venerdì 7 agosto 2020

IL RIPOSTIGLIO (libri belli e impolverati)


DARE A CESARE QUEL CHE È DI CESARE

Museum, Xavíer Sáez-Cástan, Manuel Marsol
Orecchio acerbo 2019


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

È l'11 febbraio quando in conferenza stampa vengono annunciati i vincitori del Bologna Ragazzi Award del 2020; per la sezione Cinema vince il libro Museum. Questa la motivazione della giuria: "Geniale racconto per immagini dove un’avventura della vita s’immerge in sogno usando il linguaggio del cinema e dell’arte. Siamo catturati e sospesi in una dimensione nuova che celebra il potere magico del cinema, dell’arte e della letteratura."

L'avventura della vita cui si allude è la seguente: un uomo sta viaggiando su una strada deserta quando il suo furgone rosso ha un guasto al motore. Esce fumo dalla parte anteriore. Si ferma, scende, apre il cofano. Non è in grado di risolvere il problema. Occorre chiedere soccorso e l'unica possibilità è quella di arrivare fino in cima alla collina dove c'è un edificio isolato.


L'uomo, arrivato alla casa, prima di entrare guarda attraverso i vetri delle finestre e vede diversi quadri appesi alle pareti e e si rende conto che quello è un museo. La conferma la ha nel momento che arriva davanti alla porta principale. Effettivamente è un museo ed è anche aperto in quell'orario. L'uomo, un po' titubante, entra ed è perplesso perché vede cose che effettivamente rasentano l'assurdo. In uno dei quadri appesi alle pareti infatti è raffigurata la scena della panne del suo furgone, intitolata Selfportrait, autoritratto.
Le cose che succederanno da questo momento in poi accadono tutte lungo il confine tra la realtà e il sogno, tra reale e surreale. Dai quadri appesi escono personaggi, fino a un attimo prima solo dipinti che ora sono in carne e ossa, nei quadri entrano come oggetti dipinti pezzi di realtà appena vissuta. Esce il pappagallo dal quadro con la ragazza in rosso, Cathy with Parrot, che diventa quindi Cathy without Parrot


Il pappagallo vola fuori dal museo e l'uomo lo vede che svolazza ritratto nel quadro con il suo furgone rosso. A questo punto l'uomo non è più solo perplesso, ma atterrito. Tenta la fuga ma la porta che prima era aperta ora è chiusa, almeno così appare nel quadro che la rappresenta. Esce la tigre dal quadro che si intitola The Guardian e passeggia per i corridoi del museo, ma dalla sua cornice esce anche Cathy che lo aiuta a nascondersi.
Per mettere fine a quest'esperienza così folle, occorre un'idea altrettanto pazzesca e a fornirla all'uomo è ancora una volta un quadro, un famoso quadro di Magritte (o meglio un suo particolare) dal titolo emblematico La clef des songes.


Ma va onestamente detto che se Cathy non avesse saputo di meccanica e se la tigre fosse stata affamata, le cose sarebbero andate molto peggio, di come invece si mettono...

Senza parole. Questo libro è senza parole e lascia tutti senza parole.


Un assoluto unicum, a partire dalla sua storia editoriale fino alla sua stessa confezione di oggetto di lettura.
Cominciamo dalla storia editoriale, così come la racconta Marsol stesso.
Sáez-Castán e Marsol hanno entrambi un passato da pubblicitari. Marsol, più giovane, guarda a Sáez-Castán con grande ammirazione, in particolare è attratto dalla relazione in cui mette la scrittura e l'immagine. Ma evidentemente anche Sáez-Castán segue da lontano l'opera di Marsol e non solo come pubblicitario. Forse la sua tecnica così materica, la pittura su legno, lo intriga. Il loro è stato un avvicinamento lento, fino al giorno in cui Sáez-Castán lo convoca nel suo studio e gli propone una collaborazione. Ha un libro nel cassetto che non ha tempo di portare a termine. Di questo libro esiste il soggetto e uno story board molto preciso ed esistono anche i bozzetti delle tavole. Insomma è un libro che è in dirittura d'arrivo, e manca davvero poco per concluderlo. L'idea è per l'appunto quella di affidare lo story e i bozzetti a Marsol. Questo significa in termini pratici una grande comunione di intenti, una fiducia e soprattutto stima reciproca. Marsol, che sarebbe al suo primo libro senza parole e alla sua prima esperienza di lavoro su progetto di altri, ci tiene a precisare, che se non si fosse trattato di Sáez-Castán, non avrebbe mai accettato l'incarico.


Visto che le cose sono andate in questo modo, Marsol appena ne ha occasione cerca di dare a Cesare quel che è di Cesare, ovvero pretendere che il contributo di Sáez-Castán sia riconosciuto in tutto il suo valore. Ma Sáez-Castán oltre a essere davvero un genio con una sconfinata cultura visiva, è anche l'uomo più schivo di Spagna e quindi spesso e volentieri è il solo Marsol a prendersi le lodi e l'interesse della critica.
La stessa Fiera di Bologna ha voluto intervistare il solo Marsol, accompagnato dall'editore spagnolo (il libro è una coedizione Spagna/Portogallo/Italia) e Sáez-Castán, ben contento, ha continuato a rimanere nella penombra.
Senza nulla togliere al talento di Marsol, che al momento a mio parere è uno degli illustratori più interessanti nel panorama europeo, forse vanno messi in elenco alcuni dei colpi di genio di Sáez-Castán (tra parentesi è l'autore di La merienda del Señor Verde, i due libri del Professor Revillod, Il bestiario Universale e quello verticale, El Soñario, El armario chino, insomma robetta così...)
La prima bella idea è quella di aver affidato le illustrazioni a Marsol!


La seconda idea geniale è quella che genera all'istante in tutti i suoi lettori la sensazione di spaesamento: i bambini che lo hanno avuto per le mani hanno definito questo libro, una storia che fa girar la testa! sentito con queste orecchie.
Il terzo colpo di genio è nel gioco folle che mette in piedi, costruendo questa storia assurda, ma che funziona come un orologio svizzero, rendendo i quadri diaframmi permeabili in cui la realtà entra ed esce come se nulla fosse. O addirittura è dentro e fuori dal quadro nello stesso istante.


Il quarto, derivante dal terzo, ha a che fare con il significato ultimo di un'opera d'arte e in particolare con le teorie del Surrealismo, al quale rende omaggio di continuo con i riferimenti puntualissimi a Magritte e alla O'Keeffe (i grandi le apprezzano subito, i piccoli semplicemente le incamerano. E va bene così). Tutto il libro è attraversato dalla grande questione che solleva Magritte nel quadro con la pipa, Le trahison des images, Il tradimento delle immagini: Ceci n'est pas une pipe. Da qui la grande domanda circa il senso che dobbiamo dare alle immagini, siano esse quadri, fotografie, fotogrammi...
Il quinto colpo di genio sta nell'aver chiamato a raccolta un immaginario già forte nei lettori, in particolare quelli più grandi. Oltre a Magritte e alla O'Keeffe si attraversa Rousseau, Grant Wood, Alexandre Hogue per finire sempre a Hopper, che oltre a vestire i panni del protagonista compare citato, tra l'altro, nella casa sulla collina con la sua Casa vicino alla ferrovia (1925), a sua volta ispirazione diretta per Hitchcock nel film Psycho (1960).
Il sesto colpo di genio sta nell'aver costruito questa storia come un film, e a Bologna se ne devono essere accorti, con soluzioni mediate dalle sequenze che siamo abituati a vedere sul grande schermo: lo sguardo nello specchietto retrovisore che è in copertina e che apre il libro, tanto per dirne uno. O ancora il campo e contro campo del personaggio mentre sale sulla collina e varie altre volte, anche sul finale con la tigre. Cinematografica, anche qui hitchcockiana, è la sequenza dei due personaggi dietro la tenda al passaggio della tigre ignara.


Settimo colpo di genio è stato il concepire la forma del libro come una meta-forma: nelle mani del lettore è percepito come un quadro (quadrato!), con la cornice in rilievo, telata, quarta di copertina che ricopia le intelaiature in legno che tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo maneggiato nelle nostre performances da pittori.


Ma attenzione, ceci n'es pas un tableau!

Carla

Noterella al margine. Quasi tutti i quadri appesi alle pareti di questo strano museo sono citazioni di opere di grandi artisti. Sotto tortura potrei rivelarli, ma so che Marsol non sarebbe d'accordo...


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