mercoledì 17 novembre 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

CREDERCI E BASTA

Quando arrivi è Natale
, Barbara Ferraro, Serena Mabilia 
Lupoguido 2021
 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 6 anni) 

"'Eccoci! Allora, cinture ben allacciate?'
'Tobia?' 'Sì, allacciate!' 
'Junior?' 'Sì, allacciate!' 
'Allora andiamo... pronti via! Papà arriviamo!' 
'Aspetta mamma, mi scappa la pipì...' 
'E su! Dai! Risaliamo, ci mettiamo un momento.' 
'Aspetta mamma, prendo Junior...'" 

Tutto è pronto per la partenza verso le vacanze di Natale a casa dai nonni. Le valigie e le borse sono stipate nel bagagliaio già da prima, manca solo di passare a prendere papà al lavoro e poi il lungo viaggio può incominciare. Nella testa di Tobia c'è tutta la frenesia della vigilia, del viaggio in macchina, c'è la gioia di rivedere i nonni, di sentire il freddo della campagna e il caldo del camino. 


In tutti questi suoi pensieri, con lui c'è sempre Junior, l'orso. 
E poi però c'è quella pipì fuori programma. 
I grandi sono frettolosi, la circostanza è frettolosa. 
E l'orso Junior resta lì sul pavimento davanti al bagno, dimenticato. 
Quando Tobia se ne accorge, ormai è tardi per poter tornare indietro. Junior passerà le vacanze di Natale solo a casa e per lui non ci saranno dolcetti, o cacce all'insetto nei legni davanti al camino, non ci saranno gli abbracci di Tobia, né le riparazioni della pelliccia consumata che la nonna è così brava fare. E anche per Tobia sarà un Natale malinconico lontano dal suo orso con cui parlare, con cui costruire torri, e in cui affondare a fine giornata il naso prima di dormire. 
E poi però c'è quel gabbiano che sente gli ululati di un orso lasciato sul pavimento che si sente molto solo. Ed è così che comincia il lungo e avventuroso viaggio di un orsetto di pezza a cavallo di un gabbiano determinato e di buon appetito e poi di un pesce volante e inconsapevole. 
Viaggio che termina di fronte alla collina con dodici pini altissimi, perché è quello è il punto dove atterrare. Lì c'è la casa dei nonni. Ed è lì che con Tobia si ritroveranno. 
E sarà di nuovo un buon Natale, per tutti, ma proprio tutti. 

Nelle storie bisogna credere. 
Se è chiaro a tutti che qui la storia vera si ferma su quel pavimento di casa e riprende davanti alla porta della casa dei nonni, è pur vero che dobbiamo prestare fede anche a tutto il viaggio di Junior a cavallo del gabbiano e del pesce. 


Coleridge le ha dato un nome, the willing suspension of disbelief, ma già Shakespeare la pretendeva dal suo pubblico nell'Enrico V, invocando la necessaria fantasia per attraversare in un volgere di clessidra tempo e spazio. 
Tuttavia una differenza esiste tra grandi e piccoli e risiede proprio in quel willing
Un bambino non ha bisogno di imporsela, ci crede e basta. 
Un adulto deve fare un passo indietro e decidere di mettersi in quella condizione in modo volontario. Ciò non toglie che la sospensione dell'incredulità sia uno dei principali motori della felicità quando ci si immerge in certa letteratura: farsi trasportare in un altrove esercita un grande fascino, a patto però che il viaggio abbia una sua precisa coerenza interna e rispetti alcuni canoni. 
Quando arrivi è Natale dimostra di avere una sua precisa coerenza interna e quindi al lettore, anche quello adulto, non resta che godersi il meraviglioso 'senso del meraviglioso'; sorridere per i dialoghi tra un gabbiano abbastanza furbo e parecchio affamato e un orso un po' confuso e molto disperato; preoccuparsi per la caduta del gabbiano stordito dai fuochi d'artificio, e per il rocambolesco passaggio di consegne tra uccello e pesce.
 

D'altronde la buona letteratura non è nuova a viaggi fantastici a cavallo di un volatile e vanta illustri precedenti, da Pinocchio a Nils Holgersson, ed è anche piena di orsetti avventurosi che marciano compatti dietro la bandiera di Winnie. E anche i pesci volanti godono di una loro fama e hanno una loro letteratura dedicata. 
Questa percezione quasi fisica della meraviglia, la trasmettono le matite morbide, sfumate, volutamente mai nitide di Serena Mabilia, che in tal modo parrebbe voler ribadire la più generale condizione di sospensione anche per quello che riguarda lo sguardo. 
Ai colori, e a quel periodico tornare sugli alberi e sui loro intrecci di rami affida, silenziosamente, la sensazione di essere immersi davvero nelle atmosfere dei nostri natali. 
Accanto a tutto questo però c'è anche altro: una bella storia di bambini e pupazzi e quella - lo sappiamo tutti - è proprio vera vera. 


Scrivere storie del genere, che raccontino il legame che nella vita reale tiene insieme bambini e peluche, credo abbia, tra gli altri, anche il merito di risarcire, almeno in parte, l'infanzia del proprio status di 'paese' autonomo e sovrano. 
Nel senso che come adulti, la prima cosa che è necessario imparare a fare è quella di rispettare la capacità che hanno i bambini di crearsi un mondo altro per poter dignitosamente provare a sopravvivere in quello terribilmente reale dei grandi che non gli appartiene. Ed è naturale che i primi abitanti di questo 'paese' che hanno diritto di cittadinanza, si potrebbe dire addirittura ne ricevano la cittadinanza onoraria, sono orsi, paperi, topi, dinosauri, pipistrelli, marmotte, delfini. Tutti rigorosamente di pezza, tutti segnati e consumati dal tempo e dall'effetto. 
L'atto di scriverne con tanta lucida fede, riconoscendone di fatto l'esistenza, oltre a essere cosa buona e giusta, è anche necessaria. 

 Carla 


Noterella al margine: Quali siano le cose che dall'infanzia decidano di non andarsene mai e che da adulti ti restino dentro è davvero un mistero. Ad alcuni, me compresa, è capitato in sorte di continuare a essere certi, come si faceva da bambini, che gli animali di pezza siano vivi e abbiano un'anima per sentire, una testa per pensare e una voce silenziosa per farsi capire.

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