UN ALBO DI FORMAZIONE
Un po' più lontano,
Anaïs Vaugelade (trad. Tanguy Babled)
Babalibri 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Il giorno dopo
Lorenzo andò dritto al fiume. Sotto gli alberi era fresco e
ombreggiato. La sua casa non si vedeva più. Allora Lorenzo decise:
attraversò il fiume e partì. Voleva fare un viaggio."
Ogni giorno che passa,
Lorenzo, un coniglio grigio dalle lunghe orecchie, si spinge un po'
più in là. Prima lo steccato, poi il castagno. E ogni volta che la
sera torna a casa, racconta alla sua mamma fin dove si è spinto. Lei
sospira, mo ogni volta è la prima a suggerirgli di spingersi ancora oltre. Oggi è la volta del fiume. Sulle sue rive Lorenzo
prende la decisione di proseguire il suo cammino, per fare un
viaggio. Stasera non si torna a casa. Al calare del buio, arriva un
po' di paura e di incertezza. Ma si va avanti. Quando la strada sotto
le zampe è tanta arriva un po' di fatica. Ma si va avanti. Quando si
profila il tramonto arriva un po' di solitudine. Ma si va avanti.
Con il nuovo giorno
arriva l'idea di fare una bella festa con tante lanterne e tanti
amici. E mamma. Rivederla è bello, anche se un po' di struggimento
chiude la gola. A festa finita, Lorenzo è di nuovo solo: ma
all'orizzonte qualcuno sta dicendo, buonasera...
Il coniglio Lorenzo è
lì che cresce. Le grandi orecchie e le grandi zampe che Anaïs
Vaugelade gli disegna, invece di farlo sembrare più grande di quello
che è, sono lì a dimostrare il suo essere acerbo e tenero.
Un'allusione magari inconsapevole a tutte quelle crescite
imprevedibili che hanno i cuccioli.
Chi non ha sorriso con
tenerezza almeno una volta nella vita nel vedere le lunghe gambe da
zanzarone di ragazzine undicenni, o i piedoni da plantigrado dei loro
coetanei maschi?
E anche quella è gente
che è lì che cresce.
Ancora una volta,
dunque, le questioni che Vaugelade mette in scena tra animali, in
questa occasione conigli, hanno carattere e valore ben più
universali, radici antiche quanto il mondo e l'umanità.
Un vademecum di
conclamato stampo nordeuropeo (infatti tutte le mamme italiane sono lì che si arrovellano nel voler vedere il dolore vero in mamma coniglio all'idea di lasciarlo andare) datato a più di vent'anni fa, per
insegnare a mamme e figli come si fa a separarsi, senza per questo
macerarsi nel dolore. Suggerisce idee, il vademecum, su come tagliare
insieme alla corda, anche il cordone (quello ombelicale). E su quando
lo si fa. E su perché lo si fa.
Il dubbio che sorge è il seguente:
a che serve raccontarlo a dei bambinetti di pochi anni? Piccoli e
piccole che non si sognano neanche di attraversare fiumi e men che
meno di non tornare a casa la sera.
Eppure, una storia così
serve eccome. Anche con quel suo finale così ambiguamente amoroso.
La consapevolezza di
sé, la sicurezza e quindi l'autonomia mettono radici fin da tempi
non sospetti. A tre mesi un bambino sa già di essere qualcosa di
diverso da sua madre e a tre anni ha già ben chiaro il proprio io. E
spesso e volentieri lo impone con forza per misurare i propri confini
e quelli del mondo che lo circonda. Bene fanno quei genitori che in
quel momento ne prendono atto con serenità e soprattutto fermezza.
Un po' come fa mamma coniglio per tutto il libro.
Avere una mamma
salda non può che essere un modello. È una bella mamma che offre
sempre maggiore libertà di scelta al proprio piccolino. Sa esserci
quando è il momento per lui di tornare e non esserci quando per lui
è il momento di andare. Ha saputo dargli insegnamenti e strumenti
atti a sapersela cavare in autonomia: quel bastoncino per lavarsi i
denti parla chiaro. Sa di dover mantenere la giusta distanza anche
quando sarebbe così facile riportarselo a casa...e invece agisce,
nel rispetto, per valorizzare e consolidare le scelte fatte da
Lorenzo in autonomia. Andarsene giù da quella collina e voltargli le
spalle avvolte nello scialle, è l'unica cosa giusta da fare...
Anaïs Vaugelade,
felicissima anche qui come in molti suoi altri bei libri, declina
bene il linguaggio dell'albo e lo modula in modo trasversale parlando
contemporaneamente a piccoli e grandi, dicendo loro cose diverse ma
che hanno senso nell'essere insieme sulla stessa pagina.
Su un testo così
forte, le immagini non potevano essere meglio concepite: potenti e
sempre un po' sopra le righe. Colori fauve da Espressionismo
tedesco per dare alla Natura la vitalità e la forza richieste e
necessarie. Notti buissime, tramonti e albe mozzafiato con la linea
dell'orizzonte sempre lì a portata di mano che separa le campiture
di colore: gialli, verdi, rosa, rossi potenti in una alternanza ritmica di dentro-fuori scuro-chiaro che stanno a
dimostrare una sequenza di emozioni con cui il piccolo Lorenzo sta
facendo i conti. Quasi nessuna connotazione, ma solo infinite colline
erbose. Da attraversare.
Carla
Noterella al margine.
Quasi un fastidio fisico allo sguardo per cui non mi do pace: perché
su tanta bellezza, quelle 'pezze a colori' su cui appoggia il testo?
Accettabile solo quella della copertina. Sono giorni che vado cercando una risposta che mi pacifichi l'anima.
Se qualcuno la sa, me la comunichi. E' urgente.
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