martedì 24 ottobre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUESTIONS, SPECIAL PROVINCE OF CHILDREN

La nave cervo, Dashka Slater, The Fan brothers 
(trad. Masolino D'Amico)
Gallucci 2017


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Il giorno in cui arrivò la nave con le corna Marcus cominciò a interrogarsi sul vasto mondo. Aveva tante domande. Perché certe canzoni ti fanno felice e altre ti mettono tristezza? Perché gli alberi non parlano mai? Fino a dove arriva il sole quando sprofonda in mare? Ma le altre volpi tacevano, quando faceva queste domande. 'Che c'entra con lo spezzatino di pollo?' rispondevano piuttosto."


La nave cervo attracca e da essa scendono tre cervi, smarriti per mare. Sono in cerca di un equipaggio migliore, "temo che come marinai i cervi non valgano un gran che" spiegò Lydia. Marcus si offre e con lui anche uno stormo di piccioni capitanato da Victor. È un po' nelle cose che volpi e piccioni non siano poi tanto meglio dei cervi al timone, tuttavia la tempesta in un modo o nell'altro viene superata, ma il risultato finale è uno stormo di piccioni che, non tollerando la fatica, gioca a dama tutto il tempo, tre cervi con il mal di mare e una volpe che continua, nonostante tutto ad aver fame, a farsi domande e per questo a guardarsi intorno. Complice un libro di ricette e qualche carta nautica, l'equipaggio si rinfranca e la navigazione prosegue. Pirati, labirinti di scogli aguzzi, nulla ferma la nave cervo diretta all'Isola degli alberi succulenti. Sbarcati, i cervi brucano, i piccioni raccontano i gabbiani e Marcus cerca altre volpi con le risposte alle sue domande sempre crescenti. Niente volpi. Niente risposte dunque? Non sarà che le domande sono la naturale spinta che fa muovere il mondo e che quindi va bene così?
Parrebbe di sì, visto che la nave cervo è di nuovo pronta a riprendere il mare.


La curiosità come motore dell'umanità.
Non è esattamente la scoperta dell'acqua calda ma è sempre e comunque un bene creare occasioni per far ragionamenti con i più piccoli su questa questione.
La nave cervo è un'occasione 'succulenta'.
Essere curiosi, ed esserlo sempre, farsi domande e farsele sempre, è cosa buona e giusta? Sì, lo è. E non credo di doverlo argomentare qui, almeno in termini teorici.
Mi basta solo sottolineare due 'cosette' che vado sostenendo da parecchio.
La prima. Uno dei criteri oggettivi per capire la qualità di un libro è valutarne la sua capacità di sollevare questioni, di porre domande. Di solito tale capacità si sposa con la complessità di pensiero che lo ha generato.
E quindi ben vengano i libri con tante domande.
La seconda. Un libro che pone domande credo sia preferibile non offra altrettante risposte, ma si concentri piuttosto sul percorso per arrivare a una eventuale soluzione.
In estrema sintesi credo sia più interessante e corretto sotto il profilo 'pedagogico' un libro che lasci spazio alle risposte individuali che possono essere ennesime, quanti sono i suoi lettori e le sue lettrici. Per questa ragione privilegerei, e in passato l'ho fatto, libri che sostengano che il cercare talvolta sia più stimolante del trovare che il chiedersi sia più eccitante del rispondersi.
E quindi ben vengano i libri con poche risposte.
Alle due cosette ne aggiungerei una terza, tutt'altro che periferica.
Un ulteriore criterio obiettivo che applico per valutare la qualità di un libro è verificarne la potenza della narrazione, testuale o visiva che sia. Quando la storia si dimostra così forte in sé, direi autoportante, tanto da sostenere al suo interno questioni importanti su cui riflettere, una volta chiuso il libro, allora so di avere per le mani un buon libro.
A me pare che la nave cervo risponda ai tre criteri.


La stessa Dashka Slater in poche righe sintetizza quanto per lei sia importante la curiosità. Per professione e per attitudine, scrive, anche da adulta non ha mai perduto il suo senso per la ricerca, per la scoperta. Sa lei e sappiamo noi per certo che l'infanzia fa della curiosità la necessaria e imprescindibile mappa per scoprire sé e il mondo (Questions, of course, are the special province of children), ma sa anche che gli adulti che continuano ad avere uno sguardo curioso nei confronti della vita sono molto meno numerosi. Come se, crescendo, diventasse più importante la risposta piuttosto che la domanda. È un fatto che la discussione si ferma con le risposte, ma nasce e fa strada con le domande. La deduzione è a un passo.
Tornerei sul terzo criterio: la qualità della narrazione perché in questo libro ce n'è davvero molta e alta.
La storia della Slater, nata da una immagine apparsale in testa un mattino (pressappoco analoga alla copertina del libro), ha generato questa storia insolita e quella copertina così piena di mistero continua a lavorare bene perché accende curiosità in chi la vede. Così, senza accorgersene, si finisce nelle mani dei fratelli Fan, due strepitosi illustratori che dominano per equilibrio e ritmo, per sapienza tecnica, per cura e ricercatezza di ogni dettaglio, per capacità di essere al contempo immaginifici e realistici, per sottilissima ironia, per sensibilità di registro. 


Non pare ci sia nulla che sia meno che convincente nelle tavole di questo libro.
E poi c'è lui: un'assoluta eccellenza dello scrivere e del tradurre. Masolino D'Amico, ancora una volta contribuisce in modo notevole alla qualità di un'opera. 


La sensibilità nella scelta del titolo e del nome Marcus per la volpe che in originale era Marco, oppure il suo spaziare nelle pieghe di un vocabolario ampio, pieno e vivace - succulenti gli alberi, ardua la traversata, gli scogli aguzzi, il mangiare vegetariano, le nuvole che si assottigliano, le corna che si ammainano, le volpi che fanno fiasco e quel verbo alla fine: un congiuntivo imperfetto in forma perifrastica attiva...chapeau!

Carla

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