SATURARE LO SGUARDO
#Logosedizioni 2022
ILLUSTRATI
"Amo filo piume di gallo pelo di lepre ecco fatto!"
Nell'acqua c'è vita. Il ragazzo è nascosto tra gli alberi che circondano l'argine del fiume. E vede un'effimera che si posa sulla superficie dell'acqua. Un pesce viene a galla, ma l'insetto fugge. Gli occhi del ragazzo ne scrutano la forma. Il pesce è tornato sul fondo. E aspetta. Riemerge una seconda volta, perché attirato dal posarsi di una piuma di uccello: i suoi denti affilati la catturano. E così il ragazzo capisce come pescare.
L'arte della pesca a mosca.
Torna di corsa a casa e si costruisce il suo amo, che tanto ricorda nella forma, la piuma e l'effimera.
Così comincia la sua battuta di pesca, fino a quando il pesce abbocca. Come ogni pescatore sa, il pesce appena pescato va lasciato all'asciutto perché sia l'aria a finire 'il lavoro'. Ma è in questo momento che i loro sguardi si incrociano: quello del pesce riflette quello del ragazzo.
Nell'occhio del pesce lui vede se stesso e così prende una decisione di cui andare fiero...
Una qualità estetica altissima che ha il dono di racchiudere in sé anche una bella storia. E di averlo saputo fare quasi in silenzio. Sulla riva di un fiume.
Tutti i libri Ronald Curchod, che non sono poi molti e si contano sulle dita di una mano, hanno questa caratteristica: una storia lieve, raccontata con pochissime parole, che però custodisce al suo interno un nucleo di senso che la rende universale e, attraverso la forza delle immagini, diventa indimenticabile.
Le poche frasi che mandano avanti il racconto hanno la capacità di incidersi nella mente, così come le tavole di saturare lo sguardo.
Un effetto quasi ipnotico che porta a guardare e riguardare le pagine, una dopo l'altra per bearsi letteralmente nei colori, ma anche per cercare nelle grandi forme, il dettaglio che costruisce la storia.
In questo senso, il silenzio quasi assoluto del testo, la voluta mancanza di interpunzioni, come se fosse un flusso continuo come quello dell'acqua che lo attraversa, aiuta la concentrazione dell'occhio nel cercare di trovare un senso a tutto ciò che vede.
La nascita subacquea dell'effimera, che in superficie finalmente stende le ali; la nuotata della rana che ci porta a vedere dove il pesce si nasconda; il ragionamento sulla forma di un'esca: tutti questi sono esempi di come con le immagini si possa raccontare forse ancora più cose che con un testo.
La scelta di un titolo che si esaurisca in un'unica parola - sorta di simbolo che rappresenta la parte per il tutto - sembra essere un ulteriore elemento distintivo di Curchod, almeno nei suoi ultimi tre libri.
Il primo elemento che è lì in tutta la sua evidenza è la grande cura estetica, che si ritrova in ogni particolare. Ogni componente del libro è curata e in perfetta armonia con le altre parti e concorre a rendere l'esperienza visiva indelebile. Lo abbiamo già detto.
Questa capacità di essere così attrattivo è il frutto di una lunga esperienza di Curchod come grafico e designer, ma soprattutto grazie al fatto di essere un artista.
In qualche modo, ogni tavola che costituisce la sequenza narrativa funziona molto bene anche solo per se stessa, come se fosse un quadro in un museo, in una mostra. Ma nello stesso tempo sa essere anche parte di un tutto.
Un altro elemento di valore da riconoscere a questo artista svizzero e poi francese sta nella grande dimestichezza che dimostra di avere in quello che è il ritmo del racconto: alle tavole singole in sequenza, seguono tavole doppie.
A queste si alternano tavole composite, ovvero generate dalla giustapposizione di pannelli verticali o quadrati che, in assenza di cornice, si fondono anche dal punto di vista cromatico.
Cambia anche il punto di vista, cambiano le dominanti cromatiche, cambia spesso anche la scala. Il suo bambino pescatore alle volte è in primissimo piano, altre volte lo riassume in una silhoutte nera, nerissima che si moltiplica nell'atto della competizione con il pesce all'amo.
In questa storia che solo in apparenza si occupa di pesca, ma molto più in profondità è un'ode allo sguardo, gli occhi sono sempre centrali: a partire dallo sguardo magnetico che perfora l'intrico di rami per finire al gioco di riflessi nel grande occhio del pesce fuor d'acqua.
Mi metto già in posizione di attesa per Gladys, dedicato all'infanzia materna, e La mano, dedicato a un artista delle marionette e alla sua mano perduta.
Carla
merci Carla pour cette très belle lecture de mon livre, une des plus belle que j'ai reçu ! :-)
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