venerdì 2 dicembre 2022

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


IL LATO OSCURO DEL NORD


C’è una vulgata che vede nella letteratura nordeuropea rivolta ai ragazzi un’impronta libertaria e ottimista, che segnerebbe, ad esempio, gli scritti della Lindgren, della Parr, della Woltz, per fare solo dei nomi. Si tratta, appunto, di una vulgata, di una visione se non altro limitata della produzione letteraria dei paesi nordici, senza nulla togliere, naturalmente, alle bellissime storie e ai personaggi di queste autrici.
Un esempio di scrittura molto diversa è data da ‘Quando arrivano i cani’ che Camelozampa porta in Italia con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles. L’autrice svedese, Jessica Schiefauer, ha ricevuto per questo romanzo l’August Prize, come miglior libro per ragazzi nel 2015.
‘Quando arrivano i cani’ è una storia dura, urticante, che interroga drammaticamente su cosa è mancato nel passaggio generazionale; costringe a confrontarsi con un livello di violenza che vorremmo rimuovere dai nostri pensieri e con quei rigurgiti di ideologie naziste che sembravano sepolti dalla Storia.
E, dunque, la trama: i personaggi sono in fondo pochi, i due fratelli Isak e Anton, le due amiche Ester e Veronica, le rispettive famiglie; e poi Simon e Ruben.
L’azione si svolge nell’arco di dodici mesi, a partire da marzo: Isak ed Ester sono due solitari, due persone poco popolari, si incontrano e fra loro nasce un amore adolescenziale, fatto all’inizio di scoperte emotive e sessuali. Anton, il fratello minore di Isak, un quindicenne taciturno, che ama soprattutto i cani, incontra Ruben, un teppista di quartiere con uno strano tatuaggio su una mano; anche qui, in un certo senso, nasce una storia d’amore, un incontro emotivo molto sbilanciato fra una personalità dominante, che trasuda violenza da ogni poro, e un ragazzino sbandato.
Anton subisce il fascino perverso di Ruben, lo imita, cerca di anticiparne i desideri, fino ad un giorno in cui Simon, il ragazzo più bello della scuola, va a pescare vicino a loro sulla spiaggetta del lago. Secondo Ruben, Simon è gay e va punito per questo: lui e Anton lo pestano a morte, senza che ci sia una vera ragione.
Qui si individua un punto importante: è il cuore nero di queste società apparentemente perfette, solidali, paritarie, in cui però si nascondono i germi delle peggiori ideologie naziste o forse solamente una rabbia talmente grande da non conoscere limiti.
I due sono arrestati e processati, Anton parla, Ruben no. La famiglia di Anton è devastata, assediata dai media, incredula e costretta a difendersi dalle violenze di chi li considera responsabili. Il rapporto fra Isak ed Ester diventa sempre più intricato e morboso: lei che vuole salvarlo e per fare questo rinuncia a tutto, la scuola, gli amici, la famiglia; lui che a mala pena la sopporta, ma non riesce a staccarsene. I cani da guardia comprati dalla famiglia di Isak percepiscono questa ambivalenza e non accettano Ester.
Anton viene aggredito in cella, è un ‘messaggio’ di Ruben: a mala pena sopravvive e forse in questo si vede un accenno di speranza.
La violenza, dunque, è al centro di questo romanzo: la violenza fine a se stessa, così come è espressa da Ruben, che, al di là di qualsiasi ideologia, irrompe nelle vite ‘normali’ e le travolge; una violenza non contemplata nell’immagine che ha di sé una società evoluta e democratica.
Ma non è solo questo aspetto a essere interessante: anche la descrizione di un amore adolescenziale, come tante ragazze sognano, che diventa progressivamente un amore tossico, che annulla Ester in un supremo sacrificio e congela Isak in una soffocante dipendenza, è estremamente interessante. L’autrice, che analizza quasi chirurgicamente questo rapporto, suggerisce una via d’uscita, quando tutto sembra perduto.
La narrazione è tutta al presente, come una telecamera che riprende in tempo reale quello che succede fra i personaggi. Sembra una narrazione oggettiva, distaccata, ma non lo è affatto e credo l’autrice condivida lo sgomento di chi ha assistito a fatti di sangue simili a quelli raccontati nel romanzo. Il lettore e la lettrice percepiscono fin dall’inizio l’incombere della tragedia, nei suoi vari aspetti, con un lento progredire, pagina dopo pagina, verso un inevitabile baratro.
La lettura richiede maturità, la consiglierei a partire dai quindici anni a lettrici e lettori che amino confrontarsi con le storie forti e che siano in grado di riflettere su di esse.

Eleonora

“Quando arrivano i cani”, J. Schiefauer, trad. S. K. Milton Knowles, Camelozampa 2022






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