lunedì 9 luglio 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


NEL CUORE DELL'INFANZIA
 
Il Club della Via Lattea, Bart Moeyaert (trad. di Laura Pignatti)
Sinnos 2016


NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"Quella notte, al buio, Max mi disse che non c'era posto per me nel suo letto. Io avevo appena attraversato la stanza e non avevo il coraggio di girarmi o di tornare indietro.
C'era sempre il rischio che mi perdessi nel cuore della notte.
Era quel momento in cui il giorno passato non c'era più e il giorno dopo non era ancora incominciato. Non avevo la più pallida idea di come lo sapessi, non avevo la più pallida idea se fosse vero, ma era meglio non rischiare."

Se ci fossero dubbi: Max è il maggiore, Oscar è il minore dei due fratelli.  Tre ragazzini, Oscar Emma e Max in un'estate strana: passata a fare 'niente'. Un gruppo di tre è di fatto già un club, e quel tetto di capannone dove si incontrano tutti i giorni è la loro clubhouse. Controllare la gente che passa lungo la Via Lattea all'incrocio con via delle Rose è la loro attività di rilievo, nella fattispecie verificare che il vecchio bassotto soprannominato Dottor Jekyll compaia all'angolo nel giusto orario, seguito dalla altrettanto vecchia padrona soprannominata Nancy Sinatra...
Questa è quella bella noia estiva, dietro cui si nascondono però altri malesseri: una mamma lontana per pensieri ingarbugliati, una zia che sta per morire. Per cacciarli lontani, i pensieri hanno bisogno di altri pensieri e Jekyll e Nancy sono un'ottima scusa: da un giorno all'altro, sono spariti nel nulla? E perché proprio ora che quei tre hanno scommesso su chi per primo dei due morirà?

E' un fatto: ci sono autori che sanno raccontare l'infanzia meglio di altri.
Bart Moeyaert è uno di loro. Il racconto attento di soli due giorni di vita di questi tre ragazzini e di tutto il mondo che li circonda può distendersi senza fretta in poco più di un centinaio di pagine.
Ed è un piacere assoluto leggerlo, per merito anche di una sensibile traduzione di Laura Pignatti, sua voce italiana.
Con la stessa onestà che possiede un videoregistratore, Moeyaert racconta e sembra quasi sparire: è talmente tanto nascosto dietro il suo racconto, che chi legge sente solo la voce del piccolo Oscar, Os, segue i suoi dialoghi frequenti e spesso trepidanti e soprattutto i suoi bellissimi monologhi interiori. E in questi riconosce pezzi della propria infanzia o di quella dei propri figli, alunni, nipoti. Insomma di altri bambini veri. Un universo infantile perfettamente centrato in una porzione di realtà in cui agiscono e si intersecano piccoli nuclei affettivi, specchio di una società complessa: un padre che lavora troppo e una madre fuggitiva che stanno cercando di capire come salvare il loro matrimonio, una famiglia malinconica per una morte incombente, una coppia di emigrati che si arrangiano con una lingua non loro e con un lavoro 'ai margini', una madre e una figlia che vivono lontane dai modelli convenzionali. Sono un pugnetto di personaggi che costituiscono il piccolo mondo relazionale di questo ragazzino.
Ed è forse qui la grandezza maggiore di Moeyaert, quella di aver saputo capire che il mondo di un bambino si può circoscrivere sufficientemente anche in un incrocio di due strade e in relazioni interpersonali che si contano sulle dita di una mano.
La seconda sua abilità, che condivide con altri autori comparabili e olandesi come lui e mi riferisco a Kuijer, sta nel saper leggere e ricostruire in ambito letterario la società con uno sguardo laico e maledettamente onesto con il risultato di non scalfire mai la complessità della vita reale.
La terza sapienza che mi sento di attribuirgli ha a che fare con la prima.
A mio parere, Bart Moeyaert è allo stato attuale dell'arte uno dei migliori narratori di storie di fratellanza. Con la delicatezza e l'attenzione che sempre distingue la sua ricerca introspettiva dei personaggi, spesso si è soffermato sulla specifica relazione che esiste tra ragazzini e ragazzine consanguinee. Visto che in passato, ha già avuto modo di mettere a fuoco il tema, con Fratelli (Rizzoli, 2011) di impronta autobiografica, e ha convinto molti suoi lettori e lettrici, me compresa, si conferma qui che sull'argomento abbia avuto modo di ragionarci a lungo, fin da quando aveva quattro anni....

Carla

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