ADOLESCENTI E FAMIGLIE IN CRISI
Sembra esserci un filo conduttore
comune, sotteso a molti romanzi rivolti ai ragazzi: le difficoltà
della famiglia viste dal punto di vista degli adolescenti. In
particolare, genitori fragili, messi di fronte al disagio giovanile,
spesso connesso al bullismo.
Per darvi un’idea di questo filo
conduttore vi propongo due romanzi, uno ristampato da poco in una
collana diversa dall’originale, l’altro nuovo di zecca.
Nel primo, ‘Obbligo o verità’, di
Annika Thor, riproposto dalla Feltrinelli nella collana Up, la
protagonista femminile, Nora, è alle prese con un intricato nodo di
relazioni, mentre la madre, separata, è presa dalle sue
vicissitudini sentimentali.
Nora vuole riconquistare l’amicizia
di Sabina, la sua amica del cuore, che si è allontanata per seguire
una nuova amica, Fanny; per raggiungere questo obbiettivo è disposta
a tutto, anche facendosi complice di un perverso gioco ai danni della
‘bruttina’ di turno, Karin, una ragazza goffa dalla famiglia
ingombrante. Mentre l’intreccio di bugie, complicità, sofferenze
segrete si fa sempre più soffocante e pericoloso, la mamma di Nora
non si accorge di nulla, non fa domande, se non quando il disastro si
è compiuto. La Thor descrive bene il meccanismo seduttivo del
‘male’, qui incarnato da Karin, che porta la protagonista a
compiere azioni che disprezza, che non avrebbe mai voluto compiere:
una bella analisi delle complicità, dalla motivazioni più
disparate, che consentono ai bulli e alle bulle di esistere.
Di bullismo e di solitudine parla anche
il romanzo di Allan Stratton, l’autore de ‘La casa dei cani fantasma' ,
in ‘Un viaggio chiamato casa’, pubblicato nella collana
Contemporanea della Mondadori. Qui la protagonista, Zoe, ha una vita
davvero complicata: ha dei genitori quanto meno distratti, una cugina
che la perseguita a scuola, con il suo gruppo di amiche, e una nonna,
che vive a Casa Bird, la casa di famiglia, che pian piano sta
scivolando nella demenza.
Zoe è molto legata alla nonna, che
vive ancorata ai ricordi lontani, alla sua casa dall’igiene
improbabile, con i nidi per gli uccellini in giardino. Mentre la sua
mente man mano si appanna, i genitori di Zoe pensano di rinchiuderla
in un ospizio. Zoe sa che la nonna ne morirebbe. E così, anche per
sfuggire alle continue angherie della cugina, considerata in famiglia
un esempio di successo sociale, decide di scappare con la nonna a
Toronto dove vive un altro figlio, lo zio Teddy; solo la sua presenza
sembra poter rasserenare la nonna. Solo che zio Teddy nel frattempo è
diventata zia Teddi, cambiamento che spiega la rottura con la
famiglia. Il folle piano di Zoe, dunque, ha successo: Teddi e la
madre si ritrovano e questo apre la strada alla soluzione del
problema più assillante, trovare una sistemazione amorevole alla
nonna. Se il finale immaginato dall’autore, in cui la famiglia si
ritrova e si compongono tutti i contrasti e le incomprensioni
precedenti, risulta un po’ troppo rassicurante, il romanzo di
Stratton prende una piega inaspettata: le ultime pagine del libro
sono dedicate alla descrizione commovente del rapporto fra nonna e
nipote, negli ultimi giorni della sua vita. Il tema della morte e
dell’addio, trattato anche in altri romanzi, è qui descritto come
un percorso comune, vissuto da chi se ne sta andando e da chi resta,
un percorso che consente di affrontare la fine con dignità. E questa
parte mi è sembrata la più originale e più intensa di tutto il
romanzo, altalenante, nelle pagine precedenti, fra il grottesco e il
drammatico.
In tante altre narrazioni la presenza
dei nonni rappresenta il punto di equilibrio affettivo delle
famiglie, basti pensare ai romanzi di Kuijer; qui, in particolare,
sembra di registrare una particolare fragilità della generazione di
mezzo. Ma è anche vero che fra queste due generazioni, quella dei
nonni e quella dei genitori, si è interposta una rivoluzione
epocale, negli anni ‘70, nei rapporti di famiglia, nella visione
del ruolo genitoriale. Ne sono seguite figure genitoriali più
incerte, forse immature, sicuramente prive di quelle certezze che
hanno caratterizzato al vita familiare nei decenni precedenti. Ma è
anche vero che si sono rotti definitivamente, io spero, i vincoli
della famiglia patriarcale. E se la libertà femminile, ancora assai
fragile, passa attraverso un certo grado di incertezza, impareremo a
gestirla, prima o poi.
In entrambi questi romanzi, dunque, una
fotografia precisa del rapporto fra le generazioni e del disagio
giovanile espresso soprattutto nel bullismo; e, in entrambi i casi,
un finale forse anche troppo consolatorio, che non toglie che queste
siano letture stimolanti per ragazze e ragazzi riflessivi dai tredici
anni in poi.
Eleonora
“Obbligo o verità”, A. Thor,
Feltrinelli 2009, ristampa nella collana Up 2018
“Un viaggio chiamato casa”, A.
Stratton, Mondadori 2018
Nessun commento:
Posta un commento