EHILA'? EHILA'!
(trad. Samanta K. Milton Knowles)
Beisler 2021
NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 9 anni)
"'Ehilà?' grida Ester entrando nell'ingresso buio.
Si sbriga ad accendere la luce. 'La tua mamma è in casa?' chiedo. 'Il mio papà, semmai' risponde. 'Lui a volte c'è Ma a quanto pare oggi no'. Mi tolgo le scarpe e noto che ce ne sono solo due paia all'ingresso. Un paio di scarpe da corsa grandissime e un paio di stivali di gomma della misura di Ester. Ester ci mette anche le sue. 'Ecco, io vivo qui!' dice Ester indicando verso il soffitto in fondo all'ingresso."
Questa è la prima volta che Signe va a casa della sua nuovissima amica Ester.
Solo da oggi è arrivata in classe questa nuova bambina che nessuno conosce, eppure già hanno fatto un bel po' di cose assieme. Quasi tutte rappresentano la prima volta per Signe: andare in due sull'altalena, andare a casa di un'amica, andarci a piedi da sola con lei.
Questa nuova amicizia le mette addosso un formicolio che forse dipende dal fatto che Ester sembra avere una vita e delle abitudini molto diverse da quelle di Signe. Questa bambina, che per Signe è naturalmente ancora un po' un mistero, sembra vivere molto del suo tempo da sola, con la sua gatta 'grassa'. Il papà è spesso assente e della mamma apparentemente c'è solo una foto in bianco e nero accanto al letto sul soppalco; d'altronde, a quando afferma Ester, lei fa l'attrice, si chiama Greta ed è sempre fuori...
Così questa bambina dai lunghi capelli castani gode di una sua bella indipendenza, ha le chiavi di casa, cucina e va a fare la spesa da sola, ha un cellulare sempre con sé perché il papà la possa raggiungere in ogni momento e ha anche un bel modo di sollevare il sopracciglio.
Il fascino che esercita su Signe, che, invece, vive con mamma e papà e il fratellino piccolo, che non ha le chiavi di casa e nemmeno il permesso di tornare a casa da sola o di andare a fare la spesa, e che per il cellulare deve ancora aspettare il suo compleanno, è molto grande.
La cosa però che Signe le invidia più di tutte è il suo coraggio nell'affrontare le sfide, ossia nel fare quelle cose che sono considerate proibite, non perché siano pericolose, ma perché semplicemente infrangono le regole di cui i grandi amano riempire la vita dei bambini.
Nello stesso tempo la inorgoglisce e le fa formicolare la pelle sentirsi prescelta, tra le altre.
Questa è la storia di una bellissima amicizia che nasce e cresce.
La letteratura del Nord ci ha messo sotto il naso un modo diverso di raccontare l'infanzia e soprattutto ci ha fatto vedere un tipo di rapporto tra adulti e bambini, quanto meno in ambito familiare, piuttosto inusuale per i nostri standard mediterranei.
Non a caso i bambini italiani hanno sempre dimostrato un grande interesse - magari anche non del tutto consapevole - per le storie che arrivano dal Nord. Sono storie in cui i piccoli dimostrano al mondo di essere capaci di organizzarsi la vita, senza fare poi troppo ricorso alla presenza dei grandi, che spesso e volentieri sono dietro le quinte, se non del tutto assenti.
Evviva!
Nella storia di queste due bambine abbastanza diverse che però si attraggono, il nocciolo centrale sembra proprio essere il delicato equilibrio che regola le relazioni all'interno dei loro piccoli nuclei affettivi. Quello di Signe e quello di Ester sono tra loro molto differenti e le ragioni che ne sono alla base le si conoscono solo leggendo. In un certo senso la lenta scoperta di chi sia nel fondo la piccola e indipendente Ester la vive Signe in prima persona, ma noi - come lettori - siamo lì dietro di lei. Condividiamo i suoi dubbi quando le differenze sembrano insormontabili, quando i timori dell'una cozzano con l'ardire dell'altra, quando la sua fiducia nei confronti dell'amica pare vacillare.
E siamo ancora con lei anche quando si rende conto che la sua piccola rete di affetti familiari possono diventare un luogo piacevole anche per la piccola Ester.
Se questo è uno dei nodi del libro, ne esiste anche un altro. Altrettanto importante e altrettanto connesso alla questione dell'equilibrio nei rapporti interpersonali, ed è la questione relativa all'amicizia di queste due bambine.
La loro diversità in qualche modo è il legante che le tiene assieme. Signe segue, o cerca di seguire, le orme di Ester per guadagnarsi una sua maggiore autonomia, per sentirsi grande, per provare a se stessa di essere anche capace di fare cose 'vietate', come rubare dalla sala insegnanti un paio di fette di torta al cioccolato, ma nello stesso tempo si dimostra accogliente nei confronti dell'amica quando ne coglie le fragilità e in quel caso mette a disposizione il proprio bagaglio di risorse affettive.
Accanto al piacevolezza data da un testo asciutto, nella traduzione di Samanta K. Milton Knowles, ci sono i disegni bellissimi di Emma Adbåge che dimostra ancora una volta di saper riassumere nel suo implacabile segno a matita, le imperfezioni umane e nello stesso tempo la loro essenza più profonda. Perfetta per raccontare bambini e grandi nei loro gesti, nelle loro relazioni reciproche: basterà godersi la scena in cui un'insegnante ha appena beccato una bambina con due fette di torta che le pendono dalle mani, oppure quando una mamma rianima un gattino appena nato.
E la Adbåge è altrettanto perfetta per raccontare come sono davvero le case normali, i loro tavolini e i loro i pavimenti: e per queste basterà godersi tutte le altre figure.
Carla
Noterella al margine. Non solo percepire la letteratura del Nord come un luogo ameno da esplorare, ma anche prendere in prestito dalla Svezia la ricetta dei cavalieri poveri, i fattiga riddare!
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