus una lucertolina dagli occhi
brillanti, Ming, che per tutto il giorno esaudirà i desideri di
Luigi e Miki.
I
regali di Kovopatuciok però non sono finiti: portato in mano sotto
un fazzolettino da naso, una vecchina porta un laghetto portatile che
Ming rende navigabile.
Sebbene
il finale di questa storia sia di nuovo sotto un acquazzone, tuttavia
essa dimostra due fatti importanti: che a essere gentili ci si
guadagna sempre e che chi è gentile, lo è per sempre.
Infatti
Luigi non smette di regalare piante agli sconosciuti: ora è la
volta di dare una begonia a un coniglio che, incurante, la divora in
un amen.
Il
traffico di piante non sembra concludersi perché sulla strada di
Luigi si ritrovano ancora una volta Kovopatuciok, Ming e l'alocasia.
Anche il coniglio e la begonia si riaffacciano nei suoi sogni e in
ultimo fanno la loro apparizione un ladro di piante e l'uccellino
Titi, quello che parla strano, cui certamente un'alocasia gigante
farà piacere...
Ci
sono libri necessari: l'ho già detto in occasione della prima uscita
pubblica del gatto Luigi, due anni fa. E adesso che esce il secondo
libro c'è da chiedersi: come abbiamo fatto a vivere senza per così
tanto tempo?
Tutto
quello che avevo pensato due anni fa, leggendo il primo libro di
Catharina Valckx come autrice di testi e Nicholas Hubesch come suo
illustratore d'elezione, lo riconfermo qui: non manca nulla.C'è una grande libertà di pensiero nel raccontare
storie; c'è il garbo e la gentilezza che permea ogni gesto e, più
in generale, il tono narrativo, c'è il gusto per il racconto
dell'assurdo che si palesa come un guizzo in un contesto a dir poco
quotidiano. E, a proposito di tono, c'è di nuovo quel preciso
registro narrativo, ottenuto in una trascrizione felice ed
equilibrata di un parlato che diventa testo. C'è la città ancora
una volta protagonista non dichiarata, come sempre magnificamente
raccontata da Hubesch, c'è tanto verde sotto forma di rigogliose
piante.
C'è
nuovamente quel modus vivendi raro, che tanto mi aveva colpito la
prima volta, fatto di piccole cortesie, attenzioni e premure verso
l'altro. C'è tutto questo e c'è anche una sorta di precisione
programmatica nel chiamare le cose con il proprio nome: dall'alocasia
alla nutria, passando per il toporagno di una certa età.
Sono
reduce da un seminario su l'opera di Claude Ponti, dove il nome della
Valckx è stato fatto in più occasioni e dove i suoi libri
galleggiavano su pulcini e zefirotti.
La
Valckx non ha la stessa volontà di creare mondi immaginari come fa
Ponti, ma ha al suo attivo uno stile altrettanto felice e altrettanto
caratterizzato.
Nella
serie di Luigi, di fatto, il mondo che contiene le sue storie è lì,
sotto gli occhi di tutti, nella sua quotidianità: una cittadina
abitata da animali che fanno una vita molto simile alla nostra; è un
mondo consueto che si riconosce negli autobus, nei palazzi, nei
negozi, nelle routine quotidiane.
E
in questo bagno di normalità, mi pare di cogliere un legame con
certa tradizione francese (Boujon) con cui la Valckx condivide il
gusto per una comicità sottile, per un raffinato ricorso all'assurdo
e per un garbo diffuso.
Peraltro
lei stessa sembra aver fatto scuola con le generazioni a venire, da
Vaugelade a Escoffier, per esempio, che da lei ereditano il tono
garbato che dal non sense, senza parere, loro fanno sconfinare nella
affilata ironia.
Mai
e poi mai, in tutti i suoi libri (anche in quelli in cui è lei
stessa a tenere le matite in mano) si potrà trovare un tono
eccessivo, sopra le righe.
Sottovoce,
con la sua dichiarata timidezza che sconfina nella grazia, la Valckx
è in grado di raccontare (per pagine e pagine) anche cose
deflagranti. Nelle sue costruzioni narrative si ritrova, guardando
controluce, la migliore tradizione nordeuropea - dai Mumin di Tove
Jansson a la piccola Tigre e il piccolo Orso di Janosch e i tanto
amati Rana e Rospo di Lobel. Insomma quella letteratura per
l'infanzia che non aveva paura di raccontare storie lunghe e
articolate, che non aveva temi politicamente corretti da dimostrare,
che aveva come obiettivo quello di portare ai propri lettori il
godimento di un racconto ben scritto, coerente, magari anche
teneramente comico, sempre abitato da piccoli o grandi animali molto
affini per indole alle bestioline che noi ci ostiniamo a chiamare
bambini.
Carla
Noterella
al margine: che bellezza il nastro segnalibro, che bellezza!
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