venerdì 27 ottobre 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

ESSERE QUALCUN ALTRO

Testa di ferro, Jean-Claude van Rijckeghem (trad. Olga Amagliani) 
Camelozampa 2023 



NARRATIVA PER GRANDI (dai 13 anni) 

"Un quarto d'ora dopo, strizzo l'ultima camicia e la butto a Pier. Ho le mani bianche per l'acqua gelida. 'Andiamo a quell'incontro di pugilato' dico. 
Pier mi guarda impietrito dallo stupore. Poi ripiega la camicia di nostro padre senza più badarmi, come fa sempre quando ho un piano meraviglioso che lui non approva, il sapientone... Posa la camicia di papà sul mucchio e afferra una delle maniglia del cesto. 
'Dai, solleva'. mi ordina. 
Io prendo l'altra maniglia e insieme solleviamo il cesto che, con i panni bagnati, è diventato ancora più pesante." 

Gand, primi dell'Ottocento. Fratello e sorella che vogliono andare in direzioni diverse: Stans diciottenne, a un incontro di pugilato clandestino;  Pier, di qualche anno più giovane, vuole tornare a casa. 
Loro due sono come il sole e la luna. Lei volitiva, lui ligio. Lei intraprendente, lui prudente. Lei indomita, lui sottomesso. 
Qui trasportano insieme della biancheria: una buona immagine per raccontare la storia intrecciata e indissolubile di due fratelli, tenuti insieme da un fardello, che qui sono panni, ma nella storia è invece una famiglia. Che nessuno dei due può mollare. 
A casa ad aspettarli per l'appunto il resto dei parenti: un padre frustrato nelle sue velleità da inventore, caduto in disgrazia a causa di una sua invenzione fallita. La madre che ha finito la sua scorta di amore verso il marito e verso i due figli maggiori, e quel poco che ancora possiede lo offre al piccolino di casa, l'ultimo nato, Mondje di appena cinque anni. A questi si aggiungono sullo sfondo: la quarta sorella, Rozeken, la vecchia nonna Blom, sdentata e decrepita e un ronzino bianco altrettanto vecchio e malconcio, Achille. 
Sullo sfondo le campagne napoleoniche tra Francia, Austria e Prussia. 
Constance, detta Stans, è quella che suo padre definisce con felice sintesi: la prima frittella, quella che viene sempre peggio delle altre. Tuttavia, nonostante le sue intemperanze, essendo la figlia maggiore, ed essendo femmina spetta a lei immolarsi per risollevare le sorti di una famiglia che sta colando a picco. Suo malgrado, diventa la giovane moglie dell'usuraio, in cerca di prole, che tiene in scacco suo padre sempre a corto di denaro, per mandare avanti la famiglia, per far studiare alla scuola latina il figlio maschio, per le sue invenzioni. 
La vita e il destino che le si prospetta non è quello che lei sogna per sé, così fuggendo una notte, con gli abiti del marito, si arruola al posto del figlio del fornaio. 
E così ha inizio la sua straordinaria avventura da 'maschio' che la porterà a essere un fante della quattordicesima armata napoleonica, coraggioso, valoroso, apprezzato dai suoi compagni e dal suo superiore (anche quando si scopre la sua vera identità) e talvolta anche fortunato, visto che il suo soprannome 'testa di ferro' se lo guadagna in un duello, da cui esce ferita ma determinata a non mollare. Mai, o quasi. 

Scritto a due voci, in una alternanza pressoché regolare tra il racconto di Pier e quello di Stans, si tratta di un romanzone contemporaneo che per mole, per contesto ha evidenti quanto voluti rimandi alla migliore letteratura ottocentesca. Da Dickens a Brönte. 
Il romanzo ottocentesco è un modello, ma Testa di ferro va anche in esplorazione in luoghi diversi che con l'oggi hanno molto a che fare  - non che Dickens e Brönte non siano importanti per il pensiero contemporaneo, s'intende. 
La causa scatenante intorno a cui ruota l'intera storia, narrata in poco meno che 450 pagine, è la scelta della protagonista, Stans, di essere qualcun altro: un maschio, un soldato. 
La questione si fa piuttosto interessante per diversi motivi. In primo luogo risulta evidente che nella società di allora, ma forse anche in quella di adesso, essere maschio significa - almeno sulla carta - poter godere di maggiori opportunità ed eventualmente di goderne prima di una femmina. 
In secondo luogo, parrebbe che essere maschio, possa salvarti da un destino che altri scelgono per te. 
Però però però, le cose non sono così semplici. 
Infatti a ben vedere, se da un lato Stans in tal modo si è assicurata la consapevolezza di aver autodeterminato il proprio destino, dall'altra c'è qualcun altro che invece è in balia di altri e al suo destino sognato deve rinunciare. E, ironia della sorte, sono i due maschi di casa a trovarsi in questo frangente: da una parte il padre fallito e dall'altra Pier che alla sua tanto amata scuola latina non ci metterà più piede. 
Dal che se ne deduce che in questa storia è soprattutto il coraggio a fare la differenza. Bel nocciolo di senso intorno a cui rosicchiare... 
Intorno a detto nocciolo della questione, c'è tanta polpa, costituita, diciamo così, dagli aspetti accessori dell'essere maschio, pur essendo una ragazza (ma anche viceversa). Questo, presumo, rappresenterà per i lettori e le lettrici un altro elemento di riflessione, che in questo preciso momento ha un suo forte appeal. In questo senso, Testa di ferro, pur sembrando un romanzo di formazione e anche un po' di avventura e un tantino anche storico, diventa anche un buon libro per cavalcare l'onda. 
E in chiusura due o tre ragionamenti sulla scrittura. Una prima cosa che salta all'occhio è ciò a cui si alludeva al principio: l'alternanza del punto di vista, quello di Pier e quello di Stans rispetto ai medesimi eventi, magari raccontati con un lieve scarto temporale l'uno dall'altro. 
A parte il fatto, tecnicamente parlando, che in questo modo il racconto si movimenta di più, rendendo più lieve la lettura del tomone. 
A parte questo, si diceva, è parecchio interessante anche solo a livello teorico, prendere atto del fatto che il punto di vista, la prospettiva di sguardo, determini lo spessore dei protagonisti e delle singole comparse che abitano la storia. Questo continuo movimento di due 'camere' che riprendono da prospettive differenti di fatto lo stesso oggetto rende tutto molto profondo e soprattutto 'cinematografico'. Circostanza questa che fa sì che sia ancora più scorrevole una scrittura già bella esercitata al turning page
Tutt'altro che ingenuo, Jean-Claude van Rijckeghem costruisce una solida struttura narrativa, un solido contesto storico, in cui personaggi più che credibili agiscono, e per accontentare gli amanti del genere, trova anche il modo di scrivere sul finale una dozzina di pagine, che tutti i più attenti lettori non hanno potuto far a meno di notarne la dissonanza: il registro cambia per diventare quello di reportage senza filtri di un sanguinoso teatro di guerra. 
Carne da cannone. 

Carla

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