mercoledì 8 aprile 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CRESCERE STORTI
 
Cerfoglio, Ludwig Bemelmans (trad. Gabriella Tonoli)
Lupoguido 2020


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Ma il pino tutto sbilenco non lo vuole mai nessuno. Non serve a nulla.
È diventato così grosso che abbraccia il terreno sotto di lui come una tenda verde.
In quel rifugio sicuro, protetto e felice, un cervo ha cresciuto i suoi piccoli su un letto di foglie e muschio."

Sono diventati vecchi entrambi e il palco di corna si confonde con i pochi rami: l'albero è ormai spoglio con un tronco e che ancora adesso rimane abbarbicato alla roccia sullo strapiombo, su cui è cresciuto ormai molti anni fa.
Anche il cervo è incanutito, lo chiamano Vecchio Cerfoglio, ed è ancora l'amico di sempre del pino. Lo ha visto crescere e resistere a quel precipizio, lo ha utilizzato come tana per i suoi piccoli e ora con lui passa dei bei momenti, guardando la valle sottostante con un bel tramonto davanti.
Il pino dal tronco così storto è stato risparmiato dalle motoseghe dei boscaioli che, invece, hanno portato a valle nelle segherie i fusti dritti degli altri alberi circostanti. E dove prima c'era un possente albero, a ogni primavera ne germogliava uno nuovo. Sotto gli occhi del pino ne sono passate di generazioni... E anche sotto gli occhi del vecchio cervo che ora guarda brucare i suoi nipoti nella stessa radura in cui fu prima lui e poi i suoi figli a nutrirsi.
La pace del bosco è turbata dall'arrivo di un cacciatore che con il suo binocolo mette a fuoco il vecchio cervo. A un passo dall'essere colpito, è il pino che, scosso da un vento improvviso, con i suoi rami diventa inciampo per il cacciatore che precipita a valle, lasciando come unico ricordo di sé il binocolo attaccato a un ramo dell'albero. Vecchio Cerfoglio ne saprà fare di certo un uso migliore.

Se uno conosce un po' la storia di Ludwig Bemelmans trova una serie di similitudini con il pino cresciuto caparbiamente storto sul precipizio. 


Entrambi, il pino e Bemelmans, si abbarbicano, nonostante una serie di circostanze avverse, al posto che il destino gli ha dato in sorte. Entrambi sanno ricavare dalla vita il meglio ed entrambi sanno stare al mondo con una buona dose di innocente perfidia.
Diventato famoso, non tanto per i suoi dipinti o per i suoi cartoon, ma piuttosto per alcuni libri umoristici per grandi e soprattutto per una serie di libri per bambini dedicati a una ragazzina, Madeline, con cui vince importanti premi, Bemelmans è soprattutto un sottile narratore di storie.
Il primo libro dedicato a Madeline è del 1939 (nella Honor List della Caldecott nel 1940), in rima: esilarante. Solo nel 1953 pubblica il secondo Madeline's Rescue, con cui vince la Caldecott l'anno successivo), di nuovo in rima e di nuovo molto divertente. E così fino ad arrivare al 1962, quando prematuramente muore.
Infatti gli elementi che colpiscono in Cerfoglio, a parte alcune tavole meglio riuscite di altre, non sono esattamente sulla superficie della storia e della pagina, ma si nascondono nelle pieghe, addirittura in ciò che non è neanche raccontato in modo esplicito.


Il primo è il fatto che se sei un po' marginale, ma caparbio, nella vita può anche andarti bene. Come è successo a Bemelmans stesso, ragazzino complicato. Tolto da scuola e mandato a lavorare in uno dei grandi alberghi dello zio Bemelmans, in Tirolo, approda quindi negli Usa dove mette finalmente radici. Sempre un po' laterale rispetto a una carriera di successo come pittore, Bemelmans trova il suo giusto spazio e buoni risultati nei libri per l'infanzia.
Nel libro accade in sostanza lo stesso: il pino cresce storto, laterale rispetto al centro della foresta, circostanza che lo rende poco interessante agli occhi dei boscaioli, ma che gli permette di non essere fatto a fette, per poi diventare materiale per culle da bambini, oppure legna da camino, o travi da tetti e pavimenti di baite di montagna. 


Tuttavia è il secondo elemento che sembra quello che di più contribuisce a collocare Cerfoglio nel solco dei migliori libri di Bemelmans, ovvero nella serie di Madeline, bambina che sa quel che vuole.
La questione del cacciatore e soprattutto la sua risoluzione. Va bene l'improvvisa raffica di vento che soffia e arriva alle orecchie ignare del vecchio cervo sotto tiro, ve bene l'urto e lo sbatacchiamento del cacciatore da parte dei rami del vecchio pino a cui si è appoggiato per mirare meglio, va bene la radice esterna che lo fa inciampare, ma il colpo da maestro sta nel farlo precipitare nel burrone, come se niente fosse, con tutte le coccinelle e i piccoli e i grandi animali che ne seguono il percorso: solo un paio di stivali da caccia raffigurati sottosopra e una frasetta che suona sinistra: non caccerà più. 


Chapeau! Siamo tra il 1955 e il 1956 quando lo concepisce.
E come se non bastasse, aggiunge un vezzo di estrema ironia in quel binocolo che resta appeso a un ramo e che diventa salvifico per il cervo.
Questa stessa ironia sottile, che arriva spesso solo attraverso il disegno, caratterizza anche i due migliori Madeline, in particolare quello in cui compare Genevieve, il cane, di cui spuntano zampe e coda dall'ultimo lettino della camerata del collegio.


Cose così.

Carla

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