lunedì 28 novembre 2022

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

OTTO O FORSE NOVE O FORSE…



‘Gli Otto’, dello scrittore francese Philip Le Roy, è un vero thriller, così come dichiara la copertina dell’editore, Giralangolo. Una vera storia di paura che con questa emozione primordiale gioca dalla prima all’ultima riga.
Gli Otto sono quattro ragazze e quattro ragazzi, che si ritengono dotati di talento, determinati a passare una serata ‘a tema’ nella casa di uno di loro, Quentin, a Col de Vence: una casa isolata, in una zona in cui si chiacchiera di avvenimenti strani e avvistamenti di Ufo. Il tema della serata è, appunto, la paura, e il pegno da pagare ogni volta che ci si fa cogliere spaventati è una generosa bevuta di super alcolici.
I primi episodi fanno capire che aria tira: infatti ciascuno dei partecipanti si è ingegnato a immaginare complesse messe in scena per spaventare gli altri ragazzi. Fra dita tagliate e apparizioni di fantasmi, la tensione cresce, anche se il meccanismo delle rappresentazioni è sempre lo stesso: una messa in scena in cui realtà e finzione si mescolano in modo indistinguibile, generando la paura e, progressivamente, il panico. D’altra parte, ci mette lo zampino anche un provvidenziale temporale, con necessario corredo di fulmini e tuoni. Se da una parte un fantasma prende vita e svela il finto suicidio di una ragazza, Manon, dall’altra i ragazzi cominciano a scomparire, a cominciare da quel Clement, che avrebbe dovuto unirsi al gruppo, ammesso per una volta nel circolo ristretto degli Otto. E che non arriva mai: immortalato dalle telecamere di sorveglianza, sembra sparire nel nulla.
Quando dalle rappresentazioni teatrali si passa alle sparizioni reali, la paura diventa terrore. Alla polizia, chiamata da una madre apprensiva, si presenta la scena di una casa vuota e sembra che degli otto, o nove, o dieci occupanti non ci sia traccia.
Ciascuno dei ragazzi ha reagito in modo diverso all’inquietante consapevolezza che dal gioco si è passati, quasi inavvertitamente, a qualcosa di molto più serio. Chi si fa prendere dal panico, chi pianifica elaborate strategia di difesa, inficiate però dal tasso alcolico, che oramai ha obnubilato le coscienze di tutti quanti. A rendere tutto ancora più terrificante ci sono le apparizioni di un’inquietante bambina, a metà strada fra ‘Shining’ e ‘It’.
Il nodo che confonde realtà e rappresentazione si scioglie solo alla fine, ma solo in parte, lasciando il lettore e la lettrice con una giusta dose di inquietudine.
Davvero di più non si può dire, è sufficiente sottolineare che il meccanismo narrativo di Le Roy funziona a perfezione nel creare tensione nel lettore, ingannato più volte nel corso del racconto.
Molta dell’efficacia di questo stile sta proprio nel mescolare continuamente realtà e inganno, costringendo il lettore e la lettrice nella condizione dei personaggi stessi.
Quanto al ritratto dei giovani e delle giovani, non so quanto sia voluta l’impressione di vacuità che li circonda. Sono giovani di buona famiglia, senza problemi materiali, ma con le famiglie che se non sono lontane fisicamente, lo sono emotivamente; ed esprimono un’astratta e compulsiva attrazione per la trasgressione, una superficiale identificazione dell’arte con la performance, una totale assenza di contatto con la realtà: sembra di avere a che fare con l’immagine di una gioventù insulsa, senza sostanziali passioni, aggrovigliata nei propri confusi sentimenti. Lo consiglio, quindi, a ragazze e ragazzi, dai quindici anni in poi, che vogliano fare i conti non solo con la paura ma anche con un ritratto, quale quello fornito dall’autore, su cui c’è molto da discutere.

Eleonora

“Gli Otto”, P. Le Roy, Giralangolo 2022




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