venerdì 25 novembre 2022

ECCEZION FATTA!

"ORA PARLA LA TIGRE!" 

Judith Kerr, Joanna Carey (trad. Gabriella Tonoli) 
Lupoguido 2022 


SAGGI ILLUSTRATI 

"Farleigh aveva colto il talento della giovane dai capelli neri, minuta e attraente, ed era convinto - quanto lei - che al termine del conflitto dovesse diventare studentessa a tempo pieno. Per farlo avrebbe avuto bisogno di una borsa di studio ma, non essendo nata in Inghilterra, non poteva farne richiesta. Tuttavia, grazie alla sua bravura, alla varietà del suo portfolio (tutto quel disegnare senza mai fermarsi) e a qualche acrobazia burocratica da parte di Farleigh e di altri, le fu accordata una borsa di studio che le permetteva di frequentare la scuola tre volte alla settimana. Farleigh le suggerì il corso di illustrazione, tuttavia Kerr era determinata a proseguire nelle belle arti così, pur iscrittasi al corso di illustrazione, passava le sue giornate nell'aula di disegno o di pittura. A nessuno sembrava importare." 

Nata a Berlino, fugge con la famiglia dalla Germania nel 1933 perché ebrea. 
Prima tappa, la Svizzera, quindi la Francia e in ultimo l'Inghilterra: Kerr ha vissuto la sua infanzia in mezzo alla guerra (cogliendone all'epoca più il lato avventuroso che quello tragico). 
Quando le scuole riaprono si iscrive a un corso serale, poi domenicale, visti i raid notturni, di disegno dal vero alla St. Martin's School of Art. 
Per lei, che aveva la matita in mano da sempre, il disegno dal vero ha sempre rappresentato una tappa imprescindibile (in che altro modo si comincia a capire la strutturare il movimento del corpo umano?) se si vuole davvero imparare. Quindi, quando la guerra è quasi alla fine, si iscrive alle lezioni serali della Central School of Arts and Crafts, dove incontra John Farleigh. 
Grazie alle borse di studio, ai lavori part-time, alle prime piccole commesse artistiche in un laboratorio tessile, la Kerr va avanti per la sua strada. Sempre con quella tenacia e quello spirito positivo, che le sono appartenuti fino al suo ultimo giorno: occhi penetranti e un sorriso sornione, in un viso pieno di rughe si ripetono in tutte le sue foto di ultranovantenne.
 

Continua a dipingere, vince premi, comincia a insegnare, dipinge le pareti delle stanze e dei caffè e si permette qualche viaggio. 
Nel 1952, la svolta: l'incontro con Tom Kneale, attore, autore della BBC e suo grande amore per una vita intera. Con lui mette su famiglia, due figli, e si avvicina con successo al mondo della scrittura. 
Solo quando i due bambini cominciano ad andare a scuola a tempo pieno, lei riprende in mano la sua carriera di scrittrice e per la prima volta la pensa connessa con il suo talento nel disegno. Decisa a concepire un libro per bambini - quelli che erano in circolazione, non le piacevano affatto - si rammarica molto di non aver voluto frequentare il corso di illustrazione, lei che invece aveva sempre dimostrato una capacità 'naturale' a raccontare attraverso le immagini. 


Ci mise un tempo lunghissimo per arrivare a capire come strutturare un libro con le figure. 
Tuttavia, essendo caparbia, avendo una gran mano e avendo avuto la fortuna di incontrare John Burningham (!!!), ci riesce, facendo le illustrazioni per il suo Humbert nel 1965. 
Il suo primo - e magnifico - libro in solitario arriva tre anni dopo, nel 1968: The Tiger who came to Tea, Una tigre all'ora del tè
Lei ha 45 anni. E' stato ed è ancora oggi un successo planetario. 
La storia di questo libro e quindi della sua tardiva ma longevissima e splendente carriera come scrittrice e illustratrice di indimenticabili libri per l'infanzia, la si legge nel volume a lei dedicato, nella collana britannica (!) The Illustrators, curata da Quentin Blake e Claudia Zeff che con grande merito e gratitudine eterna (di sicuro la mia, ma suppongo anche di altre migliaia di lettori appassionati) Lupoguido  sta pubblicando in Italia. 
Le cose interessanti che mi sembra di poter cogliere in controluce in questa biografia della Kerr sono, qui ne elenco solo alcune:
1) per essere bravi illustratori, bisogna saper disegnare. 


2) se si ha la fortuna di incontrare un grande maestro, bisogna dare ascolto ai suoi consigli. 
3) il successo dei suoi libri sta in uno sguardo molto attento, sensibile e soprattutto rispettoso nei confronti dell'infanzia, ma più in generale dell'umanità tutta. 
La chiave è lì. 
In questo, Burningham a parte, sembra innegabile una affinità con un'altra colonna della letteratura illustrata britannica e poi mondiale: Helen Oxenbury. Con lei condivide, se non il percorso creativo e obiettivamente solo alcuni aspetti del cursus honorum, di certo lo sguardo nei confronti di ciò che le circonda e un talento raro nel saperlo disegnare. 
Sono entrambe donne emancipate. 
Sono entrambe donne che vivono in un'epoca di grande cambiamento e fioritura. 
Sono entrambe molto determinate a dare il proprio contributo - senza proclami, ma attraverso belle storie - un contributo alla riflessione sui mutamenti della società in cui hanno vissuto e vivono. 
Sono entrambe grandi osservatrici ed estimatrici del mondo animale (bambini compresi). 
Sono entrambe arrivate al momento giusto nella giusta casa editrice per loro, una da Walker, l'altra da Harper. 
Entrambe hanno avuto la fortuna di condividere pezzi della loro esistenza, con ruoli molto diversi si intende, con John Burningham. 
Entrambe hanno saputo costruire la propria carriera e difendere il proprio lavoro e il proprio ruolo. 


Entrambe hanno sorriso alla vita, per quanto dura possa essere stata, e sono state due tigri nel voler essere con onestà intellettuale dalla parte dei bambini, sempre. 

Carla

Nessun commento:

Posta un commento