CREDERE, NELL'INCERTEZZA
LupoGuido 2022
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"I passi che facciamo dalla nostra stanza al portone sono piccoli e silenziosi. Gli altri, quelli sul marciapiede, velocissimi.
Noi zitti, specialmente io ché un po’ ho paura. Non appena il portone si richiude alle nostre spalle quasi corriamo. Dobbiamo fare in fretta, c’è un sacco di strada per arrivare in Francia e il papà rientra per le otto.
Pietro sa benissimo il percorso che dobbiamo seguire.
È importante non confondersi all’incrocio tra corso Svizzera e via Monte Bianco, altrimenti invece che in Francia ci ritroviamo in Germania e perdiamo la via.
Meno male che c’è Pietro perché io, con questa cosa che sono piccolo, proprio non saprei dove andare."
Due fratelli in fuga: Pietro, grande perché sa scrivere e Roberto, il piccolino che scrivere non sa ancora. Hanno organizzato tutto fin nei minimi dettagli. Acqua in bocca con la nonna, che è lì per assistere la mamma, altrimenti c'è il rischio che voglia accompagnarli e il piano salterebbe. Nei loro zaini hanno messo tutto ciò che gli potrà servire per questa missione: mappa, cioccolata, matite con la gomma in cima, spago, macchina fotografica e taccuino per le informazioni. Devono sbrigarsi perché devono essere di ritorno entro le otto, al rientro del papà. A lui comunque Pietro un bigliettino lo lascia. Quello che ci scrive sopra è molto chiaro: "io e Roberto andiamo a Lione (che sta in Francia) a parlare con Guinefort per chiedergli della mamma".
Dunque, la meta del loro viaggio è arrivare a Lione da Guinefort, il cane che in Francia sa esaudire i voti dei bambini: quello che loro vogliono chiedergli riguarda la guarigione della mamma. Lei è malata ed è appena tornata dall'ospedale...
Questo è il loro viaggio verso un cane levriero che, nel vederli, scodinzola. E poi abbaia, abbaia forte.
L'idea di fare santo un cane a me è sempre parsa bellissima. Nel Duecento, in Francia, non ci pensarono due volte, quando, sulla tomba di un cane ucciso ingiustamente dal proprio padrone, poi pentitosi amaramente, cominciarono ad arrivare ex voto per bambini miracolati dal povero Guinefort, il cane che per l'appunto aveva difeso il figlio del suo ricco padrone dal morso di una vipera e per ricompensa ci aveva rimesso la pelle.
L'agiografia del levriero Guinefort, nobile d'animo e d'aspetto, ha resistito fino agli anni Trenta del Novecento, momento in cui qualche esponente della chiesa cattolica più oscurantista e bacchettone di altri, decise che no un cane santo che fa guarire, proprio non ci poteva essere.
Così il culto ufficialmente va a farsi benedire, si fa per dire.
Tuttavia, è possibile che nelle alte sfere, questa espulsione non abbia avuto nessun esito e che quindi, liberi di crederci, Guinefort dall'alto continui a proteggere e salvare chi ne abbia bisogno.
Barbara Ferraro, e con lei una schiera di altri a cui non faccio fatica a unirmi, ha una consistente fede nel potere taumaturgico di Guinefort.
Tanto da scriverci una storia sopra.
In questo spazio bellissimo e senza apparenti confini, che esiste nella testa delle persone tra ciò che è da considerarsi vero e ciò che è da considerarsi falso, insomma in quella meravigliosa zona intermedia in cui la nostra mente è in grado di accettare che anche l'impossibile possa succedere, lì scorrazza felice Guinefort e con lui un numero infinito di altre possibili creature, molte delle quali nei libri hanno visto la luce per la prima volta.
In questa particolare dimensione - spesso e volentieri propria dell'età dell'infanzia - si sviluppa tutta questa bella storia che Barbara Ferraro ha scritto e Francesca Ballarini ha illustrato.
Nelle pagine di questo libro, non sono molte le cose che hanno il profilo netto della tangibilità, per crederle vere: una piccola famiglia che attraversa un guaio, le costruzioni, lo sciroppo, gli oggetti ficcati in uno zaino, la macchina della polizia con il lampeggiante e poco altro.
Il resto ha contorni incerti, sfumati, difficilmente classificabili, che ondeggiano tra la verità e la finzione. In un continuo altalenare. Persino i pensieri del bambino Roberto sono impastati di incertezza.
Per esempio c'è una mappa che allude a corso Svizzera e via Monte Bianco e nel parco c'è una targa che allude a largo Lione. Ma tutto questo è smentito dall'immaginazione dei due fratelli che davvero in Francia stanno andando. Per esempio c'è un cane in Francia che fa miracoli e che è morto tanto tempo fa, ma che Roberto e Pietro sanno che è ancora vivo e sta seduto su un mucchio di pietre e che a largo Lione se lo vedono venire incontro.
Tutta questa incertezza sui contorni della storia ha un suo preciso e presumibilmente voluto, corrispettivo nelle tavole a poca matita e tanta ecoline, si direbbe, viste le trasparenze e la lucentezza.
Ecco, di questa storia quasi vera è apprezzabile l'indefinitezza che la attraversa tutta, questo suo essere vera e poi inventata, precisa e poi sfumata, densa e poi trasparente, questi suoi continui cambi di piano del discorrere, che per i bambini sono l'assoluta norma, la rendono davvero interessante.
E, meravigliosamente autentica, come lo sono i miracoli.
Carla
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