lunedì 24 gennaio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL CIELO SOPRA CRACOVIA

L'aquilone di Noah, Rafael Salmerón (trad. Daria Podestà, Sante Bandirali) 
Uovonero 2022 


NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni) 

"Nacque piccolo, magro, come un coniglio scuoiato; ma con gli occhi grandi e neri, talmente aperti che in loro si potevano vedere la vita e la morte. Non pianse. Non pianse mai, neppure quando sua madre , cercando di svegliarlo da quell'angosciante silenzio, lo faceva aspettare ore e ore prima di attaccarlo al suo grande e straripante seno. E quando, passato il tempo, arrivò il momento di farfugliare, di strillare, di ripetere le sillabe in continuazione, il piccolo Noah continuò a mantenere il più profondo dei silenzi." 

Per sua madre, fin dalla nascita, è sempre stato un peso, qualcuno di cui vergognarsi, mai un pensiero affettuoso nei suoi confronti. E così è anche per la sua sorella maggiore, Hannah, che come sua madre Dora, di lui non vuol nemmeno sentir parlare. 
Il suo piccolo e misero padre, Leopold l'orologiaio ebreo, non ha le forze per potersene occupare, pieno solo della sua frustrazione, maturata nel corso di una intera vita accanto a una moglie che non lo ha mai amato, ma sempre disprezzato. Per questo omino contano solo i meccanismi minuscoli degli orologi che ripara. 
L'unico che si prende cura di lui è il fratello maggiore, Joel; con lui condivide la maggior parte del tempo, con lui si sente al sicuro e protetto, perché Joel è l'unico che i suoi silenzi li accetta, i suoi sguardi li intende. 
Nella loro misera casa di Cracovia, la famiglia ebrea dei Baumann conduce un'esistenza sempre uguale: madre e figlia si vergognano della loro povertà, che imputano alla ignavia dell'orologiaio, che da parte sua, evita i contatti con il mondo esterno, rifugiandosi nei sui ingranaggi; Joel accudisce il suo fratellino fragile che ha un'unica grande passione: far volare il suo aquilone. 
Appena un refolo di vento glielo permette, Noah parte per la collina al di là della Vistola, un po' troppo lontano dal suo quartiere di Kazimierz, e con le sue manine ossute e sapienti dimostra al mondo intero di quanto sia bravo e capace a governare il volo di quell'incrocio di stecche di legno su cui è fissato un rombo di stoffa. 
Essere ebrei a Cracovia, come in moltissimi altri luoghi, non è mai stato facile, ma alla fine dell'estate del 1939, lo diventa ancora di più. 
Il primo di settembre, la Germania di Hitler, lo si apprende dalla radio, ha appena invaso il paese e, sebbene i polacchi pensino che cacciare i tedeschi sarà solo questione di giorni per il governo, la situazione sembra andare in tutt'altra direzione. 
A meno di una settimana anche per le strade di Cracovia l'esercito tedesco sfila trionfante. 
Come sono andate le cose è storia nota. 
Sullo sfondo dell'occupazione della Polonia, di una guerra alle porte, di un popolo che in parte si allea con l'invasore, di una guerra che diventerà presto mondiale, di una persecuzione capillare di tutti gli ebrei, prima privati di ogni diritto o libertà, chiusi nei ghetti, poi deportati nei campi, si compone la storia di questa famiglia, i Baumann, le loro poche amicizie, il loro incontro con gli Hiller, la famiglia con cui devono condividere una stanza nel ghetto: due finestre e un numero di letti nemmeno sufficiente a ospitarli tutti. 
Questa è la loro storia, ma è anche la storia di tutti. 

Una storia di tutti. È forse questo il tratto che più colpisce durante la lettura di questo romanzo: a prescindere dall'ovvia necessità di Salmerón di testimoniare nel racconto di un pezzo di storia che come umanità non dovremmo ignorare, men che meno dimenticare, e che, al contrario, dovrebbe riguardarci tutti, esiste un ulteriore registro narrativo che dal contesto storico si allontana per andare in una direzione molto più intima, direi personale, e si insinua e scava, scava e va giù nelle profondità dell'emotività di ogni lettore. E forse risiede in questo la sensazione di piacevole aspettativa che si crea ogni volta che si riprende in mano il libro per proseguirne la lettura.
Fatta salva la ricostruzione di un contesto che già di per sé non può e non deve lasciare indifferenti, io credo che la qualità migliore di questo libro si costruisca, pagina dopo pagina, nel racconto della varia umanità che agisce tra le maglie della Storia. E, in particolare, nella capacità di Salmerón di dare spazio alla complessità di pensiero e azione dei tanti piccoli e grandi personaggi che abitano il romanzo e che, fatta eccezione per quelli che rappresentano il Male assoluto, non sono mai facilmente classificabili come completamente buoni o completamente cattivi. 
L'intreccio di relazioni che tiene insieme questa piccola comunità è un affresco davvero commovente, profondo e talvolta anche scomodo da guardare. 
Il piccolo Noah, sebbene per lunghi tratti della storia lo si veda conquistare silenziosamente lo sfondo, non perde mai il suo ruolo di perno intorno a cui tutto in qualche modo ruota: conosciamo suo fratello Joel, sua sorella Hannah, suo padre e sua madre, nonché i genitori Hiller e sopratutto la loro figlia Sarah, attraverso il loro modo di interagire o costruire un rapporto personale con lui. 
In qualche modo anche il vecchio giocattolaio Rosemfeld, in questo senso, a lui deve molto. Per paradosso anche alcuni ufficiali e soldati dell'esercito tedesco prendono profondità nel confrontarsi con i suoi silenzi e il suo sguardo che 'buca' le uniformi. 
A parte la tenera bolla d'amore che racchiude al suo interno Joel e Sarah e che farà felici tutti coloro che nelle storie hanno bisogno anche di questa valvola di sfogo - bolla che per un lungo tratto fluttua senza troppe scosse - tutte le altre relazioni interpersonali sono riconoscibili, anche quando sono scomode. 
Il riferimento all'anaffettività di Dora Baumann nei confronti dei maschi fragili della sua famiglia è difficile da accettare, quasi quanto la viltà del marito che pare derivarne, ma è lì a dimostrare che la mente umana non è cosa piana. Al contrario l'incrollabile, o quasi, volontà propositiva, la potente affettività della seconda famiglia al di là del lenzuolo che divide lo spazio, quella degli Hiller, è lì a dimostrare che anche nella peggiore delle situazioni è possibile trovare un gancio per tentare di uscirne. Accanto a questi nove protagonisti, ai loro continui aggiustamenti di pensiero e di emozioni nei confronti di ciò che accade, ruotano alcuni personaggi 'satellite' che non devono per nessuna ragione al mondo, passare in secondo piano o, peggio, essere trascurati. 
Il primo dei quali, ma attenzione non è il solo, è il signor Ezra Maisel, cui Salmerón dedica un intero capitolo, la cui lettura può valere da sola l'intero libro. 
Da non perdere.

Carla

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