lunedì 11 marzo 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

I BAMBINI FANNO

I migranti
, Marcelo Simonetti, Maria Girón 
(trad. Francesco Citarella, Tiziana Masoch, Ilide Carmignani - FUSP) 
Kalandraka 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Nel momento stesso in cui la maestra Alicia ha detto che sarebbero arrivati due migranti, è suonata la campanella e siamo usciti di corsa dall'aula. 
Volevamo arrivare a casa il prima possibile. 
La nonna aveva preparato il risolatte e a noi piace un sacco. 
Potremmo mangiarlo tutti i giorni per tutta la vita. 
E facendo sempre il bis. 
Ma l'annuncio della maestra continuava a girarci in testa." 

Comincia così una sarabanda di ipotesi che i due fratelli mettono in gioco. Forse complice il risolatte, Pauli - la sorella golosa - pensa che migranti possa essere un dolce, ma il fratello replica che solo due non basterebbero mai per un'intera classe. Potrebbero essere degli animaletti, tipo dei ricci. Ma alla maestra Alicia non piacciono gli animali, quindi sarebbe piuttosto difficile supporre che i migranti siano ricci (!). La parola migranti potrebbe essere un gioco di parole? Insomma, quei due stanno brancolando nel buio. E poi davvero si fa buio e cominciano le supposizioni notturne e un po' spaventose riguardo alla grande questione: cosa si nasconde dietro la parola migranti? E se fossero spiriti maligni? Meglio lasciare una lucina accesa... 
La mattina successiva tutti i pensieri notturni si sono affastellati nella testa dei due fratelli, quindi il tragitto verso scuola è stato tetro e pensieroso. Silenzioso, anche con la mamma al volante che forse poteva essere l'ultima a chiarire loro le idee. 
Muti, tremanti e per mano varcano la soglia di scuola, convinti entrambi che se i migranti avessero voluto la guerra, guerra avrebbero avuto... 

Questo libro ha meritato una lunga meditazione.


Da una parte, una forte attrazione per i disegni di Maria Girón che mi pare sia una brava disegnatrice in generale, ma di infanzia in particolare. Con le sue matite ha sempre dato buona prova nel concepire il movimento dei corpi e in questo libro, non si risparmia gli scatti in velocità, le verticali di Pauli, la gare in bici, le risate, le facce spaventate, la pensosità notturna. 


Qui anche un bel gioco sottile tra copertina e quarta. Chi lo vuole capire, lo capisce... 
Dall'altra una grande domanda di fondo sulla questione che attraversa tutto il libro. Ma è davvero così come la mette Simonetti? La parola migranti è così oscura tra i ragazzini e le ragazzine? 
Fatto sta che in questo domandarsi si mette in moto il solito meccanismo che scatta di fronte a ogni interpretazione, che per forza di cose è quella di un'adulta. In sintesi, quanto riesce a fermarsi il pensiero adulto nel leggere un libro pensato per un pubblico diverso? Con questo non intendo scalfire in nessun modo la buona intenzione di Marcelo Simonetti, ma mi riferisco solo a un personalissimo dubbio che mi ha spinto ad andare a verificare sul campo - lo faccio oggi in una quinta con maestra compiacente - quanto effettivamente se pronuncio la parola migranti in una classe la lascio lì perplessa a cercare di indovinare di cosa si tratti. Ma forse la questione è solo un dettaglio, perché il merito di questo libro è altrove. 
Il libro, infatti, mette in campo anche un paio di riflessioni di altro tipo. 
La prima riguarda la naturale disposizione alla curiosità, all'avvicinamento e all'inclusione che hanno i bambini. Almeno i più piccoli. Almeno fino al momento in cui non viene insegnato loro che essere selettivi è la miglior cosa da fare. Prima di tutto, la paura! E poi la distanza.
I bambini, diceva un grande pediatra, sono creature economiche e pratiche. 
Credo intendesse dire che cercano di fare sempre la via più corta e più diretta per arrivare al punto. E di ogni cosa sanno cogliere subito l'aspetto concreto e fattuale. 


In questo caso, la cosa che mi pare bella del testo I migranti è proprio questo sguardo. Si polverizza all'istante tutto quel pensare, immaginare, elucubrare nel momento che le fantasie smettono di essere tali e prendono corpo e trovano voce. Nonostante l'immaginare sia una pratica necessaria all'umanità intera - guai a non farlo dal primo all'ultimo respiro - tuttavia succede che quando un bambino si trova di fronte a fatti concreti, quello stesso bambino agisce, perché li può toccare. Non spegne l'immaginazione, ma smette di interrogarsi e preoccuparsi, almeno per un po'. 
E guarda, tocca e fa. 
La seconda riguarda il mondo degli adulti, che sono in larga misura assenti, dall'intera storia: a parte la nonna del risolatte e la madre che li accompagna a scuola: sono entrambe puramente strumentali. Ma ci sono anche altri adulti che si fanno notare, diciamo così, in trasparenza, ovvero appartengono a loro certe frasi del testo e sono quelli che non hanno mandato i propri figli a scuola per l'arrivo dei migranti. Lo stigma nei loro confronti da parte di Simonetti è chiaro. E credo che sia lì, in tutta la sua anche ostentata evidenza a collocare in posizione scomoda gli adulti e contemporaneamente a mettere un po' in allarme tutti quei bambini che invece nell'incontro conoscono e mettono via il pregiudizio, e soprattutto la paura.


E guardano toccano e fanno. 

Carla

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