SOMMERSI
Dopo ‘Il sogno del Nautilus’,
ritorna David Almond come autore di albi illustrati, anche questa
volta pubblicato da Orecchio Acerbo e, credo non casualmente, ritorna
anche in ‘La diga’, uscito da poco, il tema dell’acqua che
tutto sommerge e nasconde.
Dunque, in entrambi i casi si
rappresenta un mondo sommerso: nel primo caso, un inquietante mondo
futuro, dove le città, i monumenti creati dagli uomini si sono
trasformati nello scenario incantato in cui si muovono le creature
marine, ormai padrone del mondo. Qui, invece c’è un episodio
concretissimo, la costruzione di una diga negli anni ‘80 nel
Northumberland, regione del nord est dell’Inghilterra, ai confini
con la Scozia.
Come sempre in questi casi, una parte
del territorio è destinato a essere sommerso. Almond racconta di un
uomo e di sua figlia che fanno un’ultima passeggiata nelle terre
destinate a scomparire: prati, alberi e case. Soprattutto case,
oramai abbandonate e lasciate al loro destino. Prima che l’acqua le
nasconda allo sguardo, padre e figlia le visitano una dopo l’altra,
lei suonando il violino, lui cantando e ballando. E’ un omaggio a
chi è vissuto lì e ha cantato e ballato negli anni passati; un
omaggio ad uno spicchio di mondo che rischia l’oblio. Per Almond
opporsi all’oblio è tener viva la tradizione, la musica, lo stare
insieme riconoscendosi uno nell’altra.
Quello che verrà dopo non è un
paesaggio desolato, al contrario è un bel lago circondato da prati e
altra vita è cresciuta nel nuovo ambiente. Non c’è dunque nemmeno
l’accenno a una visione nostalgica rivolta al passato del mondo di
prima; c’è piuttosto la volontà di mantenere viva una tradizione
e di rendere omaggio a chi, nel tempo, gli ha dato corpo e voce.
Niente a che vedere con la visione apocalittica de ‘Il sogno del
Nautilus’; qui il rammarico per ciò che si è inevitabilmente
perduto, e che viene rappresentato dalle case prima piene di vita e
ora vuote, è compensato dalla consapevolezza che la memoria non
scompare con gli edifici, ma resta viva nelle persone e nei loro
ricordi.
Levi Pinfold, autore di ‘Cane nero’
e di ‘La stagione dei frutti magici’, si riconferma illustratore
validissimo, capace contemporaneamente di realismo e di
trasfigurazione. Qui sceglie di seguire la storia mantenendo una
tonalità costante, una gamma cromatica limitata che va dal bruno
all’ocra, con pochi inserti di un verde pallido e di un azzurro del
cielo che solo alla fine si illumina. Si va da grandi tavole a pagine
in cui si sommano piccoli ritratti, che riportano alla luce vite
disperse, persone che lì hanno abitato e che non ci sono più.
Dettagli, immagini come enumerazioni di cose, animali, alberi che
verranno ricoperti dall’acqua, una sorta di catalogo della memoria,
mentre le immagini a tutto campo rappresentano il presente, la vita
vissuta ora, la sua proiezione nel futuro.
Sicuramente privo dei toni poco
rassicuranti dell’albo precedente, ‘La diga’ è una piccola
storia di un posto lontano, ma è anche un discorso sulla memoria,
sui cambiamenti che costringono a cesure radicali, sulle tradizioni e
sulla musica, come espressione autentica di una comunità.
E’ una lettura a più livelli, che
apre molti discorsi e che consiglio a partire dai sette anni.
Eleonora
“La diga”, D. Almond e L. Pinfold,
Orecchio Acerbo 2018
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