mercoledì 26 maggio 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

L'ALIBI

Un po' troppo, Olivier Tallec (trad. Maria Pia Secciani)

Edizioni Clichy 2021


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
 
"Io e il mio albero ci prendiamo cura l'uno dell'altro. Io gli parlo e lui, a volte, mi regala una delle sue pigne. Adoro le pigne. E poi ne ha così tante...
Ma attenzione, non si devono mangiare tutte le pigne in una volta. Se ne può prendere solo una ogni tanto.
Solo quelle di cui abbiamo bisogno. Perché un albero è fragile. Bisogna prendersene cura.
Comunque sia, ho il permesso di prenderne un'altra."
 
Da una pigna ogni tanto, lo scoiattolo passa a un'altra e poi un'altra.
D'altronde ce ne sono davvero moltissime e qualcuno potrebbe mangiarle comunque. Tanto vale... E quando anche l'ultima pigna è andata, l'albero continua ad avere milioni di aghi sui rami. Dolci, buoni almeno quanto le pigne. E anche di questi sarebbe meglio mangiare solo quelli strettamente necessari.
D'altronde, si sa che gli aghi sono un po' come le ciliegie: uno tira l'altro.
Finiti gli aghi, sono i rametti a interessarlo: utilissimi per fare dei piccoli falò nel bosco. Ovviamente quando si è in tanti è meglio prendersi dei rami più grandi per fare grandi fuochi. D'altronde l'albero ne ha tanti... anche le poche radici che escono in superficie non sono affatto male. Magari solo qualche pezzettino da sgranocchiare ogni tanto. D'altronde...
 
C'è da sperare che nessuno abbia dimenticato lo scoiattolo p-ossessivo, quello che passa la sua vita a occhi sgranati perché roso dall'ansia che qualcuno gli tocchi il suo albero. 
 

Se ne annuncia qui il felice ritorno, ma purtroppo per lui non si registra alcun miglioramento del suo stato d'animo: continua ad avere gli occhi sgranati. Adesso però ha canalizzato la sua ansia sulla cura del proprio albero. Se prima lo difendeva dai possibili attacchi esterni, predatori che avrebbero potuto appropriarsene indebitamente, adesso, nella raggiunta sicurezza che nessuno glielo tocca, veglia sulla tutela dello stesso: ovverosia rende partecipe il lettore di quelle che in linea teorica sono le buone pratiche perché l'albero cresca e vegeti in tutta salute. Per questa ragione non bisogna mangiarsi tutte le pigne, tutti gli aghi e non bisogna segare tutti i rami o rosicchiare tutte le radici.
Lo scoiattolo p-ossessivo conosce molto bene la teoria del prendersi cura, ma la pratica è tutta un'altra questione.
Con la sua consueta ironia, Tallec sta 'sgridando' qualcuno. O forse sarebbe meglio dire che ci sta sgridando tutti? Il discorso infatti è talmente ben costruito che da una parte chiama in causa l'umanità intera e dall'altra ciascuno di noi. Ma c'è poi davvero differenza? La corsa ad accaparrarsi risorse, a scapito di un ecosistema delicato e fragile, sembra al di sopra della nostra portata: non sembra essere un fatto che ci chiama in causa personalmente, ma piuttosto sembra dipendere dai macrosistemi che mandano avanti il mondo. Eppure, se come singoli, ci mettessimo nella condizione di non pretendere tanto, o addirittura tutto, quell' un po' troppo che Tallec riassume con un guizzo geniale, forse anche l'alibi di dire, ma io da solo cosa posso fare? cadrebbe.
 

E così il p-ossessivo scoiattolo è l'incarnazione di tutti quelli che hanno uno sguardo miope e che del singolo gesto non sanno vederne le conseguenze. E si nascondono dietro il pretesto: ma in fondo perché proprio io devo cominciare?
Il geniale Tallec però non ci attacca un pistolotto sulla questione: al contrario ci pone nelle condizioni ideali per guardare le cose secondo una prospettiva che non ci mette direttamente in crisi. E' lo scoiattolo quello che sta sbagliando. E' lui che non sa darsi una misura. E anzi, non possiamo evitare di ridere di lui, quando alterna abbracci ai rami e poche pagine dopo di quegli stessi organizza tagli radicali, in nome della convivialità (un sospetto però deve essergli venuto, visto lo sguardo incerto al calore del falò). 
 

O quando punta su di noi i suoi occhi inquisitori, minacciandoci di non toccare le pigne, mentre è proprio lui che se le fa fuori tutte in una sequenza di cinque disegni.
Ma sarà poi vero? O quegli occhi sgranati che ci guardano male, sono invece davvero i suoi, del Tallec/scoiattolo?
In una grandiosa sequenza di impercettibili gesti, di occhiate eloquenti, di dettagli minuziosi, di accelerazioni e pause perfettamente calibrate, di una maestria e dominio assoluti del testo e del disegno ecco che ci siamo dentro fino al collo. Al pari dello scoiattolo. Questa è verità.
 
 
A storia finita, un tarlo ci perfora il cervello. E, come se non bastasse, nel finale stesso, pur non potendo non ridere, abbiamo l'amara certezza che la strada verso la salvezza è solo una e, soprattutto, speriamo che almeno questo sia chiaro a tutti, va percorsa in gran fretta!


Carla

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