ALLA RISCOSSA!
(trad. Irene D'Intino)
Biancoenero 2021
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Guarda il gatto.
Non sono un gatto. Sono un cane.
Guarda il gatto blu.
Non sono blu e non sono un gatto.
Il gatto blu indossa un vestito verde.
Io non ho un vestito verde!"
Il cane sta perdendo la pazienza. Quella voce che non si sa a chi appartenga, ma che è piuttosto sicura di quello che afferma, continua a dire cose non vere.
Apparentemente.
Il cane effettivamente è un cane, non è blu e non indossa nessun vestito, men che meno verde. Non si chiama neanche Baby Cakes, come la voce sostiene, ma Max. E non cavalca nessun unicorno.
Tuttavia, a ben guardare, quella voce non sta mentendo, perché improvvisamente un unicorno rosa con sulla schiena, in equilibrio, un gatto blu che molto probabilmente si chiama Baby Cakes, stando alle iniziali ricamate sul suo bel vestitino. Verde. Al cane non resta che diventare... rosso.
Ecco. Questo è il tono. Ossia il tono che si ritrova nelle tre storie - Guarda il gatto, Guarda il Serpente e Guarda il cane (finalmente).
Si tratta di un libro geniale perché è concepito intorno ad almeno cinque o sei grandi potenzialità che i libri illustrati hanno per costituzione.
La prima. Chi legge è chiamato 'dentro' già dalla copertina e ancora di più dal titolo: Guarda il gatto è una incitazione a chi legge (e le parole del cane nel ballon sono di nuovo rivolte a chi ha il libro in mano). Non è una novità assoluta, se si pensa per esempio ai libri di Mo Willems, ma qui c'è ben di più!
La seconda. Anche in questo caso già dalla copertina quello che si vede smentisce quello che si sente. E tale relazione di contrappunto tra testo e immagine è uno modi migliori che si hanno per attirare l'interesse di chi guarda o legge.
Laddove qualcosa si presenta in contraddizione con qualcosa d'altro o si mostra nella sua ambiguità, lì inevitabilmente la nostra attenzione si risveglia.
Tutti i più grandi autori di albi illustrati (ma anche di film e i pubblicitari) su questo hanno fondato la loro forza: hanno capito cioè che avere a disposizione contemporaneamente due codici espressivi, invece di uno solo, offre una gamma ben più ampia di modi di colpire l'immaginazione del lettore o dello spettatore o del potenziale acquirente. Li si può, anzi li si deve, mettere in connessione tra loro e se il dialogo che ne nasce diventa contrasto, l'interesse, la curiosità di chi legge o guarda, sarà -giocoforza - maggiore.
E quindi se il libro si intitola Guarda il gatto e ha come sottotitolo una smentita Tre storie su un cane quel libro non lo si può mettere giù, ma diventa necessario andare a vedere chi sta mentendo, oppure dov'è il trucco.
La terza è il tono del testo, che non perde occasione di giocare con il lettore (anche sui colori, sebbene nella traduzione un po' si perda). Un uso sapiente del tempo comico!
Tuttavia questo tono nasconde anche qualcosa che va al di là della comicità e dei giochi di parole e punta con sapiente leggerezza a qualcosa di più profondo e intimo (LaRochelle, scrivendo Io, no! o forse... sì ha già dato grande prova di saper essere lieve e profondo allo stesso tempo): la frustrazione di quel cane è piuttosto affine all'emotività dei bambini che talvolta, come lui, possono sentirsi 'perdenti' nei confronti della vita e molto spesso 'eterodiretti' dai grandi.
La quarta sta nella capacità di creare una buona sequenza. Nel primo racconto si capisce che il cane è frustrato perché smentito dai fatti: il gatto c'era, c'era l'unicorno ecc. ecc. Nella seconda storia, il cane (e il piccolo lettore per empatia è al suo fianco) sa già che la voce non mente e il crescendo dei toni che nella prima storia era dato dalla rabbia che aumenta (salvo poi sgonfiarsi come un palloncino) lo si ottiene facendo leva sul terrore.
Per uscirne, entra in gioco una quinta buona idea, che ha a che fare di nuovo con il contrasto tra quello che si vede e quello che si dice, ma più precisamente si serve di una sorta di 'metanarrazione': il cane interviene sul testo, ossia lo modifica in senso fisico, pur non perdendo il suo ruolo di personaggio. Contemporaneamente diventa anche autore.
Questa permeabilità interna tra i personaggi, che si va ad aggiungere a quella rivolta all'esterno, ovvero al lettore, è molto fertile e infatti la si ritrova anche nella terza storia, ma con una modalità ancora differente: la voce del cane sovrasta quella del narratore e si impone, di fatto, sulla costruzione del plot.
Siamo alla riscossa: esilarante!
Questo 'teatrino' tra le parti, questo dialogo che si fonda sul contrasto tra chi scrive e chi disegna è alla base di una divertente clip di poco più di due minuti che LaRochelle e Wohnoutka fanno per promuovere il libro. E funziona perfettamente anche lì!
A tutto ciò, che è già moltissimo, si devono aggiungere un sapiente ritmo visivo e una cura per i dettagli (i disegni nelle pagine dei tre titoli ne sono la prova) e un sapiente uso dello spazio della pagina; valori da accreditare a Mike Wohnoutka.
La scelta canonica di mettere il testo a sinistra e la tavola con il cane (e il testo a fumetto) a destra crea una cadenza regolare che però si interrompe laddove il testo tace e i disegni sconfinano anche in quella direzione e usano la fine del foglio per entrare - o uscire - di scena. Siamo a teatro!
A Mike Wohnoutka va inoltre accreditato l'uso di un layout che rende il libro gustosissimo e praticabile anche per coloro che sono alle prime armi, quelli che stanno imparando a leggere (mentre a LaRochelle la capacità di usare un lessico accessibile e di creare molte ripetizioni, rassicuranti). Qualità che hanno giustamente portato il premio Theodor Seuss Geisel Award dedicato alle prime letture.
Mentre il Bank Street College of Education's Best Children's Books (la scuola all'avanguardia per i suoi metodi pedagogici dove hanno 'militato' all'epoca Margaret Wise Brown e Ruth Krauss) è presumibile lo abbia vinto per il senso più profondo di questa storia.
In ogni modo, sia questo sia tutti gli altri valori che il libro dimostra di avere sono alla base della caterva di riconoscimenti che gli sono stati assegnati dal 2020 a oggi.
Evviva! In attesa del successivo e speculare.
Carla
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