IL CANONE DEL NORD
Tess e la
settimana più folle della mia vita, Anna Woltz,
(trad. Anna Patrucco
Becchi)
Beisler 2020
NARRATIVA PER MEDI (dai
9 anni)
"'Una ragazzina
di undici anni può benissimo toccare un ragazzino di dieci.'
Incrociai le braccia. 'Ma io non voglio'. Il suo viso tornò serio.
'Ti prego' fece. 'È importantissimo che io impari prima di stasera a
ballare'. 'Non ci credo'. 'Ne va del resto della mia vita'. Mi guardò
senza distogliere lo sguardo. Nei suoi occhi marroni c'erano delle
pagliuzze dorate. Non era un automa, era davvero un essere umano. Mi
guardava."
Dopo
un valzer nel parcheggio e dopo la promessa di un funerale degno di
questo nome per il canarino Remus del vecchio signor Hendrick, nulla
sarà più come prima.
Samuel
è appena diventato parte del piano di Tess. Socio, senza se e senza
ma.
Lui,
che è appena arrivato su una piccola isola per una tranquilla
vacanza di una settimana con la famiglia.
Lui,
che ha suo fratello maggiore Jorre che si è appena rotto una
caviglia in una buca sulla spiaggia.
Lui,
che ha un padre che lo ha appena lasciato semisolo per seguire Jorre
in un ospedale lontano.
Lui,
che ha una madre che è fuori gioco perché ha appena avuto uno dei
suoi attacchi di emicrania.
Lui
che l'infermiera, incidentalmente la madre single di Tess, l'ha
appena definito un turista nano.
Il
piano di Tess, canarino a parte, ha come obiettivo quello di
conoscere finalmente suo padre. La madre, su di lui, non ha mai
voluto raccontarle niente. Attirarlo sull'isola con una finta vacanza
premio di una settimana: guardarlo negli occhi e fare un po' di cose
con lui per capire un po' di cose di sé e per dargli, eventualmente,
anche l'opportunità di sapere di essere padre di tanta figlia.
Il
traghetto sta per attraccare e la Saab blu di Hugo Faber è lì
sopra.
Il
grande gioco può cominciare.
Questo
è il racconto di quei rocamboleschi sette giorni, di alcune
riflessioni filosofiche su un paio di grandi questioni, e di una
bella amicizia.
Un
altro buon romanzo che arriva dal Nord.
Del
tutto coerente con il paradigma, con il canone, cui ci ha abituato la
letteratura nordeuropea. Quest'ultima è fecondo bacino da cui, da
qualche anno, alcune case editrici stanno attingendo per pubblicare
al di qua delle Alpi.
E
meno male.
La
letteratura scandinava o quella nederlandese, a passi da gigante, si
è conquistata un posto di merito, in bella vista sugli scaffali
delle librerie. Non solo: è entrata soprattutto nelle scelte
letterarie dei giovani lettori e delle giovani lettrici, e non perché
sia esotica, arrivando dal freddo ed essendo spazzata dai venti, ma
perché ha il merito di raccontare con una maggiore onestà
intellettuale, con una gratuità molto diversa da quella nostrana, storie che loro sentono proprie.
Va
detto che il fascino per contesti insoliti come dune, fiordi o mare
freddo e scuro, traghetti che vanno e vengono come gli autobus forse
contribuisce, ma il fattore determinante per il loro apprezzamento
sta altrove: nella libertà fisica e mentale di cui i giovani
protagonisti e protagoniste possono godere.
Questa
condizione esistenziale, è sicuro, fa venire l'acquolina in bocca
ai lettori italiani.Tuttavia
esiste un terzo fattore che forse è anche meno evidente degli altri
due, ma che comunque rende questo genere di libri 'indimenticabili'.
Di
norma, le storie che raccontano sanno raggiungere profondità di
pensiero non comuni.
Il
merito di chi le scrive sebbene si nutra di una cultura lontana dalla
nostra, tuttavia, forse proprio in virtù della loro capacità e
coraggio di andare a fondo nell'introspezione, sta nel fatto che
sanno parlare un linguaggio condiviso che i lettori a qualsiasi
latitudine sanno cogliere, riconoscere e soprattutto apprezzare.
Non
mi sembra necessario snocciolare come un rosario i personaggi
letterari che hanno contribuito a dare forma a Tess e a Samuel. Però
non posso tralasciare di leggere la capacità letteraria della Woltz
nel raccontare in modo mimetico (e per un adulto non è così
scontato) la loro capacità di leggere il mondo e il loro modo di
guardarsi dentro, pieni di candore e verità.
Questioni
come la morte, la vita, l'essere genitore, l'essere figlio, l'essere
vecchio, l'essere giovane sono, e si dice un'ovvietà, macigni.
Eppure,
se messi in piccole mani, possono diventare affrontabili. Anzi,
sarebbe più giusto dire, che debbono necessariamente rimpicciolirsi,
per diventare comprensibili ed essere maneggiati da
piccole mani.
E
questo è esattamente quello che succede in questo libro.
Per
fare un solo esempio chiarificatore: la questione-macigno della morte
qui prende forme diverse e molteplici.
Sentiamo raccontare un
funerale vero con i petali bianchi sulla bara, vediamo una scatola da
scarpe con dentro un canarino, assistiamo alla nascita di un'impresa
di pompe funebri gestita da due undicenni, sappiamo di una buca di
sabbia in cui sdraiarsi con le braccia conserte (esattamente come il
piccolo Uwe di Heidelbach che fa le prove), sentiamo formulare un
invito a partecipare al proprio funerale.
Ecco.
Il macigno così non è più insormontabile, fa meno paura, se non
altro perché si è scomposto in tanti piccoli sassolini da farsi
saltare in tasca mentre la testa pensa.
La testa pensa.
Carla
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