NEL CUORE DELL'INFANZIA
Il Club della Via
Lattea, Bart Moeyaert (trad. di Laura Pignatti)
Sinnos 2016
NARRATIVA PER MEDI
(dagli 8 anni)
"Quella notte,
al buio, Max mi disse che non c'era posto per me nel suo letto. Io
avevo appena attraversato la stanza e non avevo il coraggio di
girarmi o di tornare indietro.
C'era sempre il
rischio che mi perdessi nel
cuore della notte.
Era quel momento in
cui il giorno passato non c'era più e il giorno dopo non era ancora
incominciato. Non avevo la più pallida idea di come lo sapessi, non
avevo la più pallida idea se fosse vero, ma era meglio non
rischiare."
Se ci fossero dubbi: Max
è il maggiore, Oscar è il minore dei due fratelli. Tre ragazzini,
Oscar Emma e Max in un'estate strana: passata a fare 'niente'. Un
gruppo di tre è di fatto già un club, e quel tetto di capannone
dove si incontrano tutti i giorni è la loro clubhouse. Controllare
la gente che passa lungo la Via Lattea all'incrocio con via delle
Rose è la loro attività di rilievo, nella fattispecie verificare
che il vecchio bassotto soprannominato Dottor Jekyll compaia
all'angolo nel giusto orario, seguito dalla altrettanto vecchia
padrona soprannominata Nancy Sinatra...
Questa
è quella bella noia estiva, dietro cui si nascondono però altri
malesseri: una mamma lontana per pensieri ingarbugliati, una zia che
sta per morire. Per cacciarli lontani, i pensieri hanno bisogno di
altri pensieri e Jekyll e Nancy sono un'ottima scusa: da un giorno
all'altro, sono spariti nel nulla? E perché proprio ora che quei
tre hanno scommesso su chi per primo dei due morirà?
E'
un fatto: ci sono autori che sanno raccontare l'infanzia meglio di
altri.
Bart
Moeyaert è uno di loro. Il racconto attento di soli due giorni di
vita di questi tre ragazzini e di tutto il mondo che li circonda può
distendersi senza fretta in poco più di un centinaio di pagine.
Ed
è un piacere assoluto leggerlo, per merito anche di una sensibile
traduzione di Laura Pignatti, sua voce italiana.
Con
la stessa onestà che possiede un videoregistratore, Moeyaert
racconta e sembra quasi sparire: è talmente tanto nascosto dietro il
suo racconto, che chi legge sente solo la voce del piccolo Oscar, Os,
segue i suoi dialoghi frequenti e spesso trepidanti e soprattutto i
suoi bellissimi monologhi interiori. E in questi riconosce pezzi
della propria infanzia o di quella dei propri figli, alunni, nipoti.
Insomma di altri bambini veri. Un universo infantile perfettamente
centrato in una porzione di realtà in cui agiscono e si intersecano
piccoli nuclei affettivi, specchio di una società complessa: un
padre che lavora troppo e una madre fuggitiva che stanno cercando di
capire come salvare il loro matrimonio, una famiglia malinconica per
una morte incombente, una coppia di emigrati che si arrangiano con
una lingua non loro e con un lavoro 'ai margini', una madre e una
figlia che vivono lontane dai modelli convenzionali. Sono un pugnetto
di personaggi che costituiscono il piccolo mondo relazionale di
questo ragazzino.
Ed
è forse qui la grandezza maggiore di Moeyaert, quella di aver saputo
capire che il mondo di un bambino si può circoscrivere
sufficientemente anche in un incrocio di due strade e in relazioni
interpersonali che si contano sulle dita di una mano.
La
seconda sua abilità, che condivide con altri autori comparabili e
olandesi come lui e mi riferisco a Kuijer, sta nel saper leggere e
ricostruire in ambito letterario la società con uno sguardo laico e
maledettamente onesto con il risultato di non scalfire mai la
complessità della vita reale.
La
terza sapienza che mi sento di attribuirgli ha a che fare con la
prima.
A
mio parere, Bart Moeyaert è allo stato attuale dell'arte uno dei
migliori narratori di storie di fratellanza. Con la delicatezza e
l'attenzione che sempre distingue la sua ricerca introspettiva dei
personaggi, spesso si è soffermato sulla specifica relazione che
esiste tra ragazzini e ragazzine consanguinee. Visto che in passato,
ha già avuto modo di mettere a fuoco il tema, con Fratelli
(Rizzoli, 2011) di impronta autobiografica, e ha convinto molti suoi
lettori e lettrici, me compresa, si conferma qui che sull'argomento
abbia avuto modo di ragionarci a lungo, fin da quando aveva quattro
anni....
Carla
Nessun commento:
Posta un commento