IN CERCA DI ALBICOCCHE MATURE
A colori, Barbara Ferraro, Sonia
Marialuce Possentini
Bacchilega junior 2018
POESIA
"GRIGIA è l'incertezza che
avvolge e opprime
GRIGIA la stanchezza della strada
NERA è la fuga della seppia tra la
schiuma
NERA la distanza che separa"
Manca un colore per
arrivare a una tavolozza di venti.
Accanto ai più
diffusi -giallo, verde o turchese- nel catalogo compaiono anche
quelli della 'maniera' degli antichi, come l'ocra e il bruno o
l'indaco e il porpora.
Nomi di colori,
questi, che abbiamo letto per la prima volta da bambini, sbirciando
in quelle magnifiche cassette di legno piene di tubi ordinati di oli
o tempere, desiderando che qualche zia facoltosa ce le regalasse.
A questi già rari,
si aggiungono l'ambra, il bronzo e l'argento, colori che più degli
altri si legano alla loro radice materiale.
Così si declinano
diciannove colori che sulla pagina diventano testo, sorta di
controcanto metaforico, più precisamente sinestetico, che del colore
dà una lettura emotiva, quindi personalissima e unica.
Tuttavia tra il
colore che denota la pagina e la sua lettura metaforica che ne
connota il significato emotivo per Barbara Ferraro, si inserisce una
terza, seppure saltuaria, via di lettura, dove il colore diventa
esperienza condivisa perché legato alla percezione del mondo della
Natura. Ed ecco che Il nero è la fuga della seppia, il
bruno è lo scrocchiare delle foglie secche, il verde è il
guizzo della serpe, arancione è il profumo di albicocche mature.
In questo libro
costruito essenzialmente sull'emotività, quindi per definizione
mutevole, cangiante e inafferrabile, esiste tuttavia un rigoroso
ordine sotterraneo, che sostiene l'intera materia fluida, una sorta
di rete solida su cui si appoggiano le parole e i disegni ne sono
degno scenario.
C'è una precisa
scansione dei testi: un metronomo che dà il tempo della lettura.
Non ho certezza che
il merito spetti per intero a Teresa Porcella, ma mi pare di
riconoscerne la 'mano' sicura ed esperta.
Se così fosse,
affidare a lei la cura di un libro così poco circoscrivibile è
stata una magnifica idea.
Accanto a Teresa
Porcella, che ha lavorato dietro le quinte, sulla linea del proscenio
c'è il binomio Ferraro/Possentini. Tra loro si percepisce una bella
armonia, probabilmente dovuta al desiderio di entrambe di 'farsi un
regalo'.
Barbara Ferraro
tale desiderio lo dimostra, e mi pare lo dichiari, nell'essersi
concessa un testo, diciamo così, quanto meno liminare alla poesia.
Lei, per attitudine
e storia personale, ama curare l'uso della parola e il registro
scelto per il libro credo vada letto in tale prospettiva. Accanto a
questo ha voluto regalarsi anche un viaggio nel suo mondo interiore,
nella sua emotività.
Dall'altra parte,
Sonia Marialuce Possentini fa altrettanto: si concede un viaggio in
territori che di rado frequenta. Allo stesso modo di chi scrive, lei
esplora tecniche e mezzi non così consueti che però le danno la
possibilità di lasciare indietro lo spessore della materia pittorica
per privilegiare, per esempio, la trasparenza e imprevedibilità dell'acquerello. E
sembra tanto contenta di poterlo fare in tutta libertà. E noi, con
lei.
Un altro anello le
tiene unite: a entrambe è stata offerta l'occasione di mettere nero
su bianco (ma anche viola, rosso, blu, rosa... eccetera) una loro
prova d'autore. In tal senso è bellissimo vedere come testi e immagini dialoghino tra loro, come l'immagine dia forma alla sensazione.
Ma c'è un ma.
Ed è proprio qui che si
genera un dubbio che da tempo mi si presenta davanti ad alcuni libri per
l'infanzia.
Considerando come
prerequisito necessario il fatto che un libro di qualità debba
possedere un suo quoziente di valori (una buona storia da raccontare, un
bel modo per raccontarla con parole e immagini, un buon congegno per
attivare il pensiero di chi lo guarda e lo legge, un bell'oggetto in
sé. Cosette così) a me pare sempre più urgente che esso contenga
anche qualcos'altro. E penso a una voce, a uno sguardo, a un pensiero
che -in tutta onestà- siano in grado di tenere conto dell'infanzia
cui si rivolgono.
Libri come A
colori, mi fanno vacillare. Nella lettura mi
sono mancati spesso quegli appigli a cui tutti i lettori, e sottolineo tutti, avrebbero
potuto attaccarsi per goderne: poche seppie e poche albicocche e qualche
contrasto di troppo tra immagine e testo.
Sono
innegabili tuttavia alcuni aspetti di oggettiva bellezza che non vorrei
andassero dispersi e così son qui, come prima di un salto, che mi macero nel dubbio a quali mani affidarlo.
Carla
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