VESPE E ZOMBIE
Il genere horror non è molto
frequentato nella letteratura per ragazzi, per le situazioni
‘violente’ e per il turbamento che genera nel lettore, ma d’altra
parte esiste proprio per questo. Sono usciti recentemente diversi
romanzi in questa chiave, per esempio ‘Le belve’, scritto in
coppia da Manlio Castagna e Guido Sgardoli, e il recentissimo ‘La
febbre zombie’ di Kristina Ohlsson. L’ apprezzata autrice svedese
abbandona, in questo romanzo pubblicato da Salani, le atmosfere
inquietanti dei precedenti romanzi per entrare nel territorio di un
vero e proprio horror.
Siamo nella cittadina di Eldsala, in
una torrida estate che ha provocato un’invasione di vespe, alcune
delle quali con uno strano segno bianco sul dorso.
Il protagonista, l’undicenne Herbert,
assiste allibito ad alcuni strani fenomeni: una febbre misteriosa,
degli animali morti comparsi all’improvviso nel bosco, degli strani
viaggiatori ospiti della pensione del nonno, con cui Herbert vive.
Il suo rifugio è un vecchio mulino
abbandonato, dove in una stanza poco visibile ha costruito la sua
Stanza Segreta, insieme all’amica del cuore Sally. Col passare dei
giorni, aumentano le apparizioni inquietanti di persone pallidissime,
spesso con la bocca macchiata di sangue, che si aggirano per le
strade, di notte, come fossero in trance. L’incontro con il
misterioso ospite del nonno, Alexander, chiarisce la questione ai
ragazzini: la puntura di alcune vespe, proprio quelle con il segno
bianco, provoca nelle persone una terribile malattia che li trasforma
in morti viventi, o meglio li riduce a una condizione sospesa,
durante la quale hanno bisogno di sangue per sopravvivere. A questo
punto diventa indispensabile trovare una cura e la si troverà nel
vecchio mulino.
La trama, come si vede, è molto
lineare e il romanzo mantiene esattamente le promesse che fa: una
certa dose di paura, descrizioni e dettagli più o meno
raccapriccianti, un ritmo che non conosce pausa. Non c’è il
dubbio, il sospetto, non c’è la straordinaria ambiguità del
capolavoro ‘Il nido’, di Oppel: c’è l’atto immediato di
mettere lettrici e lettori di fronte alle proprie paure, senza
guardarci dentro, senza mettere in dubbio le certezze che ciascun
personaggio ha.
E’, quindi, un romanzo a suo modo
semplice, privo di sfumature, ma non per questo non efficace; alcuni
passaggi, alcune accelerazioni nel racconto mostrano quanto l’autrice
sappia padroneggiare la materia. Aggiunge, tra l’altro, per
costruire un personaggio a tutto tondo, la storia parallela, quella
in cui Herbert cerca di ricostruire le sue vicende familiari, perché
forse il nonno non sarà ancora in grado di prendersi cura di lui;
se indubbiamente questo aspetto rende più credibile il personaggio
principale, il finale, in cui le due storie si incontrano, risulta
poi un po’ troppo artificioso.
‘La febbre zombie’ è un romanzo
equilibrato che tratta il genere cui si ispira con la dovuta misura,
senza eccedere nelle descrizioni più esplicitamente paurose; è una
lettura piacevole, che inchioda il lettore amante del genere, senza
spaventarlo eccessivamente. La paura nasconde pensieri,
inclinazioni, desideri occulti che costituiscono materiale
incandescente nelle mani di grandi scrittori di ‘genere’ come
Stephen King. Qui non c’è niente di tutto questo, ma c’è un
romanzo ben costruito, avendo ben chiaro il proprio lettore o
lettrice. Un romanzo ‘su misura’, si potrebbe dire. Personalmente
non mi scandalizza, apprezzando in ogni caso la qualità artigianale
di una scrittrice davvero brava in questo ambito.
Lettura paurosa, ma non troppo, per
lettrici e lettori dagli undici anni.
Eleonora
“La febbre zombie”, K. Ohlsson,
Salani 2020
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