C'ERA UNA VOLTA, ED E' SUBITO FIABA
Dulcinea nel
bosco stregato, Ole Könnecke (trad. Chiara Belliti)
Beisler 2021
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 6 anni)
"C'era una
volta una bambina di nome Dulcinea. Dulcinea viveva con il suo papà
in una casetta al limitare del bosco.
Avevano una mucca
per il latte, le galline per le uova, e nel giardino crescevano gli
alberi da frutta e anche un cespuglio di more.
Nel loro piccolo
orto coltivavano patate e carote.
Quel che mancava lo
acquistavano al mercato del villaggio."
Nella
vita della piccola Dulcinea e del suo papà tutto va a meraviglia.
Ogni tanto Dulcinea lo aiuta nei lavori, ma il più del tempo lo
passa giocando con i suoi animali e lui non si arrabbia mai con lei
perché le vuole molto bene. Solo su una cosa è molto perentorio con
lei: nel bosco non deve entrare, perché potrebbe incontrare la
strega che vive sull'altro versante, nel suo grande castello. Quando,
per il compleanno di Dulcinea, la scorta di mirtilli finisce, il suo
papà decide che arrivare fino al mercato sarebbe un viaggio troppo
lungo, così pensa di sfidare la sorte e andare lui nel bosco, appena
un momento, a raccoglierne una manciata da mettere sulle frittelle
con la panna montata, che tanto piacciono alla sua bambina.
Ovviamente,
appena arriva davanti al cespuglio di mirtilli, incontra la strega
che, consultato il suo libro di magie, lo trasforma in un albero
nodoso e robusto. Dulcinea, a casa, intanto è lì che aspetta. Alla
fine intuisce che qualcosa non va e si avvia fuori di casa a
cercarlo. Disubbidendo, entra nel bosco, senza per questo mai mollare i palloncini della festa...
A
tutti coloro che almeno una volta nella vita abbiano letto
Il gigante di Zeralda di Tomi
Ungerer sarà risuonata in testa un'eco. A parte il finale, ben
inteso, dove Ungerer sterza un bel po' dallo schema consueto e tocca
uno dei suoi vertici di inquietudine che lo hanno reso celebre, unico
e e amatissimo dai bambini.
Ma
Ungerer è Ungerer.
Qui
Könnecke applica invece lo schema della fiaba classica, della
tradizione, quello che Propp ha individuato come canone.
Si
parte da un equilibrio iniziale, in cui conosciamo la grande armonia
tra padre e figlia. Segue poi la rottura di questo idilliaco
equilibrio, ovvero arriva una complicazione. In questo caso un
incantesimo. Quindi partono le peripezie dell'eroe, o per meglio dire
dell'eroina. Furba e determinata, Dulcinea riesce a ristabilire
l'equilibrio iniziale, magari con anche una punta di irrisione nei
confronti della vanitosa strega.
Compaiono anche le
funzioni, quelle che Propp ha individuato passando al setaccio
migliaia di esempi di fiabe: c'è l'allontanamento, il divieto, la
partenza, la lotta, la vittoria.
Tuttavia Propp non
avrebbe mai potuto prevedere il grande disordine in cui vive questa
strega, né immaginare che la strega fosse così maledettamente
sciatta da lasciar per terra, sul pavimento della sua camera da
musica, tutti gli spartiti e altri oggetti, compreso il libro degli
incantesimi a cui ambisce la piccola Dulcinea e un calice di
cristallo, in cui inavvertitamente inciampa la povera bambina.
Dalla fiaba deriva
anche il bosco incantato, magico. Il Zauberflöte e la Zauberberg non
avrebbero potuto essere i precedenti letterari cui ispirarsi per
questo Zauberwald?
Stabilito che Könnecke
con Dulcinea ha voluto
scrivere qualcosa di molto tradizionale, proprio una fiaba nella sua
accezione più classica, dove sta la bellezza di questo libro?
Come
al solito, trattandosi di Könnecke, lo scatto si ha nella
definizione dei personaggi e nei dialoghi assurdi che mette nelle
loro bocche. Ma soprattutto nella vena ironica del disegno che dà
forma all'intera storia.
In
primo luogo la strega, che effettivamente non è una bellezza, sembra
piuttosto un donnone smemorato e distratto, che corre e si sbraccia
sguaiatamente per tutto il libro. Non ricorda le formule, ma è molto
creativa nel tipo di trasformazioni che mette in atto. Esilaranti si
rivelano i suoi ragionamenti ad alta voce: visto che il padre è un
amante della natura dovrà tramutarlo in albero e visto che Dulcinea
davanti a lei dichiara di amare la sua musica, opta per un
incantesimo che la trasformi in flauto, e quando scopre invece che è
il suo compleanno, cambia idea e decide di mutarla in torta.
Nel
disegno, Könnecke si diverte lasciando sull'albero alcuni connotati
del padre, ovvero i baffi, il cappello e il paniere, i ciuffi di
foglie fungono da mani affettuose; mette al cervo gli occhiali da
sole, nell'aria fa volare pesci e le piante hanno occhi, d'altronde
non è forse magico quel bosco?
Come
spesso accade, decide per una tonalità di colore dominante che
declina per sfumature, e come altrettanto di frequente succede, si fa
notare per una composizione della pagina molto potente con scorci
arditi e fossati pieni di nero. I suoi personaggi, la strega al
contrario è dissonante, sono quelli cui ci abituato, da Anton in
poi: testone rotonde, pochi tratti somatici e tutta quella bella
espressività racchiusa negli sguardi.
Non tocca i vertici del poetico West raggiunti dal bambino cowboy
Desperado, e non si ride tanto quanto con Lester & Bob, tuttavia
resta sempre una bella gioia dare a un bambino o a una bambina un
libro di Könnecke in mano.
Per
farlo, però occorre aspettare ancora poco più di dieci giorni.
Intanto
però, il consiglio è: fate scorta di mirtilli.
Carla
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