L'ORSETTO SUL CARRETTO
L'isola dei giocattoli perduti, Cynthia
Voigt, Fabio Sardo
(trad. Alessandra Orcese)
Giunti 2017
NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)
"Lui era una palla marrone di
orso. Aveva una testa marrone di pelo, con due bottoni lucidi al
posto degli occhi, un tozzo musetto marrone e piccole orecchie
marroni. Non aveva collo e aveva le braccia corte e un pancino
rotondo e marrone, e aveva perso le gambe tanto tempo prima."
Lui è Teddy. L'orsetto sul carretto.
L'orso pieno di domande, l'orso filosofo, l'orso curioso. Ad
evidenza, il catalizzatore di un gruppo eterogeneo di giocattoli
scompagnati che vivono sulla stessa isola: Umpah, un elefante
maschio, molto materno e con la passione della cucina, Sid, un
serpente sempre affamato dei muffin di Umpah, Peng, il pinguino di
legno solitario e introverso, Zia, una maialina con la passione per
il rosa e Prinny, anch'essa porcellina dai mille desideri, Mister C,
un coniglio misterioso e Clara una bambola con la vocazione al
comando.
Intorno a questo orso che non può
muoversi autonomamente ruotano tutti gli altri. Spetta a lui,
nonostante l'impossibilità di deambulare, il merito di dare l'avvio
a tutte le avventure. È Teddy che muore dalla voglia di vedere cosa
c'è al di là dei meli e che organizza una spedizione. È Teddy che
decide di andare al mare perché Prinny impari a nuotare.
Qualsiasi novità si presenti è a
Teddy che va riferita, perché Teddy è quello più adatto a pensare.
Quando invece si tratta di cibo entra in gioco Umpah, e quando c'è
da organizzare una festa a sorpresa è Prinny che prende il comando.
A Zia invece spetta il compito di impersonare la voce della prudenza.
A Peng il ruolo del Bastian Contrario e a Mister C quello
dell'inafferrabile. A Sid il magnifico ruolo di tenere assieme le
fila di questo scombiccherato ma affiatato gruppo. Tutto bene fino
all'arrivo di Clara, bambola perduta. Per indole sembra nata per fare
la regina. Il suo compito, fortunatamente effimero, è quello di
mettere regole che ne garantiscano la supremazia. Dura poco il suo
regno. Rientrata nei ranghi, Clara torna a essere una di loro.
Giusto in tempo per una grandiosa festa
a sorpresa. In onore di chi?
In una galleria di caratteri molto ben
definiti e in una semplice sequenza di fatterelli, Cynthia Voigt
costruisce un racconto piacevolissimo. Cosa lo rende tale? In primo
luogo il tono sommesso, sulla scia del canone classico che ricorda e
volutamente allude a Milne, e che dà vita a una storia fatta
soprattutto di contesto e personaggi, ovvero di atmosfere, spesso piovose, e
caratteri, spesso malinconici. In secondo luogo lo spunto di partenza, ovvero il
giocattolo perduto: un topos letterario che ha precedenti illustri a
partire dal bellissimo Mi sono perso di Gregoire Solotareff e
Olga Lecaye, madre e figlio nonché giganti dell'albo illustrato
d'autore (Babalibri 2003). O ancora Oh, com'è bella Panama di Janosch (Kalandraka, 2013).
A parte questo, il giocattolo, per
giusta perduto, esercita necessariamente un ascendente sull'emotività dei lettori, grandi o piccoli che siano. E anche qui
non si fa eccezione.
Terzo motivo di apprezzamento è certa
sapienza, scevra da ogni retorica e stereotipo, nel voler affidare a
una bambola o a un orsetto, o a un pinguino di legno pensieri e
ragionamenti piuttosto 'umani' su cui eventualmente, a libro chiuso,
si può continuare a riflettere. Quarto, ma non ultimo, motivo di
apprezzamento risiede nella doppia traduzione che del testo di Voigt
hanno fatto rispettivamente Alessandra Orcese, a parole, e
Fabio Sardo, con i sui disegni. Da una parte c'è la scorrevolezza di
un testo che sa essere esatto, senza nessun timore di apparire
complesso. Anzi facendosene, giustamente, vanto. E dall'altra c'è un
immaginario classico e soffice, e come altrimenti?, che trova forma e spessore
materico: una per tutte le piegoline delle orecchie di Umpah.
Carla
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