venerdì 10 maggio 2019

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


QUANDO IL LUPO E’ DOMESTICA


Nel gioco dei ribaltamenti dei significati delle fiabe, il lupo ha spesso un ruolo importante: da Lupo Cattivo diventa Lupo Buono, Lupo Tonto, Lupo Spaventato da Cappuccetti Rossi terribili.
Quindi nessuno stupore particolare nel trovare un albo che ancora una volta percorre questa strada, ma lo fa con assoluta originalità e un senso dell’umorismo raro.
Si tratta di “Quei dannati sette capretti”, di Sebastian Meschenmoser, pubblicato da Orecchio Acerbo.
Qui il Lupo non è affatto buono e, come tradizione vuole, è ben intenzionato a mangiarsi i sette capretti; a questo fine, si traveste accuratamente da Mamma Capra, mentre lei è fuori a fare compere. 


Bussa alla porta con le peggiori intenzioni, che però naufragano immediatamente nel caos della casa dei capretti. E il Lupo non resiste, non pensa di avere alcuna possibilità di trovare i capretti in quel disordine, in quella sporcizia; quindi si arma di appositi strumenti e spazza, lava, rassetta, mette in ordine tutto il piano terra della graziosa villetta. Ma i pestiferi capretti si sono forse nascosti nel piano superiore? Anche lì c’è da spaventarsi per i disordine insormontabile che regna in ogni angolo. Dunque, di nuovo, il nostro Lupo dismette le vesti di spietato cacciatore e indossa quello di ‘domestica’, affrontando con coraggio e determinazione il campo di battaglia cosparso di panni sporchi, giocattoli sparsi, letti da rifare.


Al ritorno di un’imponente Mamma Capra, il nostro Lupo è ormai, suo malgrado, un servizievole strumento di pulizia.
Questo albo di Meschenmoser è un gradito ritorno: ne avevamo già apprezzato l’ironia e l’essenzialità del tratto in ‘Lo scoiattolo e la luna’.
Anche in questo caso l’ironia e il gusto del surreale è la cifra distintiva del racconto, che si esalta nel dettaglio con cui vengono descritti i personaggi. Anche qui le due contro copertine sono l’incipit e la fine della storia. Anche qui il protagonista è un personaggio impagabile, un nevrotico ossessivo compulsivo che non può esimersi dal pulire e mettere in ordine quello che ha di fronte. Questo Lupo, pur nella sua intenzionale cattiveria, non può che intenerire il lettore e la lettrice, schiavo come è della sua ossessione: mentre riordina, pulisce, lustra e prepara una casa accogliente per quegli stessi capretti che vorrebbe mangiarsi, è ancora convinto di perseguire il suo proposito da carnivoro, mentre in realtà si sta assoggettando alle necessità di quella famiglia disordinatissima.


Parlavo prima di dettagli perché le espressioni del Lupo sono descritte avendo bene in mente la tipologia umana cui il carattere è ispirato: perfetta la descrizione, rigorosamente senza parole, della preparazione del travestimento, che dovrebbe trasformare il Lupo in Mamma Capra. Esilaranti le espressioni che raccontano la metamorfosi del Lupo, in azione contro lo sporco: concentrato, efficiente, irritato da tanto offensivo disordine, mentre i piccoli capretti se la ridono, nascondendosi sotto il suo naso.


Come sempre il disegno dell’autore, le cui qualità grafiche sono ben note, è perfetto, anche nelle affollatissime tavole a doppia pagina in cui si manifesta l’apoteosi del disordine della casa dei capretti; questa volta però è accompagnato da un uso del colore diverso, con una gamma cromatica di colori vivaci, squillanti, che rendono queste tavole ancora più divertenti. Fra l’altro, è una bella sfida individuare i capretti sotto i tavoli o dentro i cassetti: come si sa, i capretti si annidano nei dettagli!
Lettura divertente, molto divertente, per grandi e piccoli, a partire dai cinque anni.

Eleonora

“Quei dannati sette capretti”, S. Meschenmoser, Orecchio Acerbo 2019




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