STILEBORANDO
Niente da fare, Silvia
Borando
Minibombo 2020
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)
"Quando in giro non c'è niente
da fare... qualcosa da fare prima o poi salta fuori!"
Questo è ciò che capita a un
ragazzino dalla maglietta a righe e dai capelli tagliati con la
scodella. Si annoia fin dalla copertina e il titolo gli è appena
caduto in testa. La noia continua anche dopo, quando si affaccia al
bordo della prima pagina in cerca di qualcosa che possa attirare la
sua attenzione.
Un semicerchio grigio, che pare proprio un sasso
tondo su cui inerpicarsi, si rivela essere il carapace di una
accigliata tartaruga. Si scende e fine del divertimento. Il
successivo elemento che attira la sua attenzione è un albero a cui
rami sarebbe divertente appendersi. Se non fossero le corna di un
cervo indispettito...
Si scende e fine del divertimento. La
passeggiata del bambino annoiato prosegue e quel fiorellino diverso
potrebbe essere raccolto, se non fosse il codino di un leprotto
spaventato...si salta ma poi è fine del divertimento. Con quella
palla rossa, nella pagina successiva, potrebbe essere divertente
giocarci a calcio, se non fosse che è il guscio di una chiocciola
risentita. Forse tutto questo camminare stanca quelle due gambette
corte quindi quella sedia gialla arriva al momento giusto, se non
fosse che è il fondo schiena di una giraffa seccatissima.
Solo l'ultimo incontro sembra essere
foriero di gioco e divertimento in compagnia, ma non per tutti...
Ma per scoprirlo bisogna addirittura
chiedere il libro e arrivare con gli occhi attenti fino alla quarta
di copertina.
In perfetto 'Stileborando' anche questo
libro tutto bianco e silenzioso si può annoverare nella schiera dei
'libri cattivelli' che ogni tanto Minibombo sforna.
In perfetto 'Stileborando' tutto ruota
intorno alla forma delle cose. E alla loro relativa trasformazione.
Dagli acquerelli magnifici della Agostinelli di Sembra questo
sembra quello è stata percorsa diversa strada e qui è tutto
molto 'geometrico', compresa la testa e i capelli di quel bambino che
non ha niente da fare. Il gioco per un bambino piccolo però si
ripete ogni volta con lo stesso gusto (magari un po' meno stimolato
sotto il profilo estetico, ma pazienza) e dopo ogni giro di pagina,
qui come allora si disvela la forma completa e quindi l'animale che
il bambino è andato a disturbare. Il colore che cambia di volta in
volta favorisce la comprensione, fatta eccezione per la coda punk del
leprotto.
Il particolare che però lo rende più
divertente e inaspettato del solito sta nell'uso che la Borando ha
deciso di fare del libro, in quanto oggetto, in sé.
Così i risguardi finali sono portatori
di un pezzo importante della storia che si può dire effettivamente
conclusa solo nell'ultimo spazio utile di un libro: il piatto della
quarta di copertina. Ed è lì che si genera la definitiva risata. La
anomalia sta nel fatto che di solito al gesto di chiusura di un libro
corrisponda il silenzio della storia e non una bella risata che -
convenzionalmente - è contenuta tra le pagine e non oltre.
Il dubbio che viene 'maligno', in
perfetto 'Stileborando', è che nella paginazione si siano fatti male
i conti e che quindi la storia sia andata lunga, oltre lo spazio
canonico. Ma invece è decisamente più probalbile che proprio per
stupire i propri lettori si siano valicati alcuni confini poco
esplorati finora.
Un unico rischio però c'è: il lettore
medio e distratto - che non sia troppo avvezzo al fatto che negli
albi illustrati tutte, ma proprio tutte, le parti del libro valgono
per sé, contribuendo a dare valore e senso a parole e immagini, alla
narrazione- se ne accorgerà per tempo che non finisce tutto con un
doppio a tennis, dato che su quel campo non sono in quattro, ma in
cinque?
Carla
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