DI STORIE DI METAMORFOSI
Il Signor
Fortunato, Daniele Movarelli, Alice Coppini
Edt Giralangolo 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 5 anni)
"Un giorno
ventoso, mentre scendeva dalla macchina, il Signor Fortunato perse il
cappello. Uno dei tanti.
Iniziò a
rincorrerlo a perdifiato, per chilometri e chilometri. Tanto che alla
fine si ritrovò immerso in un grande parco, era ormai sera e non
sapeva come tornare a casa."
Il Signor Fortunato si
mette giù a dormire.
La mattina dopo, al risveglio, qualcosa di
strano rallenta i suoi movimenti nelle strade di città in cerca
della sua auto sportiva, rossa fiammante. Qualcosa di simile a quello
accaduto una volta a Gregor Samsa, il Signor Fortunato si ritrova un
guscio di lumaca sulla schiena. Lui, l'uomo dinamico e ricco che a
casa possiede tutto e perfino in soffitta ha una giungla e in cantina
un impianto sciistico, lui che non ha solo un'automobile, ma anche
navi, aerei, mongolfiere, treni e sommergibili. Lui, ora è lì che
va a piedi, lento lento perché non passa più dallo sportello della
macchina e nemmeno dalla porta di casa. Tutto è diventato
irraggiungibile e inservibile. I medici non sanno aiutarlo e non gli
resta che mangiare insalata scomodamente seduto su una panchina.
Le panchine sono luoghi
di osservazione e riflessione e quando arriva la pioggia, il freddo e
la notte al Signor Fortunato non resta che ritirarsi nella sua nuova
casa, piccola e splendidamente vuota. Pronto a iniziare, forse il suo
percorso di liberazione.
Due cose, più di
altre, colpiscono in questo libro.
La prima è l'inizio,
la seconda è la fine. Il prima e il dopo. Sebbene tutto il libro
spinga il lettore a concentrarsi sulla loro distanza in termini di
differenza, a me piace considerarle separatamente.
Dell'inizio è
apprezzabile che si parta con un crescendo, che elenca in modo
composto e ordinato i possedimenti del Signor Fortunato. A partire
dalla casa che, riga dopo riga, si definisce sotto i nostri occhi con
un piacevole garbo. La composizione di Alice Coppini asseconda e
rilancia con citazioni da Rodin a Picasso passando per Calder e per
il scultura classica e la ceramica greca e via andare. L'elenco si
movimenta con alcune trovate originali, quali l'orchestra sinfonica
al posto del campanello della porta.
Poi si passa al giardino: qui in
sole cinque righe di testo si passa dallo zoo al razzo spaziale.
Ultimo, il suo parco mezzi di trasporto, rigorosamente elencato per
ordine di grandezza.
Gli elenchi, se
costruiti con criterio, sono letterariamente piacevoli e materia di
divertimento per i più piccoli, in quanto sequenze di rapida
comprensione. Se per di più, il suddetto elenco è pensato come
successione di oggetti sempre più grandi e sempre più inverosimili
rispetto al contesto, il divertimento si moltiplica con essi.
Del finale si intuisce
la direzione, ma è solo nell'ultima pagina che assume un valore
ulteriore. Non mi sto riferendo alla morale della storia in sé - chi
tanto possedeva ora trova il sorriso a raggomitolarsi in un guscio di
lumaca perché quel che conta non sono gli oggetti, ma le persone -
ma al fatto, forse più sotterraneo, ma di certo meno scontato e
'politicamente corretto'. Mi riferisco all'irreversibilità di uno
stato.
Qualcosa del genere mi
colpì leggendo milioni di anni addietro Le streghe di Dahl, ovvero
la condizione di topo che il bambino vive come definitiva. In altri
termini: trovarsi diverso e accettare la metamorfosi senza fiatare.
Tutto quello che c'è
in mezzo tra il principio e la fine pare concepito per far convergere
il pensiero su una tesi che si vuole dimostrare. Tesi, peraltro,
condivisibilissima, s'intende. Per paradosso è proprio questa la
parte meno risolta del libro. Sarebbe utile ragionare ancora una
volta sul fatto che nei libri spetta soprattutto alle storie il
merito di tenerli a galla. E della storia del Signor Fortunato è
proprio lei la cosa più bella: un uomo solo si circonda di oggetti e
un giorno si trasforma 'quasi' in lumaca. Per questa ragione, la
doppia pagina del parco sebbene nei disegni sia una delle più lievi
e felici, nel testo si appesantisce e annaspa un po' fino a diventare
'scivolosa' la pagina dopo, complice la pioggia che arriva su tutti.
Carla
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