IT'S HOME!
The Wolf, the Duck & the
Mouse, Mac Barnett, Jon Klassen
Walker books 2017
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Early one morning, a mouse met
a wolf, and he was quickly gobbled up.
'Oh woe!' said the mouse. 'Oh me!
Here I am, caught in the belly of the beast. I fear this is the end'.
'Be quiet!' someone shouted. 'I'm trying to sleep.'
The mouse shrieked, Who's there?'"
Cammina tranquillo
nel bosco il topo quando un lupo lo vede e lo inghiotte. Che guaio,
povero me! pensa il topo dalla buia pancia del lupo. E mentre è lì
che si commisera ode una voce che gli dice senza troppi convenevoli:
sta zitto, sto cercando di dormire. Ed ecco che il topo scopre di non
essere solo nella pancia del lupo, ma in compagnia di un'anatra che
in quella pancia ci vive già da parecchio, considerati tutti i
comfort di cui si circonda. Come se niente fosse per cena decidono
per una minestra fatta a 4 mani. Poi dal topo arriva la grande
domanda: ma non ti manca il fuori? E la risposta è spiazzante:
perché mai. Quando ero fuori vivevo nel terrore di essere mangiata.
Qui è una pacchia. Come darle torto...a tal punto che anche il topo
decide di restare.
Festa grande nello stomaco del lupo che comincia
ad accusare un forte imbarazzo di di pancia. Secondo spiazzamento: a
offrire un rimedio al lupo ci pensa l'anatra medesima che però con
una vena di opportunismo consiglia alla bestia di ingurgitare
l'occorrente per una cena a lume di candela.
Il lupo non migliora e i
suoi lamenti arrivano alle orecchie di un cacciatore che cerca di
ucciderlo ma lo manca. È ancora l'anatra a incitarlo alla fuga. Se
si salva lui si salvano anche gli abitanti della sua pancia. Ma il
lupo inciampa nelle radici e la fine dei tre è lì a un soffio, se
non fosse che l'indomito topo si mette alla testa della riscossa,
all'urlo di CARICA!
Sul finale è
giusto tacere, ma si sappia che tutto nasce da un debito di
riconoscenza.
Una meravigliosa
fiaba, di quelle che questi due sono in grado di imbastire a quattro
mani, con la giusta dose di menzogna dichiarata. Mac Barnett è il grande teorico della bugia di cui l'infanzia ha assoluta necessità.
Diamo loro ciò che
non hanno: inventiamo per loro storie fatte di pura invenzione,
facciamo in modo che anche solo per un'ora loro ci credano e gli
vadano dietro. Diamoci come obiettivo il nutrimento per il loro
immaginario.
Quali sono le
qualità insindacabili di questo libro?
La prima. La
prospettiva insolita. Non rammaricarsi per un topo ingoiato, né per
l'anatra, ma al contrario constatare che nella sorte è sempre meglio
saper cogliere i lati interessanti. A patto di avere uno sguardo
allenato che permetta di saperli vedere. L'anatra e il topo lo hanno
saputo fare.
La seconda. Il
tono. Perfettamente in linea con il registro fiabesco si rivelano il
contesto e il linguaggio che, in più di un caso, potrebbe essere
uscito dalla penna di Perrault. Ma Mac Barnett riesce a essere nel
contempo fiabesco e realistico. I migliori risultati in questo senso
li ottiene, sterzando bruscamente da un ambito all'altro, come se
niente fosse: I fear this is the end'. 'Be quiet!' someone
shouted. 'I'm trying to sleep.'
La terza. Il
linguaggio al servizio del pensiero. E alludo ad alcuni piccoli
gioielli, quali per esempio la filosofia della papera riassunta in un
rigo: I live well! I may have been swolled, but I have no
intention of being eaten.
La quarta. Il
colore e il segno, diversi in qualche modo dalla trilogia del
cappello.
Rimane questo gusto
di Klassen per i colori che nei libri per l'infanzia sono banditi: i
grigi, i bruni e, più in generale, gli aranciati pallidi pallidi.
Toni spenti, quanto di meno convenzionale ci sia nell'ambito degli
albi illustrati. Eppure il risultato è lì sotto gli occhi di tutti:
magnifico nella sua rarità.
La quinta. Il sense
of humor. Non più risatine complici nel lettore che è consapevole
ben prima del protagonista di quello che sta accadendo, come avviene
nella trilogia del cappello o in Sam e Dave scavano una buca. No, qui
si ride tutti assieme e a gran voce nel vedere rivoltarsi il mondo.
La sesta. La
capacità di Klassen di punteggiare il non detto, o di 'cavalcare'
con un'ironia sottile gli spunti di cui il suo amico Mac Barnett
dissemina il testo.
La sua cifra si
ritrova nell'essenzialità della descrizione degli spazi:
l'acquerello 'sporco' per i fondi (come in Triangle), ma nello stesso
tempo una serie di dettagli di arredo che, ne ho certezza, i bambini
e le bambine sapranno notare per riderci sopra. Senza contare la sua
maestria nel dare forma alle parole in modo mai scontato, mai
convenzionale...
AMAZING!
Carla
Noterella al margine. Per Letti di notte a Roma in una graziosa libreria lo leggeremo insieme al suo omologo italiano, Casa pelosa. E ci sarà da ridere...
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