L'ANNO CHE VERRÀ
L'ultimo regalo
di Babbo Natale, Marie-Aude Murail, Elvire Murail,
Quentin Blake (trad.
Sara Saorin)
Camelozampa 2019
NARRATIVA PER MEDI (dai
7 anni)
Julien strappò la
carta. E, in una scatola di cartone dall'aria strana, trovò una
locomotiva a vapore di legno. Era colorata di rosso e blu ed era
davvero graziosa. 'È in giocattolo da bambini piccoli' borbottò il
papà, guardando la moglie. 'Non sono stata io!' protestò lei. 'Ha
gli occhi!' esclamò Julien. Lo disse talmente forte che i suoi
genitori sobbalzarono. 'Ehmm... Sì. Ha gli occhi' disse suo padre.
'Mi sta guardando!'"
La
locomotiva non solo lo guarda, a Julien, ma gli strizza addirittura
l'occhio. Parrebbe un giocattolo caduto per errore dal sacco di Babbo
Natale e come tale andrebbe restituito, qualora il legittimo
proprietario lo reclamasse indietro, entro un anno e un giorno.
Questa è la regola.
Quella
locomotiva, Julien lo sa da subito, ha qualcosa di diverso, se non
altro per il modo in cui è arrivata nelle sue mani. Per quel bambino
infatti era arrivato l'anno in cui non credere più in Babbo Natale.
I suoi dubbi in merito li coltivava da tempo, tuttavia per far
contenti i suoi genitori, si era ripromesso ancora per un anno di
'stare al gioco'. Stando così le cose, tutto sarebbe stato nella
norma con l'arrivo del regalo richiesto, la console per i video
giochi, e un po' di teatrino con urletti e finta sorpresa intorno
all'albero il mattino del 25 dicembre.
Ma la locomotiva che ha per le
mani non è stata comprata: è arrivata a sorpresa. Per questo,
forse, diventa il gioco preferito di Julien che le dà un nome -
Juliette - e la tiene sempre con sé. Sul cuscino, a tavola, in
spiaggia, in campagna, la locomotiva è nei suoi giochi e nei suoi
pensieri, come anche lui lo è nelle attese di quel locomotore di
legno, che lo aspetta ogni giorno al suo ritorno da scuola.
Il
tempo passa ed è in arrivo un nuovo Natale. Potrebbe dunque
succedere che Babbo Natale, a pieno titolo, quella fatidica notte
ritorni da lui e pretenda indietro la locomotiva caduta dal sacco.
Se
almeno fosse stato cattivo, sarebbe stato depennato dalla lista dei
bambini da visitare. Ma no, lui è stato bravo. E neanche rimandare
di un giorno il Natale oppure scrivere a Babbo Natale di non passare
per risparmiare tempo e fatica, sono soluzioni possibili.
L'unica
cosa da fare richiede molto coraggio...
Diventare
un po' più grandi richiede del coraggio.
Julien sta diventando
grande -e Quentin Blake lo allunga sulla pagina - e non solo perché
il gioco di mamma e papà è ormai smascherato, ma anche e
soprattutto perché trova in sé il coraggio di fare la cosa giusta.
Non cerca neanche per un momento di farsi scudo dietro le spalle più
larghe di una mamma e di un papà, per non restituire la locomotiva
al legittimo proprietario.
Julien
è davvero un bambino in mezzo al guado.
Da un lato è ancora molto visibile in lui lo sguardo che riesce a vedere nei suoi giocattoli una esistenza vitale, un'anima e per questo a dargli un nome, Juliette, dall'altro quello stesso bambino affronta l'eventuale distacco da quel gioco e da quell'anima, con la tempra di un eroe.
Da un lato è ancora molto visibile in lui lo sguardo che riesce a vedere nei suoi giocattoli una esistenza vitale, un'anima e per questo a dargli un nome, Juliette, dall'altro quello stesso bambino affronta l'eventuale distacco da quel gioco e da quell'anima, con la tempra di un eroe.
Le
Murail lo raccontano così bene, come se Julien fosse lì davanti ai
loro occhi (e forse le due sorelle sono memori, e reciproche testimoni,
dei loro rispettivi ultimi Natali da credenti). Con la capacità di
dosare silenzi, cose non dette, e parole e fatti restituiscono a noi
che leggiamo l'autenticità di quel momento che è stato e sarà
momento cruciale di ogni infanzia, di fronte al mistero della notte
di natale.
Magistrale
l'atmosfera di ambiguità e incertezza che circonda l'intera
situazione.
Bella
è la scrittura, bello è l'impianto narrativo. Bellissimo il finale,
sia scritto che disegnato: sospeso.
Gli
scrittori per bambini dovrebbero imparare da Murail (e Murail) che la
letteratura si nutre di tale ambiguità, di tale complessità, e di
tale stratificazione.
E
quindi è bello constatare che un racconto può diventare vero.
Bello
è saper scrivere, senza scriverlo, che nulla è mai del tutto bianco
o del tutto nero e che anche i bambini che crescono, lo fanno con
lievissimi quanto impercettibili movimenti, come ingranaggi di un
orologio.
Julien
si sta muovendo in una direzione, ma dentro di sé ha tanto della
strada percorsa, cui non vuole - giustamente - rinunciare. Neanche in
nome dello scatto 'di carriera' che, per esempio, suo padre ci
terrebbe tanto facesse.
Gli
illustratori per bambini dovrebbero imparare da Quentin Blake come si
costruisce una narrazione per immagini e per colore, così viva
ed esplicita 'semplicemente' attraverso l'inserimento di minuscoli dettagli: il
gioco degli sguardi, la posizione dei personaggi nello spazio che li
contiene. Tutto questo restituisce, senza parere, con precisione le dinamiche
interne di quella piccola famiglia.
E
last but not least, bello è il racconto di questo attaccamento a un
mondo fatto di locomotive che ti strizzano l'occhio e che, se si è
fortunati e accorti, come dimostrano le due Murail e Blake,
potrebbe durare per sempre.
Bello
è anche pubblicare un libro di Natale lontano dal Natale.
E
bello è stato poterlo leggere e poterne scrivere.
Carla
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