QUANDO NON È UNA STORIA QUALSIASI
Il sogno della tigre,
Daniel Nesquens, Miren Asiain Lora
(trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo 2020
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Un giorno il gatto disse alla
tigre: 'Sai che a volte mi piacerebbe essere come te? Intelligente,
grande e forte...'
'E a me piacerebbe essere come te.'
'Ma cosa dici! Io sono debole, piccolo...'
'Libero.'
'Sì, questo è vero.'
Il gatto era molto amico della
tigre. Passavano tanto tempo insieme. Certe notti il gatto rimaneva
allo zoo anche a dormire."
Sono davvero molto
amici anche se parecchio diversi: la tigre con le sue striature è
mezza nuda, mentre il gatto porta sempre un berretto in testa e un
maglione con i topolini. L'altra differenza tra loro è che la
tigre è chiusa dentro una gabbia del giardino zoologico, mentre il
gatto alle volte è dentro con lei, a volte è fuori.
Lui è libero di
andare e venire. In tutta onestà, non manca giorno che lui non
varchi il cancello dello zoo per andare a chiacchierare con la tigre
di cose che non riuscirebbe a confessare ad altri. Ciò nonostante
alla tigre manca casa sua: è lì che vorrebbe essere. E così un
giorno chiede al suo amico gatto di aiutarla a fuggire. Gli sussurra
in un orecchio il piano che non è complicato anche se un tantino
rischioso. Gli occorre solo un po' di fortuna per impossessarsi delle
chiavi...Ma la torcia del guardiano lo illumina e al gatto non viene
in mente niente di meglio da dire che... la verità.
Quale, la reazione
del guardiano? Un segreto!
La differenza che
esiste tra una storia qualsiasi e una storia bella è simile a quella
che distingue un passo lungo un sentiero di montagna e un saltino da
una sponda all'altra di un torrentello, per il desiderio di cambiare
strada.
A voler valutare
l'ampiezza della falcata che occorre, non si noterà grande
differenza, ma nell'un caso non occorre nessuno slancio particolare,
nessuna energia ulteriore, nessun pizzico di coraggio: si fatica,
bisogna guardare dove mettere i piedi, ma si va su comunque su una
strada aperta e percorsa da molti. Mentre nell'altro caso a far la
differenza sono un'attrazione verso l'incognita, una certa
propensione verso le strade alternative, e un po' di coraggio
nell'atto di mettersi alla prova.
Questa storia
poteva essere una storia qualsiasi su un tema chiaro a tutti fin dal
principio: l'ingiustizia umana di tenere in cattività un animale.
Poteva anche essere
una storia di amicizia tra simili, ma non uguali.
E finire
gloriosamente con il gatto che ridà la libertà alla tigre. In
questo caso sarebbe rientrata nel novero delle storie a tema, con la
loro giusta dose di prevedibilità: un libro tra i tanti.
Poteva. Ma, no.
Perché dietro c'è Daniel Nesquens. Che se sa fare una cosa nella
vita, è scrivere storie (ne ha un'ottantina al suo attivo, Papà tatuato, tanto per dirne una) è che sappiano virare repentinamente dal
quotidiano, dal consueto, dal prevedibile verso l'inaspettato,
l'impossibile, l'assurdo con la velocità del fulmine e con la giusta dose di ironia.
In questa prospettiva, lui è un
campione di salto del ruscello, di cammino su strade alternative!
Magicamente una
storia che poteva essere qualsiasi, diventa unica nelle sue mani. Storie brevi, mai più lunghe di una pagina e mezza, che spiazzano di norma i propri lettori.
Infatti è davvero
raro leggere un suo racconto e non provare stupore. Illuminante la lettura di El hombre con il pelo revuelto oppure Diecisiete cuentos y dos pingüinos (ora in uscita il seguito). E se una storia
stupisce e meraviglia, il più delle volte è una buona storia. Che
non si dimentica.
Si è parlato di
coraggio, di naturale attrazione verso strade diverse, e verso l'inaspettato.
Ecco, queste tre doti sono una sorta di marchio di fabbrica per
Daniel Nesquens. Il fatto che il testo sia tutto costruito
essenzialmente sui dialoghi e con un tono decisamente colloquiale,
felice nella sua traduzione che lo mantiene asciutto da ogni elemento superfluo, fa sì
che il lettore arrivi al colpo di scena finale del tutto ignaro,
cullato dalla normalità delle due chiacchiere fatte in amicizia.
Nelle pieghe tra le
parole si infila a meraviglia l'illustrazione minuta e precisa della pluripremiata
Miren Asiain Lora che gioca sui dettagli che si muovono brulicanti in
una sorta di scenario fisso. Inserisce elementi 'stravaganti' come
vere e proprie quinte scenografiche; scandisce, altrove, il ritmo
dato dalle parole, tagliando in sempre più rapide sequenze una
tavola che la tigre attraversa come se nulla fosse per uscire di
scena.
Lunga vita alla tigre e a questo
bel libro!
Carla
Nessun commento:
Posta un commento