venerdì 21 maggio 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

C'ERA UNA VOLTA, ED E' SUBITO FIABA
 
Dulcinea nel bosco stregato, Ole Könnecke (trad. Chiara Belliti)
Beisler 2021
 

 
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 6 anni)
 
"C'era una volta una bambina di nome Dulcinea. Dulcinea viveva con il suo papà in una casetta al limitare del bosco.
Avevano una mucca per il latte, le galline per le uova, e nel giardino crescevano gli alberi da frutta e anche un cespuglio di more.
Nel loro piccolo orto coltivavano patate e carote.
Quel che mancava lo acquistavano al mercato del villaggio."


Nella vita della piccola Dulcinea e del suo papà tutto va a meraviglia. Ogni tanto Dulcinea lo aiuta nei lavori, ma il più del tempo lo passa giocando con i suoi animali e lui non si arrabbia mai con lei perché le vuole molto bene. Solo su una cosa è molto perentorio con lei: nel bosco non deve entrare, perché potrebbe incontrare la strega che vive sull'altro versante, nel suo grande castello. Quando, per il compleanno di Dulcinea, la scorta di mirtilli finisce, il suo papà decide che arrivare fino al mercato sarebbe un viaggio troppo lungo, così pensa di sfidare la sorte e andare lui nel bosco, appena un momento, a raccoglierne una manciata da mettere sulle frittelle con la panna montata, che tanto piacciono alla sua bambina.
Ovviamente, appena arriva davanti al cespuglio di mirtilli, incontra la strega che, consultato il suo libro di magie, lo trasforma in un albero nodoso e robusto. Dulcinea, a casa, intanto è lì che aspetta. Alla fine intuisce che qualcosa non va e si avvia fuori di casa a cercarlo. Disubbidendo, entra nel bosco, senza per questo mai mollare i palloncini della festa...


A tutti coloro che almeno una volta nella vita abbiano letto Il gigante di Zeralda di Tomi Ungerer sarà risuonata in testa un'eco. A parte il finale, ben inteso, dove Ungerer sterza un bel po' dallo schema consueto e tocca uno dei suoi vertici di inquietudine che lo hanno reso celebre, unico e e amatissimo dai bambini.
Ma Ungerer è Ungerer.
 

Qui Könnecke applica invece lo schema della fiaba classica, della tradizione, quello che Propp ha individuato come canone.
Si parte da un equilibrio iniziale, in cui conosciamo la grande armonia tra padre e figlia. Segue poi la rottura di questo idilliaco equilibrio, ovvero arriva una complicazione. In questo caso un incantesimo. Quindi partono le peripezie dell'eroe, o per meglio dire dell'eroina. Furba e determinata, Dulcinea riesce a ristabilire l'equilibrio iniziale, magari con anche una punta di irrisione nei confronti della vanitosa strega.
Compaiono anche le funzioni, quelle che Propp ha individuato passando al setaccio migliaia di esempi di fiabe: c'è l'allontanamento, il divieto, la partenza, la lotta, la vittoria.
Tuttavia Propp non avrebbe mai potuto prevedere il grande disordine in cui vive questa strega, né immaginare che la strega fosse così maledettamente sciatta da lasciar per terra, sul pavimento della sua camera da musica, tutti gli spartiti e altri oggetti, compreso il libro degli incantesimi a cui ambisce la piccola Dulcinea e un calice di cristallo, in cui inavvertitamente inciampa la povera bambina.
Dalla fiaba deriva anche il bosco incantato, magico. Il Zauberflöte e la Zauberberg non avrebbero potuto essere i precedenti letterari cui ispirarsi per questo Zauberwald?
 

Stabilito che Könnecke con Dulcinea ha voluto scrivere qualcosa di molto tradizionale, proprio una fiaba nella sua accezione più classica, dove sta la bellezza di questo libro?
Come al solito, trattandosi di Könnecke, lo scatto si ha nella definizione dei personaggi e nei dialoghi assurdi che mette nelle loro bocche. Ma soprattutto nella vena ironica del disegno che dà forma all'intera storia.
In primo luogo la strega, che effettivamente non è una bellezza, sembra piuttosto un donnone smemorato e distratto, che corre e si sbraccia sguaiatamente per tutto il libro. Non ricorda le formule, ma è molto creativa nel tipo di trasformazioni che mette in atto. Esilaranti si rivelano i suoi ragionamenti ad alta voce: visto che il padre è un amante della natura dovrà tramutarlo in albero e visto che Dulcinea davanti a lei dichiara di amare la sua musica, opta per un incantesimo che la trasformi in flauto, e quando scopre invece che è il suo compleanno, cambia idea e decide di mutarla in torta.
 

Nel disegno, Könnecke si diverte lasciando sull'albero alcuni connotati del padre, ovvero i baffi, il cappello e il paniere, i ciuffi di foglie fungono da mani affettuose; mette al cervo gli occhiali da sole, nell'aria fa volare pesci e le piante hanno occhi, d'altronde non è forse magico quel bosco?
Come spesso accade, decide per una tonalità di colore dominante che declina per sfumature, e come altrettanto di frequente succede, si fa notare per una composizione della pagina molto potente con scorci arditi e fossati pieni di nero. I suoi personaggi, la strega al contrario è dissonante, sono quelli cui ci abituato, da Anton in poi: testone rotonde, pochi tratti somatici e tutta quella bella espressività racchiusa negli sguardi.
 

Non tocca i vertici del poetico West raggiunti dal bambino cowboy Desperado, e non si ride tanto quanto con Lester & Bob, tuttavia resta sempre una bella gioia dare a un bambino o a una bambina un libro di Könnecke in mano.
Per farlo, però occorre aspettare ancora poco più di dieci giorni.
Intanto però, il consiglio è: fate scorta di mirtilli.
 
Carla


 

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