lunedì 12 marzo 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IN CERCA DI ALBICOCCHE MATURE

A colori, Barbara Ferraro, Sonia Marialuce Possentini
Bacchilega junior 2018


POESIA

"GRIGIA è l'incertezza che avvolge e opprime
GRIGIA la stanchezza della strada
NERA è la fuga della seppia tra la schiuma
NERA la distanza che separa"



Manca un colore per arrivare a una tavolozza di venti.
Accanto ai più diffusi -giallo, verde o turchese- nel catalogo compaiono anche quelli della 'maniera' degli antichi, come l'ocra e il bruno o l'indaco e il porpora. 


Nomi di colori, questi, che abbiamo letto per la prima volta da bambini, sbirciando in quelle magnifiche cassette di legno piene di tubi ordinati di oli o tempere, desiderando che qualche zia facoltosa ce le regalasse.
A questi già rari, si aggiungono l'ambra, il bronzo e l'argento, colori che più degli altri si legano alla loro radice materiale.
Così si declinano diciannove colori che sulla pagina diventano testo, sorta di controcanto metaforico, più precisamente sinestetico, che del colore dà una lettura emotiva, quindi personalissima e unica.
Tuttavia tra il colore che denota la pagina e la sua lettura metaforica che ne connota il significato emotivo per Barbara Ferraro, si inserisce una terza, seppure saltuaria, via di lettura, dove il colore diventa esperienza condivisa perché legato alla percezione del mondo della Natura. Ed ecco che Il nero è la fuga della seppia, il bruno è lo scrocchiare delle foglie secche, il verde è il guizzo della serpe, arancione è il profumo di albicocche mature.


In questo libro costruito essenzialmente sull'emotività, quindi per definizione mutevole, cangiante e inafferrabile, esiste tuttavia un rigoroso ordine sotterraneo, che sostiene l'intera materia fluida, una sorta di rete solida su cui si appoggiano le parole e i disegni ne sono degno scenario.
C'è una precisa scansione dei testi: un metronomo che dà il tempo della lettura.
Non ho certezza che il merito spetti per intero a Teresa Porcella, ma mi pare di riconoscerne la 'mano' sicura ed esperta.
Se così fosse, affidare a lei la cura di un libro così poco circoscrivibile è stata una magnifica idea.
Accanto a Teresa Porcella, che ha lavorato dietro le quinte, sulla linea del proscenio c'è il binomio Ferraro/Possentini. Tra loro si percepisce una bella armonia, probabilmente dovuta al desiderio di entrambe di 'farsi un regalo'. 


Barbara Ferraro tale desiderio lo dimostra, e mi pare lo dichiari, nell'essersi concessa un testo, diciamo così, quanto meno liminare alla poesia.
Lei, per attitudine e storia personale, ama curare l'uso della parola e il registro scelto per il libro credo vada letto in tale prospettiva. Accanto a questo ha voluto regalarsi anche un viaggio nel suo mondo interiore, nella sua emotività.
Dall'altra parte, Sonia Marialuce Possentini fa altrettanto: si concede un viaggio in territori che di rado frequenta. Allo stesso modo di chi scrive, lei esplora tecniche e mezzi non così consueti che però le danno la possibilità di lasciare indietro lo spessore della materia pittorica per privilegiare, per esempio, la trasparenza e imprevedibilità dell'acquerello. E sembra tanto contenta di poterlo fare in tutta libertà. E noi, con lei.


Un altro anello le tiene unite: a entrambe è stata offerta l'occasione di mettere nero su bianco (ma anche viola, rosso, blu, rosa... eccetera) una loro prova d'autore. In tal senso è bellissimo vedere come testi e immagini dialoghino tra loro, come l'immagine dia forma alla sensazione.
Ma c'è un ma.
Ed è proprio qui che si genera un dubbio che da tempo mi si presenta davanti ad alcuni libri per l'infanzia.
Considerando come prerequisito necessario il fatto che un libro di qualità debba possedere un suo quoziente di valori (una buona storia da raccontare, un bel modo per raccontarla con parole e immagini, un buon congegno per attivare il pensiero di chi lo guarda e lo legge, un bell'oggetto in sé. Cosette così) a me pare sempre più urgente che esso contenga anche qualcos'altro. E penso a una voce, a uno sguardo, a un pensiero che -in tutta onestà- siano in grado di tenere conto dell'infanzia cui si rivolgono.
Libri come A colori, mi fanno vacillare. Nella lettura mi sono mancati spesso quegli appigli a cui tutti i lettori, e sottolineo tutti, avrebbero potuto attaccarsi per goderne: poche seppie e poche albicocche e qualche contrasto di troppo tra immagine e testo.
Sono innegabili tuttavia alcuni aspetti di oggettiva bellezza che non vorrei andassero dispersi e così son qui, come prima di un salto, che mi macero nel dubbio a quali mani affidarlo.


Carla

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