QUANDO IL LUPO E’ DOMESTICA
Nel gioco dei ribaltamenti dei
significati delle fiabe, il lupo ha spesso un ruolo importante: da
Lupo Cattivo diventa Lupo Buono, Lupo Tonto, Lupo Spaventato da
Cappuccetti Rossi terribili.
Quindi nessuno stupore particolare nel
trovare un albo che ancora una volta percorre questa strada, ma lo fa
con assoluta originalità e un senso dell’umorismo raro.
Si tratta di “Quei dannati sette
capretti”, di Sebastian Meschenmoser, pubblicato da Orecchio
Acerbo.
Qui il Lupo non è affatto buono e,
come tradizione vuole, è ben intenzionato a mangiarsi i sette
capretti; a questo fine, si traveste accuratamente da Mamma Capra,
mentre lei è fuori a fare compere.
Bussa alla porta con le peggiori
intenzioni, che però naufragano immediatamente nel caos della casa
dei capretti. E il Lupo non resiste, non pensa di avere alcuna
possibilità di trovare i capretti in quel disordine, in quella
sporcizia; quindi si arma di appositi strumenti e spazza, lava,
rassetta, mette in ordine tutto il piano terra della graziosa
villetta. Ma i pestiferi capretti si sono forse nascosti nel piano
superiore? Anche lì c’è da spaventarsi per i disordine
insormontabile che regna in ogni angolo. Dunque, di nuovo, il nostro
Lupo dismette le vesti di spietato cacciatore e indossa quello di
‘domestica’, affrontando con coraggio e determinazione il campo
di battaglia cosparso di panni sporchi, giocattoli sparsi, letti da
rifare.
Al ritorno di un’imponente Mamma
Capra, il nostro Lupo è ormai, suo malgrado, un servizievole
strumento di pulizia.
Questo albo di Meschenmoser è un
gradito ritorno: ne avevamo già apprezzato l’ironia e
l’essenzialità del tratto in ‘Lo scoiattolo e la luna’.
Anche in questo caso l’ironia e il
gusto del surreale è la cifra distintiva del racconto, che si esalta
nel dettaglio con cui vengono descritti i personaggi. Anche qui le
due contro copertine sono l’incipit e la fine della storia. Anche
qui il protagonista è un personaggio impagabile, un nevrotico
ossessivo compulsivo che non può esimersi dal pulire e mettere in
ordine quello che ha di fronte. Questo Lupo, pur nella sua
intenzionale cattiveria, non può che intenerire il lettore e la
lettrice, schiavo come è della sua ossessione: mentre riordina,
pulisce, lustra e prepara una casa accogliente per quegli stessi
capretti che vorrebbe mangiarsi, è ancora convinto di perseguire il
suo proposito da carnivoro, mentre in realtà si sta assoggettando
alle necessità di quella famiglia disordinatissima.
Parlavo prima di dettagli perché le
espressioni del Lupo sono descritte avendo bene in mente la tipologia
umana cui il carattere è ispirato: perfetta la descrizione,
rigorosamente senza parole, della preparazione del travestimento, che
dovrebbe trasformare il Lupo in Mamma Capra. Esilaranti le
espressioni che raccontano la metamorfosi del Lupo, in azione contro
lo sporco: concentrato, efficiente, irritato da tanto offensivo
disordine, mentre i piccoli capretti se la ridono, nascondendosi
sotto il suo naso.
Come sempre il disegno dell’autore,
le cui qualità grafiche sono ben note, è perfetto, anche nelle
affollatissime tavole a doppia pagina in cui si manifesta l’apoteosi
del disordine della casa dei capretti; questa volta però è
accompagnato da un uso del colore diverso, con una gamma cromatica di
colori vivaci, squillanti, che rendono queste tavole ancora più
divertenti. Fra l’altro, è una bella sfida individuare i capretti
sotto i tavoli o dentro i cassetti: come si sa, i capretti si
annidano nei dettagli!
Lettura divertente, molto divertente,
per grandi e piccoli, a partire dai cinque anni.
Eleonora
“Quei dannati sette capretti”, S.
Meschenmoser, Orecchio Acerbo 2019
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