lunedì 8 luglio 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


MILIONI DI FARFALLE

Colpo di fulmine, Grégoire Solotareff (trad. Maria Pia Secciani)
Edizioni Clichy 2019



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Quella mattina, alle prime luci del giorno, il riccio Matilde controllò, come d'abitudine, che tutto fosse in ordine intorno alla sua casetta.
Erano le sei, l'ora di andare a dormire. Un lampo in lontananza illuminò il cielo.
Era una mattina tempestosa."

Matilde entra in casa e si organizza per andare a dormire: doccia, pettinata agli aculei, tè, borsa dell'acqua calda e lettino. Già addormentata, qualcuno bussa alla sua porta. Ora molto insolita per ricevere una visita. A quest'ora tutto il bosco dovrebbe essere a dormire.
Mentre apre la porta, tuona. Davanti a lei c'è un giovane riccio, un riccio ragazzo si potrebbe definire, tutto spettinato con una nuvola di farfalle intorno, interessate ai tanti fiorellini infilzati nei suoi aculei. Giù per la collina, inseguito dal temporale, li ha strappati rotolando e ora è in queste condizioni. Matilde è sottosopra per la piacevolezza di questa sorpresa. Due convenevoli balbettati, un po' di rossore per entrambi - fortunatamente coperto dalle farfalle e i due ricci riprendono la loro strada: Matilde verso il letto e Felix verso casa. Per entrambi nulla sarà più come prima. Per Matilde rotolarsi come un tempo giù per la collina in cerca di fiori e di farfalle, per Felix ricapitare di nuovo davanti a quella porta...

Le farfalle e l'innamorarsi sono un binomio consolidato.
Questo di Solotareff sembra un dichiarato riferimento a quello che successe nel 1982 in un librino francese che ha avuto il merito di diventare una storia di culto:
Il mostro, pieno di rabbia cominciò a gonfiarsi,
a gonfiarsi, a gonfiarsi, a gonfiarsi...
..finché esplose in tanti piccolissimi pezzetti
che volarono di qua e di là,
trasformandosi in farfalle di tutti i colori e in fiorellini profumati.
Ed ecco che da sotto la pelle dell'orribile mostro peloso,
comparve un giovanottino, ma così carino, ma così grazioso...

Cosa accade poi alla principessa Lucilla è storia conosciuta.
Qualche anno dopo furono due elefanti a piacersi, circondati da farfalle (un milione di farfalle, E. van de Vendel, C. Cneut, Adelphi 2007).
Stach vide farfalle dorate, farfalle striate, farfalle banderuola, farfalle dall'occhio sereno, farfalle arcobaleno, farfalle salterello, farfalle acchiappine, farfalle mulinello e farfalle sgarzoline, farfalle coccinella e della notte bella...
La sua mamma e il suo papà lo sanno: quando arrivano le farfalle è il momento di andarsene di casa, lungo il sentiero che s'inoltra nel bosco. E anche Stach in qualche modo fa strada, 'rotola giù dalla collina', come Felix.


A parte una copertina meno riuscita di altre, già dalla prima pagina ci si ritrova immersi nel Solotareff che domina la pagina con la sua paletta di colori forti che arrivano dai Fauves e dagli Espressionisti e con quel segno deciso e incisivo che lo rende inconfondibile. Un bosco che ha la notte alle spalle - grigia e nera da cui occhieggia qualcuno - e la luce davanti, con i suoi tronchi magenta, definiti da pochi segni neri di contorno e da qualche sfumatura rossa. Poi arriva il giallo della casetta e della porta, poi l'azzurro della camera di Matilde alle sette meno dieci. E con questa festa di colore, che è appunto 'espressione' degli stati d'animo raccontati nella storia, si circoscrivono personaggi e oggetti, tutti sempre un po' storti, imperfetti e pieni di energia.


Paradossalmente le parti meno riuscite del libro, che in generale direi non arrivi a eguagliare i capolavori del passato, sono proprio quelle che si concentrano sui due ricci che non sanno essere comunicativi a livello visuale come i suoi gatti, i suoi uccelli, i suoi leoni ed elefanti, i suoi conigli. Lo sono invece molto a livello testuale. Compresa l'ironia sul finale e il finale stesso che è un altro esempio da manuale su come chiudere in bellezza una storia.
Questo albo si potrebbe usare come manuale per insegnare un buon modo di costruire una mise en page di altissimo livello.
A metà degli anni Ottanta, Solotareff che è letteralmente circondato in famiglia da artisti, molla il suo lavoro da medico e, in cerca di una maggiore libertà, comincia anche lui a disegnare e sulle sue tavole piene di animali costruisce le storie che essi gli raccontano. 


Diverso il suo segno rispetto a quello della maggior parte dei suoi colleghi nell'eccellente officina dell'Ecole des Loisirs, guarda forse a Claude Boujon ma di certo al grande maestro di tutti, Tomi Ungerer. Da lui sembra ereditare anche il coraggio del punto di vista.
Il punto di vista è una delle peculiarità più interessanti di Solotareff che ha la capacità - onestà e coraggio di nuovo - di rivolgersi all'infanzia senza pudori, senza false illusioni, senza inutili censure o cautele. Lo racconta lui stesso che ha molto viva nella memoria la sua infanzia ed è da questa - evidentemente - che attinge a piene mani. Ed ha altrettanto chiaro che se nella storia non c'è dramma, quella storia non vale granché. Ed è per questo che quando c'è da parlare di paura, va dritto a punto, 'attraversa il bosco' e quando c'è da parlare di relazioni padri e figli va altrettanto sicuro alla meta. E così via.


Forse, in questo senso, quello con cui condivide più affinità è Alan Mets, non ultima la comune scelta programmatica di popolare le storie con un bestiario variegato che racconti l'umanità.
Con vent'anni di scarto, solo Anaïs Vaugelade sembra guardare a Solotareff con ammirata devozione. In molti sensi.
E noi, in questo siamo con lei.

Carla

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