venerdì 6 luglio 2018

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)



ADOLESCENTI E FAMIGLIE IN CRISI


Sembra esserci un filo conduttore comune, sotteso a molti romanzi rivolti ai ragazzi: le difficoltà della famiglia viste dal punto di vista degli adolescenti. In particolare, genitori fragili, messi di fronte al disagio giovanile, spesso connesso al bullismo.
Per darvi un’idea di questo filo conduttore vi propongo due romanzi, uno ristampato da poco in una collana diversa dall’originale, l’altro nuovo di zecca.
Nel primo, ‘Obbligo o verità’, di Annika Thor, riproposto dalla Feltrinelli nella collana Up, la protagonista femminile, Nora, è alle prese con un intricato nodo di relazioni, mentre la madre, separata, è presa dalle sue vicissitudini sentimentali.
Nora vuole riconquistare l’amicizia di Sabina, la sua amica del cuore, che si è allontanata per seguire una nuova amica, Fanny; per raggiungere questo obbiettivo è disposta a tutto, anche facendosi complice di un perverso gioco ai danni della ‘bruttina’ di turno, Karin, una ragazza goffa dalla famiglia ingombrante. Mentre l’intreccio di bugie, complicità, sofferenze segrete si fa sempre più soffocante e pericoloso, la mamma di Nora non si accorge di nulla, non fa domande, se non quando il disastro si è compiuto. La Thor descrive bene il meccanismo seduttivo del ‘male’, qui incarnato da Karin, che porta la protagonista a compiere azioni che disprezza, che non avrebbe mai voluto compiere: una bella analisi delle complicità, dalla motivazioni più disparate, che consentono ai bulli e alle bulle di esistere.

Di bullismo e di solitudine parla anche il romanzo di Allan Stratton, l’autore de ‘La casa dei cani fantasma' , in ‘Un viaggio chiamato casa’, pubblicato nella collana Contemporanea della Mondadori. Qui la protagonista, Zoe, ha una vita davvero complicata: ha dei genitori quanto meno distratti, una cugina che la perseguita a scuola, con il suo gruppo di amiche, e una nonna, che vive a Casa Bird, la casa di famiglia, che pian piano sta scivolando nella demenza.
Zoe è molto legata alla nonna, che vive ancorata ai ricordi lontani, alla sua casa dall’igiene improbabile, con i nidi per gli uccellini in giardino. Mentre la sua mente man mano si appanna, i genitori di Zoe pensano di rinchiuderla in un ospizio. Zoe sa che la nonna ne morirebbe. E così, anche per sfuggire alle continue angherie della cugina, considerata in famiglia un esempio di successo sociale, decide di scappare con la nonna a Toronto dove vive un altro figlio, lo zio Teddy; solo la sua presenza sembra poter rasserenare la nonna. Solo che zio Teddy nel frattempo è diventata zia Teddi, cambiamento che spiega la rottura con la famiglia. Il folle piano di Zoe, dunque, ha successo: Teddi e la madre si ritrovano e questo apre la strada alla soluzione del problema più assillante, trovare una sistemazione amorevole alla nonna. Se il finale immaginato dall’autore, in cui la famiglia si ritrova e si compongono tutti i contrasti e le incomprensioni precedenti, risulta un po’ troppo rassicurante, il romanzo di Stratton prende una piega inaspettata: le ultime pagine del libro sono dedicate alla descrizione commovente del rapporto fra nonna e nipote, negli ultimi giorni della sua vita. Il tema della morte e dell’addio, trattato anche in altri romanzi, è qui descritto come un percorso comune, vissuto da chi se ne sta andando e da chi resta, un percorso che consente di affrontare la fine con dignità. E questa parte mi è sembrata la più originale e più intensa di tutto il romanzo, altalenante, nelle pagine precedenti, fra il grottesco e il drammatico.
In tante altre narrazioni la presenza dei nonni rappresenta il punto di equilibrio affettivo delle famiglie, basti pensare ai romanzi di Kuijer; qui, in particolare, sembra di registrare una particolare fragilità della generazione di mezzo. Ma è anche vero che fra queste due generazioni, quella dei nonni e quella dei genitori, si è interposta una rivoluzione epocale, negli anni ‘70, nei rapporti di famiglia, nella visione del ruolo genitoriale. Ne sono seguite figure genitoriali più incerte, forse immature, sicuramente prive di quelle certezze che hanno caratterizzato al vita familiare nei decenni precedenti. Ma è anche vero che si sono rotti definitivamente, io spero, i vincoli della famiglia patriarcale. E se la libertà femminile, ancora assai fragile, passa attraverso un certo grado di incertezza, impareremo a gestirla, prima o poi.
In entrambi questi romanzi, dunque, una fotografia precisa del rapporto fra le generazioni e del disagio giovanile espresso soprattutto nel bullismo; e, in entrambi i casi, un finale forse anche troppo consolatorio, che non toglie che queste siano letture stimolanti per ragazze e ragazzi riflessivi dai tredici anni in poi.

Eleonora

“Obbligo o verità”, A. Thor, Feltrinelli 2009, ristampa nella collana Up 2018
“Un viaggio chiamato casa”, A. Stratton, Mondadori 2018


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