QUESTIONS, SPECIAL PROVINCE OF CHILDREN
La nave cervo, Dashka
Slater, The Fan brothers
(trad. Masolino D'Amico)
Gallucci 2017
ILLUSTRATI PER MEDI
(dai 7 anni)
"Il giorno in
cui arrivò la nave con le corna Marcus cominciò a interrogarsi sul
vasto mondo. Aveva tante domande. Perché
certe canzoni ti fanno felice e altre ti mettono tristezza? Perché
gli alberi non parlano mai? Fino a dove arriva il sole quando
sprofonda in mare? Ma le altre volpi tacevano, quando
faceva queste domande. 'Che c'entra con lo spezzatino di pollo?'
rispondevano piuttosto."
La
nave cervo attracca e da essa scendono tre cervi, smarriti per mare.
Sono in cerca di un equipaggio migliore, "temo che come marinai
i cervi non valgano un gran che" spiegò Lydia. Marcus si offre
e con lui anche uno stormo di piccioni capitanato da Victor. È un
po' nelle cose che volpi e piccioni non siano poi tanto meglio dei
cervi al timone, tuttavia la tempesta in un modo o nell'altro viene
superata, ma il risultato finale è uno stormo di piccioni che, non
tollerando la fatica, gioca a dama tutto il tempo, tre cervi con il
mal di mare e una volpe che continua, nonostante tutto ad aver fame,
a farsi domande e per questo a guardarsi intorno. Complice un libro
di ricette e qualche carta nautica, l'equipaggio si rinfranca e la
navigazione prosegue. Pirati, labirinti di scogli aguzzi, nulla ferma
la nave cervo diretta all'Isola degli alberi succulenti. Sbarcati, i
cervi brucano, i piccioni raccontano i gabbiani e Marcus cerca altre
volpi con le risposte alle sue domande sempre crescenti. Niente
volpi. Niente risposte dunque? Non sarà che le domande sono la
naturale spinta che fa muovere il mondo e che quindi va bene così?
Parrebbe
di sì, visto che la nave cervo è di nuovo pronta a riprendere il
mare.
La
curiosità come motore dell'umanità.
Non
è esattamente la scoperta dell'acqua calda ma è sempre e comunque
un bene creare occasioni per far ragionamenti con i più piccoli su
questa questione.
La
nave cervo è un'occasione 'succulenta'.
Essere
curiosi, ed esserlo sempre, farsi domande e farsele sempre, è cosa
buona e giusta? Sì, lo è. E non credo di doverlo argomentare qui,
almeno in termini teorici.
Mi
basta solo sottolineare due 'cosette' che vado sostenendo da
parecchio.
La
prima. Uno dei criteri oggettivi per capire la qualità di un libro è
valutarne la sua capacità di sollevare questioni, di porre domande.
Di solito tale capacità si sposa con la complessità di pensiero che
lo ha generato.
E
quindi ben vengano i libri con tante domande.
La
seconda. Un libro che pone domande credo sia preferibile non offra
altrettante risposte, ma si concentri piuttosto sul percorso per
arrivare a una eventuale soluzione.
In
estrema sintesi credo sia più interessante e corretto sotto il
profilo 'pedagogico' un libro che lasci spazio alle risposte
individuali che possono essere ennesime, quanti sono i suoi lettori e
le sue lettrici. Per questa ragione privilegerei, e in passato l'ho fatto, libri che sostengano che il cercare talvolta sia più
stimolante del trovare che il chiedersi sia più eccitante del
rispondersi.
E
quindi ben vengano i libri con poche risposte.
Alle
due cosette ne aggiungerei una terza, tutt'altro che periferica.
Un
ulteriore criterio obiettivo che applico per valutare la qualità di
un libro è verificarne la potenza della narrazione, testuale o
visiva che sia. Quando la storia si dimostra così forte in sé,
direi autoportante, tanto da sostenere al suo interno questioni
importanti su cui riflettere, una volta chiuso il libro, allora so di
avere per le mani un buon libro.
A
me pare che la nave cervo risponda ai tre criteri.
La
stessa Dashka Slater in poche righe sintetizza quanto per lei sia
importante la curiosità. Per professione e per attitudine, scrive,
anche da adulta non ha mai perduto il suo senso per la ricerca, per
la scoperta. Sa lei e sappiamo noi per certo che l'infanzia fa della
curiosità la necessaria e imprescindibile mappa per scoprire sé e
il mondo (Questions, of course, are the special province of
children), ma sa anche che gli
adulti che continuano ad avere uno sguardo curioso nei confronti
della vita sono molto meno numerosi. Come se, crescendo, diventasse
più importante la risposta piuttosto che la domanda. È un fatto che
la discussione si ferma con le risposte, ma nasce e fa strada con
le domande. La deduzione è a un passo.
Tornerei
sul terzo criterio: la qualità della narrazione perché in questo
libro ce n'è davvero molta e alta.
La
storia della Slater, nata da una immagine apparsale in testa un
mattino (pressappoco analoga alla copertina del libro), ha generato
questa storia insolita e quella copertina così piena di mistero
continua a lavorare bene perché accende curiosità in chi la vede.
Così, senza accorgersene, si finisce nelle mani dei fratelli Fan, due
strepitosi illustratori che dominano per equilibrio e ritmo, per
sapienza tecnica, per cura e ricercatezza di ogni dettaglio, per
capacità di essere al contempo immaginifici e realistici, per
sottilissima ironia, per sensibilità di registro.
Non
pare ci sia nulla che sia meno che convincente nelle tavole di questo
libro.
E
poi c'è lui: un'assoluta eccellenza dello scrivere e del tradurre.
Masolino D'Amico, ancora una volta contribuisce in modo notevole alla
qualità di un'opera.
La sensibilità nella scelta del titolo e del
nome Marcus per la volpe che in originale era Marco, oppure il suo
spaziare nelle pieghe di un vocabolario ampio, pieno e vivace -
succulenti gli alberi, ardua la traversata, gli scogli aguzzi, il
mangiare vegetariano, le nuvole che si assottigliano, le corna che si
ammainano, le volpi che fanno fiasco e quel verbo alla fine: un
congiuntivo imperfetto in forma perifrastica attiva...chapeau!
Carla
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