lunedì 1 febbraio 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA POESIA CHE VIENE INCONTRO
 
La natura sa quasi tutto, Alberto Casiraghy
Sonia Maria Luce Possentini, Gabriel Pacheco
Carthusia 2020


ILLUSTRATI
 
"Come mai non sono nato farfalla o rinoceronte, nuvola o fiume, aria o acqua, terra o cielo? Come mai gli elefanti non sanno volare e i gatti non sanno parlare? E come mai la Poesia mi viene incontro solo se cammino?
Entrare nei miei labirinti è stato fin da bambino il mio gioco preferito, e io consiglio a tutti di entrare nei propri: quelli del gioco, della fantasia, della scoperta infinita, dell’esplorazione dell’Universo. "


Questo è uno dei suggerimenti, forse il migliore, che questo libro offre ai suoi lettori. E lo si legge nella breve postfazione che lo stesso Casiraghy rivolge a tutti coloro che vorranno leggerla.
Concepito per una occasione precisa, l'edizione 2020 del Festival della Cultura Creativa, La natura sa quasi tutto ha un unico vincolo che è quello di essere attinente al tema dato: aria, acqua, terra e cielo.
Intorno a questo argomento dai confini 'sconfinati', Carthusia costruisce un piccolo gruppo di lavoro. Affida al poeta Alberto Casiraghy i testi, che sono aforismi brevissimi, e a due illustratori di rango, Pacheco e Possentini, le illustrazioni, che diventano all'istante tavole indimenticabili.
L'alchimia si crea felicemente e ne nasce un libro che è un piacere avere tra le mani.
 

Tra le varie ragioni che rendono interessante questo progetto si può percepire una grande stima reciproca, ma anche un tipo di sguardo orientato verso una medesima direzione. Tutti e tre hanno scelto di lasciarsi attraversare da qualcosa di più grande di loro, la meraviglia della natura, e di restituircela secondo un proprio personale lessico. Sono tre voci sorelle che cantano in perfetta armonia un inno alla potenza della vita in cui ci troviamo immersi.
Casiraghy, con la cifra cui ci ha abituato negli anni, concepisce profondi pensieri distillati in pochissime parole. Nelle sue sintesi siamo in grado di cogliere l'impercettibile e l'immenso, di vedere da vicino ciò che ci circonda, così come di cogliere l'immensità di mare e cielo. Le sue pochissime parole gli sono comunque sufficienti per poter essere poeta, nel dichiarare che chi ha l'acqua nel cuore, conosce il deserto. E profeta, nell'annunciarci che l'aria inquinata è imprevedibile perché pensa. Ma sa essere anche ironico filosofo che nota che non ci sono più gli uccelli di una volta...
 

Tornano, nei suoi aforismi, parole a lui care che sembrano trovare la loro ragion d'essere prima di tutto per il loro valore sonoro. Solo in un secondo momento arriva il loro significato: i clavicembali che altrove sono stati nutrimento per il destino, insieme alle fragole, qui ascoltano il preludio dell'aria.
Torna il suo immaginario più caro fatto di alberi, cielo, acqua di fiume che scorre, acqua di mare profonda. 
 

Si appoggiano a questi testi e li reinterpretano, Pacheco con le sue atmosfere scure e oniriche, e Possentini con le sue realtà piene di luminosità. Ai fiori coloratissimi che paiono usciti da una delle magnifiche composizioni del fiammingo Bosschaert con il suo semper augustus in primo piano di Possentini si alterna la figurina esile e alata di Pacheco. 
 

Segue il luminoso e ventoso scorcio di un largo fiume padano. Le radici che attraversano la madre terra di Pacheco, sullo sfondo bruno di colline e vulcani anticipano l'intreccio dei convolvoli arancio, appena usciti da una tavolozza piena di colore.
La copertina stessa tiene insieme la terra ombrosa che Pacheco riempie di fiori e la luminosità della figura femminile di Possentini, una riedizione di una delle sue immagini libere, intitolata per l'appunto Giardino d'inverno.
Possentini luminosa e sempre sfumata nei contorni, come a dare valore di ricordo a una percezione già andata, passata. Possentini che canta il reale della natura nei suoi fiori, nei suoi pesci, nei suoi scenari, persino in quell'oca 'meccanica' un po' sbilenca. Al contrario Pacheco che dell'aria, dell'acqua, del cielo, della terra dà sempre una lettura simbolica, archetipica.
 

Nelle mani giuste, come tutti i buoni libri di poesia, anche questo dovrebbe preferibilmente diventare labirinto in cui far andare i pensieri, far girare le domande, cogliere i fili rossi di senso che portano a un'uscita, ammesso che esista. Nelle mani sbagliate, invece, potrebbe veder esaurita la sua grande potenzialità semplicemente in qualche scheda didattica da compilare quando tutto è già finito.


Carla

Nessun commento:

Posta un commento