LE PAROLE PER DIRLO
Singolare coincidenza, che un libro
appena pubblicato in Gran Bretagna e felicemente tradotto in Italia
dall’editore Nord-Sud, abbia un’eco immediata nei tristi fatti
della cronaca politica.
Il libro in questione, ‘Il giorno che
venne la guerra’, della poliedrica e talentuosa Nicola Davies
con le illustrazioni di RebeccaCobb,
parte da un episodio verificatosi in Gran Bretagna; l’episodio,
piccolo, parla di un fatto più grande, il respingimento di 3000
bambini da parte del governo britannico nel corso del 2016.
Ma veniamo alla nostra storia: c’è
una bambina che vive una vita normale in un paese normale, fino a
quando non sopraggiunge la guerra che riesce a toglierle tutto, ma
proprio tutto quello che ha, casa, affetti, punti di riferimento. Lei
come tanti intraprende un lungo viaggio, attraverso paesi sconosciuti
e un mare ostile, per approdare in un campo profughi, come tanti.
Vorrebbe avere una vita normale, come l’aveva prima, andare a
scuola, fare amicizia con altri bambini, ma gli usci restano chiusi e
a scuola non ci sono abbastanza sedie. Già, e questo è l’episodio
reale, si può essere respinti da una scuola per mancanza di sedie.
Nicola Davies a questo punto suggerisce
che l’unica risposta possibile è la solidarietà, manifestata sui
social media da tante sedie vuote. E’ sufficiente aprire la porta
di casa, mettere a disposizione quel poco o tanto che si ha per fare
spazio a chi ha perso tutto.
Questa è la storia, raccontata con
grande sobrietà dalle parole misurate della Davies e dal disegno
essenziale della Coob. Sarebbe facile emozionare e commuovere il
piccolo lettore, turbarlo, anche. Ma l’importante è che capisca.
Capisca che ci sono posti nel mondo dove i bambini non sono affatto
amati: i paesi dove ci sono le guerre, certo, ma anche quelli con i
mostruosi campi profughi o i lager come quelli libici; i paesi in cui
i bambini, separati dai genitori, vengono messi dentro grandi gabbie;
o dove si pensa di ‘censirli’ in quanto appartenenti a gruppi
etnici ‘diversi’, o a cui viene negato l’accesso a scuola
perché vengono dopo qualcun altro.
Bisogna trovare le parole per dirlo,
per spiegare quello che ragione non ha, se non una vile ragion di
stato o una sgangherata propaganda. Sulla pelle dei bambini e delle
bambine, sulla pelle di chi rappresenta il nostro futuro.
Bisogna trovare gli strumenti per
aiutare la nascita di una consapevolezza nuova, che quello che
consideriamo un valore assoluto, universale, tale non è. La tutela
dell’infanzia sempre e comunque è condizionata, in alcuni luoghi,
dall’etnia, dalla religione, dallo status sociale. Il luogo in cui
si nasce può essere ragione di fortuna o di sventure.
Sarà ora di dire basta, ritroveremo la
voce per farlo, con il senso di civiltà e di misura di cui questo
albo è un bell’esempio. Per ragionare insieme, grandi e piccini,
su un futuro diverso da questo terribile presente.
Eleonora
“Il giorno che venne la guerra”, N.
Davies e R. Cobb, Nord-Sud edizioni 2018
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