L'ALIBI
Un po' troppo, Olivier Tallec (trad. Maria Pia Secciani)
Edizioni Clichy 2021
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 5 anni)
"Io e il mio
albero ci prendiamo cura l'uno dell'altro. Io gli parlo e lui, a
volte, mi regala una delle sue pigne. Adoro le pigne. E poi ne ha
così tante...
Ma attenzione, non
si devono mangiare tutte le pigne in una volta. Se ne può prendere
solo una ogni tanto.
Solo quelle di cui
abbiamo bisogno. Perché un albero è fragile. Bisogna prendersene
cura.
Comunque sia, ho il
permesso di prenderne un'altra."
Da
una pigna ogni tanto, lo scoiattolo passa a un'altra e poi un'altra.
D'altronde
ce ne sono davvero moltissime e qualcuno potrebbe mangiarle comunque.
Tanto vale... E quando anche l'ultima pigna è andata, l'albero
continua ad avere milioni di aghi sui rami. Dolci, buoni almeno
quanto le pigne. E anche di questi sarebbe meglio mangiare solo
quelli strettamente necessari.
D'altronde,
si sa che gli aghi sono un po' come le ciliegie: uno tira l'altro.
Finiti
gli aghi, sono i rametti a interessarlo: utilissimi per fare dei
piccoli falò nel bosco. Ovviamente quando si è in tanti è meglio
prendersi dei rami più grandi per fare grandi fuochi. D'altronde
l'albero ne ha tanti... anche le poche radici che escono in
superficie non sono affatto male. Magari solo qualche pezzettino da
sgranocchiare ogni tanto. D'altronde...
C'è
da sperare che nessuno abbia dimenticato lo scoiattolo p-ossessivo,
quello che passa la sua vita a occhi sgranati perché roso dall'ansia
che qualcuno gli tocchi il suo albero.
Se
ne annuncia qui il felice ritorno, ma purtroppo per lui non si
registra alcun miglioramento del suo stato d'animo: continua ad avere
gli occhi sgranati. Adesso però ha canalizzato la sua ansia sulla
cura del proprio albero. Se prima lo difendeva dai possibili attacchi
esterni, predatori che avrebbero potuto appropriarsene indebitamente,
adesso, nella raggiunta sicurezza che nessuno glielo tocca, veglia
sulla tutela dello stesso: ovverosia rende partecipe il lettore di
quelle che in linea teorica sono le buone pratiche perché l'albero
cresca e vegeti in tutta salute. Per questa ragione non bisogna
mangiarsi tutte le pigne, tutti gli aghi e non bisogna segare tutti i
rami o rosicchiare tutte le radici.
Lo
scoiattolo p-ossessivo conosce molto bene la teoria del prendersi
cura, ma la pratica è tutta un'altra questione.
Con
la sua consueta ironia, Tallec sta 'sgridando' qualcuno. O forse
sarebbe meglio dire che ci sta sgridando tutti? Il discorso infatti è
talmente ben costruito che da una parte chiama in causa l'umanità
intera e dall'altra ciascuno di noi. Ma c'è poi davvero differenza?
La corsa ad accaparrarsi risorse, a scapito di un ecosistema delicato
e fragile, sembra al di sopra della nostra portata: non sembra essere
un fatto che ci chiama in causa personalmente, ma piuttosto sembra
dipendere dai macrosistemi che mandano avanti il mondo. Eppure, se
come singoli, ci mettessimo nella condizione di non pretendere tanto,
o addirittura tutto, quell' un po' troppo che Tallec riassume
con un guizzo geniale, forse anche l'alibi di dire, ma io da solo
cosa posso fare? cadrebbe.
E
così il p-ossessivo scoiattolo è l'incarnazione di tutti quelli che
hanno uno sguardo miope e che del singolo gesto non sanno vederne le
conseguenze. E si nascondono dietro il pretesto: ma in fondo perché
proprio io devo cominciare?
Il
geniale Tallec però non ci attacca un pistolotto sulla questione: al
contrario ci pone nelle condizioni ideali per guardare le cose
secondo una prospettiva che non ci mette direttamente in crisi. E' lo
scoiattolo quello che sta sbagliando. E' lui che non sa darsi una
misura. E anzi, non possiamo evitare di ridere di lui, quando alterna
abbracci ai rami e poche pagine dopo di quegli stessi organizza
tagli radicali, in nome della convivialità (un sospetto però deve
essergli venuto, visto lo sguardo incerto al calore del falò).
O
quando punta su di noi i suoi occhi inquisitori, minacciandoci di non
toccare le pigne, mentre è proprio lui che se le fa fuori tutte in
una sequenza di cinque disegni.
Ma
sarà poi vero? O quegli occhi sgranati che ci guardano male, sono
invece davvero i suoi, del Tallec/scoiattolo?
In
una grandiosa sequenza di impercettibili gesti, di occhiate
eloquenti, di dettagli minuziosi, di accelerazioni e pause
perfettamente calibrate, di una maestria e dominio assoluti del testo
e del disegno ecco che ci siamo dentro fino al collo. Al pari dello
scoiattolo. Questa è verità.
A
storia finita, un tarlo ci perfora il cervello. E, come se non
bastasse, nel finale stesso, pur non potendo non ridere, abbiamo
l'amara certezza che la strada verso la salvezza è solo una e, soprattutto, speriamo che almeno questo sia chiaro a tutti,
va percorsa in gran fretta!
Carla
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