FARE LUCE SU UN TESORO
Zelda è una dodicenne annoiata dalle
abitudini ripetitive, che la famiglia le ha imposto: siamo in
Lunigiana nel 1911 e Zelda è una fanciulla di buona famiglia che
vive nella fortezza di Roccastrana insieme alla sorella Olympia. Con
loro, nonna Lina, la prozia e il papà, circondati da uno stuolo di
domestici, fra cui spicca il Maulino, il giardiniere ex garibaldino. Zelda non va a scuola, è seguita da un
precettore ed è convinta che il fatto di essere secondogenita
implichi un futuro di noia assoluta. A risvegliare la quotidianità provvede
il ritrovamento di un diario, di una certa Alice, che racconta di una
partecipazione avventurosa alla spedizione dei Mille. Dalla lettura
delle poche pagine rimaste parte l’indagine dell’intraprendente
ragazzina, che vuole capire i segreti di famiglia.
Contemporaneamente, seguiamo anche le vicende dell’orfano chiamato
Leggero, il cui destino si intreccerà imprevedibilmente, si fa per
dire, con quello di Zelda. Il ragazzo, che sopravvive facendo il
funambolo, grazie anche all’aiuto dell’amico poeta, Crisanto,
cerca in realtà le tracce del padre. Nello stesso tempo, in paese
cominciano a girare loschi individui e la popolazione è turbata da
una serie di furti.
Tutto gira, in realtà, intorno ad un
presunto tesoro dei Mille, che si crede nascosto proprio nella
Fortezza; intorno a questo tesoro girano loschi interessi, ma anche
nobili intenti, che mirano a proteggere la memoria di Garibaldi e dei
suoi accoliti. Quello di cui sto parlando è il
romanzo di Elisa Puricelli Guerra, ‘Il Segreto del Pettirosso’,
pubblicato pochi mesi fa da Salani. Si tratta essenzialmente di un
romanzo d’avventura, ricco di misteri via via svelati, con un forte
ancoraggio in una parte della storia italiana che raramente fa da
sfondo alla narrativa per ragazzi; l’avventura dei Mille, e con
essa i sommovimenti del Risorgimento, viene vista nel suo aspetto
mitico, con il portato di grandi speranze, magari poi deluse. Nello
stesso modo, l’inizio del XX secolo viene descritto come
l’espressione del declino del mondo ottocentesco, con i suoi riti e
i suoi dogmi; mentre si annuncia un secolo denso di eventi drammatici
e di grandi trasformazioni. Fra queste, non ultima, l’estensione
della rete elettrica, la cui portata rivoluzionaria fu colta da
Lenin, che di rivoluzioni se ne intendeva: ‘Il comunismo è il
potere sovietico più l’elettrificazione di tutto il paese’. Non
a caso anche questo elemento entra nella nostra narrazione ed è la
premessa dello scioglimento di alcuni misteri. Elisa Puricelli Guerra cerca di
costruire un romanzo dalla struttura ben definita, giostrando con i
diversi personaggi e con i due filoni di racconto principali. E’
davvero molto abile nel curare alcuni dettagli e personaggi minori,
come il merlo indiano chiamato Bixio o il combattivo pettirosso che
dà il nome al romanzo. Resta però una sorta di incertezza sulla
cifra che deve caratterizzare il romanzo: narrativa per ragazzi, con
tutto il portato di semplificazioni ritenute, a torto o a ragione,
necessarie, o un romanzo trasversale, apprezzabile anche dal pubblico
adulto? A questo farebbe pensare la bella copertina, firmata da
Barbara Baldi, che richiama quelle utilizzate nella narrativa per
adulti, ma in realtà l’impianto, il linguaggio, la semplicità dei
personaggi rimandano agli stilemi della narrativa per ragazzi. Così
come, qui e là, scappano dei ‘modernismi’ inappropriati, come
l’uso del termine privacy, del tutto fuori luogo in questa
ambientazione. Peccato. Lo spunto è originale, così come lo è la
ricostruzione storica. E’ comunque una lettura avventurosa e
interessante per ragazze e ragazzi a partire dagli undici anni.
Eleonora
“Il Segreto del Pettirosso”, E. Puricelli Guerra, Salani 2020
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