LA POESIA CHE VIENE INCONTRO
La natura sa quasi tutto, Alberto
Casiraghy
Sonia Maria Luce Possentini, Gabriel
Pacheco
Carthusia 2020
ILLUSTRATI
"Come mai non sono nato
farfalla o rinoceronte, nuvola o
fiume, aria o acqua, terra o cielo?
Come mai gli elefanti
non sanno volare e i gatti non sanno parlare?
E come mai la
Poesia mi viene incontro solo se cammino?
Entrare nei miei labirinti è stato
fin da bambino il mio gioco
preferito, e io consiglio a tutti di
entrare nei propri: quelli del
gioco, della fantasia, della scoperta
infinita, dell’esplorazione
dell’Universo.
"
Questo è uno dei
suggerimenti, forse il migliore, che questo libro offre ai suoi
lettori. E lo si legge nella breve postfazione che lo stesso
Casiraghy rivolge a tutti coloro che vorranno leggerla.
Concepito per una
occasione precisa, l'edizione 2020 del Festival della Cultura
Creativa, La natura sa quasi tutto ha un unico vincolo che è
quello di essere attinente al tema dato: aria, acqua, terra e cielo.
Intorno a questo
argomento dai confini 'sconfinati', Carthusia costruisce un piccolo
gruppo di lavoro. Affida al poeta Alberto Casiraghy i testi, che sono
aforismi brevissimi, e a due illustratori di rango, Pacheco e
Possentini, le illustrazioni, che diventano all'istante tavole
indimenticabili.
L'alchimia si crea
felicemente e ne nasce un libro che è un piacere avere tra le mani.
Tra le varie
ragioni che rendono interessante questo progetto si può percepire
una grande stima reciproca, ma anche un tipo di sguardo orientato
verso una medesima direzione. Tutti e tre hanno scelto di lasciarsi
attraversare da qualcosa di più grande di loro, la meraviglia della
natura, e di restituircela secondo un proprio personale lessico. Sono
tre voci sorelle che cantano in perfetta armonia un inno alla potenza
della vita in cui ci troviamo immersi.
Casiraghy, con la
cifra cui ci ha abituato negli anni, concepisce profondi pensieri
distillati in pochissime parole. Nelle sue sintesi siamo in grado di
cogliere l'impercettibile e l'immenso, di vedere da vicino ciò che
ci circonda, così come di cogliere l'immensità di mare e cielo. Le
sue pochissime parole gli sono comunque sufficienti per poter essere
poeta, nel dichiarare che chi ha l'acqua nel cuore, conosce il
deserto. E profeta, nell'annunciarci che l'aria inquinata è
imprevedibile perché pensa. Ma sa essere anche ironico filosofo che
nota che non ci sono più gli uccelli di una volta...
Tornano, nei suoi
aforismi, parole a lui care che sembrano trovare la loro ragion
d'essere prima di tutto per il loro valore sonoro. Solo in un
secondo momento arriva il loro significato: i clavicembali che
altrove sono stati nutrimento per il destino, insieme alle fragole,
qui ascoltano il preludio dell'aria.
Torna il suo
immaginario più caro fatto di alberi, cielo, acqua di fiume che
scorre, acqua di mare profonda.
Si appoggiano a
questi testi e li reinterpretano, Pacheco con le sue atmosfere scure
e oniriche, e Possentini con le sue realtà piene di luminosità. Ai
fiori coloratissimi che paiono usciti da una delle magnifiche
composizioni del fiammingo Bosschaert con il suo semper augustus in
primo piano di Possentini si alterna la figurina esile e alata di
Pacheco.
Segue il luminoso e ventoso scorcio di un largo fiume
padano. Le radici che attraversano la madre terra di Pacheco, sullo
sfondo bruno di colline e vulcani anticipano l'intreccio dei
convolvoli arancio, appena usciti da una tavolozza piena di colore.
La copertina stessa
tiene insieme la terra ombrosa che Pacheco riempie di fiori e la
luminosità della figura femminile di Possentini, una riedizione di
una delle sue immagini libere, intitolata per l'appunto Giardino
d'inverno.
Possentini luminosa
e sempre sfumata nei contorni, come a dare valore di ricordo a una
percezione già andata, passata. Possentini che canta il reale della
natura nei suoi fiori, nei suoi pesci, nei suoi scenari, persino in
quell'oca 'meccanica' un po' sbilenca. Al contrario Pacheco che
dell'aria, dell'acqua, del cielo, della terra dà sempre una lettura
simbolica, archetipica.
Nelle mani giuste,
come tutti i buoni libri di poesia, anche questo dovrebbe
preferibilmente diventare labirinto in cui far andare i pensieri, far
girare le domande, cogliere i fili rossi di senso che portano a
un'uscita, ammesso che esista. Nelle mani sbagliate, invece,
potrebbe veder esaurita la sua grande potenzialità semplicemente in
qualche scheda didattica da compilare quando tutto è già finito.
Carla
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