IL BAMBINO CHE TUTTO PUÒ
La mia magia,
Gaia Guasti, Simona Mulazzani
Camelozampa 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"La mattina il
sole sorge per scaldarmi.
La mucca fa il mio
latte.
Il fornaio cuoce il
pane per me.
Le mie nuvole
corrono in cielo.
Il gatto mi fa le
fusa.
Chiamo. Una voce
risponde."
Ha
due grandi occhi scuri, i capelli biondo-rossicci, di giorno indossa
una maglietta a righe e di notte un pigiama a pois: è un
bambino-creatore del mondo, dei mondi. Fa colazione con pane e
marmellata. Quando chiama c'è sempre qualcuno che arriva: ha una
mamma che gli legge, un gatto con cui giocare. Quando fa tramontare
il sole e venire la notte, la sua casa si addormenta e il bambino che
tutto può, chiude gli occhi, non prima di aver acceso stelle e luna,
e poi finalmente anche lui prende sonno.
E
con lui che dorme anche il mondo intorno svanisce per rinascere
l'indomani, quando i suoi occhi si apriranno di nuovo.
Pensare
grande, non vedere limiti, creare tutto, concepire il mondo e farlo
obbediente sono tutte attitudini dell'infante: altro che privo di
parola (in-fari)! Un bambino è un piccolo dio onnipotente in grado
di fare e disfare nello spazio di un istante.
Questo
è il pensiero che Gaia Guasti dedica all'infanzia.
Un'attestazione,
una presa d'atto, che le cose stanno così tra i piccoli.
Uno
(in verità, due) dei migliori libri che raccontano l'infanzia sono
stati scritti e illustrati da Nikolaus Heidelbach e in Italia
pubblicati con scarso seguito da Donzelli rispettivamente con i
titoli: Cosa fanno i bambini?
e Cosa fanno le bambine?
Nel suo catalogo di bambini e bambine, Heidelbach disegna la bambina
che vuole fare carriera negli abiti di una papessa, mentre si guarda
allo specchio, con un paralume in testa e una tovaglia per mantello;
mentre il bambino che fa uno scambio, ai bordi di una sabbiera in cui
gioca un bebè, sta vendendo l'anima del fratellino al diavolo,
passandogli il ciuccio del piccolo.
Onnipotenti
entrambi.
Nell'albo
di Gaia Guasti il registro è meno tagliente e 'scomodo', ma
altrettanto correttamente si descrive una condizione che l'umanità
attraversa: l'infanzia, l'età d'oro in cui tutto è possibile.
Se
la 'scomodità' in Heidelbach è tutta per gli adulti che colgono
immediatamente l'irriducibilità dell'infanzia a un canone di
'civilizzazione' o di educazione, o di contenimento in La
mia magia tutto è virato attraverso un
filtro di 'tenerezza' nello sguardo dell'adulto. Condiscendente,
entra in scena, nei panni di una madre, a rispondere ai bisogni, a
esserci quando interpellata.
Da Heidelbach, invece, i grandi non hanno
accesso sulla pagina, salvo l'eccezione dei due genitori mostri
meccanici con cui il bambino condivide la cena. Da qui forse deriva lo scarso successo delle vendite...
Al
contrario, in La mia magia,
sebbene la Guasti, nella stringatezza del testo, non senta il bisogno
di dare aspetto a una figura affettiva nei confronti del bambino
onnipotente - si limita a un 'Chiamo. Una voce risponde'
- ci pensa Simona Mulazzani a contestualizzare il senso e a
rassicurare lettori piccoli e grandi, che va tutto bene.
Il
panettiere ha fatto il pane, la torta è nel forno, abbondante cibo è
sulla tavola, gli animali sono devoti e qualcuno anche al guinzaglio,
i giocattoli giacciono numerosi sparsi sul pavimento e un morbido
letto con coperta a losanghe - la stessa che avvolge i risguardi - è
testimone muta e accogliente per il sonno di gatti, bambini e persino
della luna.
In
conclusione si potrebbe riassumere così: grazie alla potenza che si
scatena in qualsiasi dialogo, in un albo illustrato esso nasce tra
testo e disegno, da una parte Gaia Guasti osserva e riporta il senso
di onnipotenza di un bambino, in un racconto in prima persona,
ritmato e asciutto; dall'altro Simona Mulazzani, si infila, colmando
i silenzi lasciati dal testo, declinandolo in una chiave tenera e
rassicurante. Tutto così diventa più morbido, più rotondo e
avvolgente.
Per
questo, non è difficile immaginare una lettura intima tra un grande
e un piccolo, con ogni probabilità prima del sonno notturno al
sicuro e al caldo nel proprio letto, tra i propri giochi, nella
propria camera, nella propria casa.
Per
quanti sforzi possa fare, però, non riesco a non pensare che sebbene
tutti i bambini del mondo naturalmente tendano all'onnipotenza, non a
tutti essa è concessa, sebbene tutti i bambini del mondo dovrebbero
addormentarsi al sicuro, non a tutti è concesso.
Ecco.
Carla
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