DI LUCIDITÀ E GARBO tra morte e resurrezione
#Logosedizioni 2022
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"Non fatevi illusioni, morire non è una bazzecola. È dura separarsi dalle persone amate, ed è un salto nel buio che dobbiamo fare da soli.
Ma, una volta superata questa terribile prova, inizia una nuova avventura: unirsi al popolo di chi è morto prima di noi.
L'ideale sarebbe avere il proprio aldilà personale, una specie di paesello in mezzo alle nuvole, un castello nel cielo in cui abitano soltanto le persone che abbiamo amato e che ci hanno portato nel loro cuore. E, perché no, le persone che hanno reso più bella la nostra vita terrestre: gli insegnanti che ci hanno dato fiducia, i cantanti che amavamo, gli attori adorati, gli artisti e gli sportivi che ammiravamo..."
Non potrebbe essere questo il paradiso che vorremmo per noi?
Per poter parlare di morte, bisogna averci ragionato sopra.
Alzi la mano chi non si è mai posto il problema.
Meglio dunque documentarsi, prima di qualsiasi ragionamento avventato e troppo emotivo sulla questione.
Scandito in quattro parti - personaggi mortali, luoghi mortali, pericoli mortali, piaceri mortali -
più una conclusione, mortale anch'essa, è un utilissimo vademecum cui attingere informazioni, attivare riflessioni, cercare soluzioni.
Per esempio, tra i personaggi mortali c'è la morte, Madama Morte, cui viene riservato un posto d'onore in apertura (a scanso forse di ogni eventuale rappresaglia). Il suo ruolo dirimente non viene smentito, anzi detto a chiare lettere. Ma altrettanto chiaramente, con coraggio e garbo, le viene anche detto, in una sorta di lettera aperta, che tra i terrestri lei non gode di buona stampa.
A seguire, gli angeli, il diavolo e gli dei.
Su questi ultimi, rappresentando effettivamente materia controversa, si mettono in elenco le diverse posizioni, almeno le più frequenti: gli dei non esistono; ne esiste uno solo, ed è il mio; le bellezze del mondo sono dio: da Saint-Tropez al Kilimangiaro, dalle foreste svizzere ai vulcani in Costa Rica; non esiste dio, ma a essere brave persone su questa terra non si fa mai male e magari - metti che esiste - si finisce pure in paradiso o nel corpo di un gatto d'angora... E ultimo, Dieu, c'est moi! Posizione questa piuttosto autocratica, ma attestata.
Cogliere l'occasione di celebrare un bel libro sulla morte, nei giorni in cui si festeggia un fatto più unico che raro, ossia la sconfitta della morte con una resurrezione, è quanto meno doveroso.
Scrivere queste righe per tutti coloro che non nutrono speranze e hanno la consapevolezza che appunto uno solo ce l'ha fatta fino a oggi, si fa necessario.
Questione morte, una spina nel fianco per l'editoria italiana per ragazzi.
Non che il tema di per sé anche altrove si presenti neutro, tuttavia qui ci si agita e ci si sottrae un po' di più che altrove.
Questo fatto ha generato due ordini di problemi.
Il primo, i libri senza pecche sul tema vengono tutti da Oltralpe, dove evidentemente una cultura più laica e più rispettosa dell'intelligenza dei bambini ha dato modo ad autori importanti di raccontarne con la dovuta onestà e con il necessario garbo. Ma anche questi si contano sulle dita di una mano.
Il secondo problema è che spesso e volentieri nonne e nonni si devono immolare per la causa e diventare i personaggi di lacrimevoli storie in cui escono di scena poco prima della fine del libro.
Nel libro sulla morte per eccellenza, un capolavoro insuperato, libro che affronta la questione con un tono che oscilla tra la favola e il dialogo filosofico (ovviamente è tedesco!) a rimetterci le penne per esempio è un'anatra.
E adesso arriva Emmanuelle Houdart che per curriculum ha finora dimostrato di avere sufficiente forza e carisma per non tirarsi indietro quando c'è da dire le cose come stanno.
Organizza, come spesso accade nei suoi libri, un testo che non può dirsi narrativo in senso stretto, ma è piuttosto argomentativo, ma anche una sorta di guida, catalogo da leggere attentamente se lo scopo è quello di orientarsi e farsi una propria idea.
A chi si rivolge? A tutti, capace di toccare corde profonde di persone di molte età.
In questa prospettiva, la Houdart non si smentisce perché anche in Mortale mette giù materiale organizzato secondo una propria linea di pensiero, ma si guarda bene dal dare risposte o soluzioni facili o peggio ancora calorosi consigli e prescrizioni di comportamento.
Le due luci che la guidano nell'organizzare i testi, direi da sempre, sono lucidità e garbo. A cui si accennava prima.
Sottile, ironica, ma sempre presente alla verità, Houdart compone un quadro composito di quelli che possono i modi in cui l'umanità entra in contatto con la morte, ma nello stesso tempo è capace di scrivere un inno alla vita che va vissuta in tutta la sua pienezza.
Consapevoli tutti, che prima o poi finisce.
Mentre, per quanto riguarda l'illustrazione, va in una direzione esteticamente molto alta e raffinata che le permette di essere sgusciante, allusiva, piena di riferimenti trasversali che possono essere letti e interpretati, o ignorati e semplicemente gustati dallo sguardo, in modo diverso, a seconda delle esperienze emotive e culturali di ciascun lettore.
Di sicuro c'è solo che lei mette in pagina tutto quello che per lei ha ragione di esistere in nome di una qualche attinenza con l'argomento.
Negli oggetti che mette in scena, negli abiti che fa indossare ai personaggi, nei motivi decorativi di tessuti o sulla stessa pelle 'tatuata' dei personaggi il panorama delle cose da dire si amplia così come si moltiplicano i nessi. Nulla di questo ricchissimo tessuto - apparentemente solo decorativo - sta lì a caso.
Pubblicare un libro all'anno significa appunto cercare in molte direzioni differenti la raffigurazione - simbolica o obiettiva - di elementi che nel suo immaginario compongono e danno spessore a una fitta trama di significati.
Libro necessario.
Carla
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