QUELLO SGUARDO LI'
Babalibri 2022
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Quando giocava con gli altri topolini, loro lo prendevano in giro.
Allora lui andava a sedersi sul ciliegio e ascoltava il canto degli uccelli.
A volte andava a scuola per distrarsi un po’. Un giorno il maestro disse: 'La terra è rotonda come un’arancia'. La piccola Sofia esclamò: 'Quindi quelli che vivono dall’altra parte camminano a testa in giù?'. Tutta la classe scoppiò a ridere. Ma Remì non ascoltava più: da qualche parte nel mondo c’erano persone come lui!"
Il piccolo topo Remì vede il mondo che lo circonda al contrario.
Quando lui è a testa in su tutti gli altri, mamma e papà compresi, sono a testa in giù. Quando va sull'altalena non si siede sul seggiolino per dondolare, ma sulla grande trave che tiene le catene. Anche a scuola non può sedersi nel banco, come gli altri, ma si rannicchia nella cornice delle finestra. Ed è proprio da lì che sente che al mondo ci sono altri esseri che vivono a testa in giù.
Con questa notizia in tasca, torna a casa a annuncia ai genitori la volontà di partire.
Si mette in marcia, lungo il cornicione di casa, poi sotto l'arco di un ponte attraversa precipizi, infine sappiamo che solca l'oceano perché lo si intravede nell'oblo di un cargo nero. Poi la giungla, quindi la banchisa di ghiaccio, poi il deserto a pancia di dromedario e quindi, dopo aver scalato in discesa ripide montagne arriva davanti a un fachiro in meditazione: anche lui a testa in giù.
La prima creatura che ha come Remì i piedi per aria. L'imprudenza del topo però sta proprio nell'aver mollato la presa sulla roccia.
Perso l'appiglio, perso l'equilibrio cade dal cielo e precipita sulla pancia di una cicogna. L'impatto è così forte che al topo Remì il mondo gli si capovolge di altri 180 gradi.
E alla cicogna che lo raccoglie con il becco, come fanno le cicogne, non resta da fare altro che depositarlo dove lo aspettano mamma e papà: a casa.
Una certa propensione per le verticali a Remì restò sempre e seppe come farla fruttare.
Questo libro ha la sua bella età, pubblicato nel 1995. Ed è il primo albo in cui Ramos è unico autore.
Il fatto di vederlo in giro, si può leggere come un buon segnale di ripresa di questo autore che ha fatto ridere intere legioni di bambini. Con la sua morte prematura, tutto intorno a lui ha cominciato a rallentare...
Già da questo suo titolo d'esordio sono evidenti alcuni tratti che poi hanno attraversato per intero la sua carriera ventennale dentro Pastel, la costola belga della francese L'ecole des loisirs.
Il disegno, come lui stesso tante volte ha detto, arriva da una folgorazione per il segno di Steinberg e per quello di Ungerer, avuta al principio degli anni Ottanta, durante la sua formazione come graphic designer. Quella linea potente e chiara che segna il profilo dei disegni, quel tratto sicuro ma sempre un po' vibrante, come a trasmettere un lieve tremolio della mano con il pennino a china.
E ancora, il gusto per la costruzione di uno spazio di azione in cui far muovere i personaggi, ma nessun horror vacui quando si rende necessario. I tagli prospettici, le vedute dall'alto.
Un uso molto canonico del colore, pur senza mai perdere di vista il possibile impatto visivo che esso può avere sui lettori, per cui alla luce chiara di una bella giornata per partire, si avvicenda una scura notte sul mare e poi una ombrosa giungla verde, un candido polo e un caldo e deserto sabbioso.
Ma dei suoi due maestri elettivi la cosa che sembra aver voluto mutuare è soprattutto lo sguardo, quello sguardo lì, ossia il modo 'insolito' di leggere il mondo circostante che entrambi - Steinberg e Ungerer - hanno sempre dimostrato di possedere.
Qui il capovolgimento di prospettiva diventa addirittura argomento di narrazione e di conseguenza sguardo a testa in giù.
Per quasi tutto il libro gli occhi fanno fatica ad abituarsi a una visione 'impossibile' che solo con il ragionamento poi ridiventa in qualche modo comprensibile e quindi leggibile.
Guardare le figure fa davvero un effetto strano, ossia straniante. A ogni giro di pagina, i nostri occhi hanno bisogno di resettare ciò che vedono disegnato sul foglio. Devono mettere a fuoco alcuni dettagli e ricollocarli in linea teorica nel loro giusto verso, per poi ridere nel vederli invece capovolti. Lo stesso Ramos racconta che disegnare al contrario è stato per lui rigolo, buffo.
Ungerer, del capovolgimento di prospettiva, ne ha fatto una sua cifra, non solo visiva, ma soprattutto mentale. Spiazzare il pensiero comune, dando una chiave di lettura del tutto inedita - briganti che mettono su un orfanotrofio, orchi che si convertono alla cucina gourmand, gatti che partoriscono cani e viceversa - è uno dei modi consueti per costruire le proprie storie.
E come Ungerer , anche Ramos dimostra di prediligere in questo libro almeno, ma anche in altri successivi, il ribaltamento delle convenzioni.
Come Ungerer ama far trapelare dalla storia un nocciolo di contenuto che la renda non solo puro divertimento.
In questo libro, tutto capovolto, il suo intento viene dichiarato fin dalle prime righe: sentirsi fuori posto in un mondo di gente a posto.
Ungereriano è anche il finale in cui, dopo un percorso fatto di esperienze e incontri, il protagonista, si ritrova al punto di partenza, ma del tutto cambiato.
E ancora come Ungerer anche Ramos sembra prediligere il registro dell'ironia, e soprattutto, come il suo modello, fa in modo che ogni cosa, nel finale, trovi una sua soluzione felice.
Carla
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