SPERDUTI
E’ una storia di grande fascino, un
romanzo che merita appieno la Carnegie Medal ricevuta nel 2018: ‘Alla
fine del mondo’, di Geraldine McCaughrean, da poco pubblicato da
Mondadori nella collana Contemporanea, è un grande romanzo.
Racconta la storia, ispirata a un
fatto reale accaduto nel 1727 nell’arcipelago scozzese di Saint
Kilda, di un gruppo di uomini, con una ragazza camuffata da ragazzo,
rimasti soli nell’isolotto di Warrior Stac per nove mesi. Erano
andati lì, in estate, a fare incetta di uccelli marini, preziosi per
la carne, le piume e l’olio, assai ben pagato. Dovevano restare
qualche settimana e invece nessuno è venuto a riprenderli.
Il romanzo della McCaughrean, autrice
nota al pubblico italiano, è il racconto della loro lotta per la
sopravvivenza, delle loro diversità, dei loro disperati destini.
Il protagonista è Quilliam, un
adolescente che, insieme ad altri ragazzi, accompagna i tre adulti
‘uccellatori’, destinati cioè a guidare la breve stagione di
caccia su un isolotto sperduto nell’oceano. Se l’inizio di questa
impresa appare prevedibile, ma non per questo meno duro, la presa di
coscienza che è passato troppo tempo e che nessuno verrà a
riprenderli spalanca davanti a questo gruppo di persone la
prospettiva di un inverno durissimo, flagellato dalle tempeste, senza
poter contare su altro che se stessi. C’è chi si auto nomina
pastore, pretendendo di dettare legge; chi è spinto da visoni
mistiche e chi, come Quilliam, cerca di tenere viva la speranza fra i
più piccoli raccontando storie e nominando ciascuno ‘custode’ di
qualcosa: della memoria, del tempo, dei preziosi strumenti di lavoro.
A renderlo più forte è l’amore per la giovane ragazza arrivata da
poco nel paesino costiero da cui vengono tutti: Murdina, l’affettuosa
maestra che ha insegnato loro a leggere e a scrivere. Il lavoro di
uccellatore è durissimo e feroce, non lascia scampo alle diverse
specie di uccelli che lì si affollano per deporre le uova o
ripararsi: le pulcinelle di mare, le berte, i fulmari. Quill si
affeziona a un’alca, un grosso uccello marino, ora estinto,
incapace di volare, che lo accompagna nelle diverse, pericolosissime
imprese. La sua feroce uccisione, da parte dei compagni di sventura,
è per il ragazzo un segnale dell’imminente definitiva sventura, la
fine del mondo. Alla fine una barca arriverà, quella
dell’implacabile esattore dei tributi, che li raccoglie e li
riporta in un villaggio reso deserto, o quasi, da un’epidemia di
vaiolo. Pochi uccellatori potranno riabbracciare i familiari, Quill,
con il cuore inaridito dall’aver perso tutto, vuole imbarcarsi e
lì, sulla banchina del porto, c’è un colpo di scena finale.
‘Alla fine del mondo’ è un potente
romanzo corale che più che raccontare quanto l’isolamento possa
cambiare le persone e svelarne l’intima natura, racconta in primo
luogo la durezza della vita di questi uomini all’estremo nord della
Scozia, dipendenti dalla natura e in lotta perenne con essa; niente
può essere perduto, niente tralasciato, una piuma, un coltello, una
fune. E’ una natura matrigna, che però nutre e sostiene anche
quando non è rimasto più niente. Solo Quill, narratore di storie,
riesce a vedere in un animale lo specchio affettivo della sua
solitudine.
Nonostante sia una storia ambientata
all’inizio del ‘700, la narrazione è avvincente, ci trasporta su
un isolotto sperduto a condividere la lotta per la sopravvivenza di
un manipolo di persone che non hanno altro che la loro esperienza e
la loro tenacia. Efficace la traduzione di Anna Rusconi, precise le
illustrazioni di Jane Milloy e la mappa di Ian McNee. Mi incuriosisce
il fatto che l’editore inglese, Usborne Publishing, non abbia
utilizzato il proprio marchio italiano per la traduzione. E trovo sia
una sottovalutazione da parte dell’editore italiano Mondadori aver
scelto la collana Contemporanea, più esplicitamente per ragazzi,
rispetto a quella de I Grandi, dove trovano spazio romanzi, come
questo, adatti anche a un pubblico adulto.
Bella lettura, avventurosa e
drammatica, da affrontare dai dodici anni in poi.
Eleonora.
“Alla fine del mondo”, G.
McCaughrean, Mondadori 2019
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